Bimbo autistico dopo vaccino
obbligatorio, ma ministero Salute rifiuta indenizzo
Riconosciuto il nesso causa effetto. Il ministero
prima ha ammesso il danno, poi ha sostenuto che la pratica per chiedere il
risarcimento fosse stata presentata troppo tardi, infine che andavano i
risarciti i danneggiati a partire da una sentenza del Consiglio di Stato
Ha riportato
danni gravissimi e permanenti dopo le vaccinazioni obbligatorie
prescritte dalla legge, ma non sarà risarcito dal ministero della Salute. Tutto
questo nonostante una sentenza del Consiglio di Stato inchiodi il
dicastero di viale Ribotta alle sue responsabilità. È un vero e proprio dramma
quello vissuto negli ultimi anni dalla famiglia Palazzolo di Terrasini, in
provincia di Palermo. Un situazione terribile con tanto di amara beffa alla
fine.
A raccontare
la storia drammatica è Antonio Palazzolo, che ha diffuso un video sul web dal
blog di Beppe Grillo “Mio figlio – racconta l’uomo è nato a febbraio
del 2000. Dopo tre mesi dalla nascita abbiamo fatto la prima vaccinazione, e
poi in seguito tutte le altre fino ad arrivare alla terza vaccinazione
del febbraio del 2001, quando stava compiendo un anno”. Un passo importante la
vaccinazione dei bambini, che tutte le famiglie italiane sono obbligate a fare
dato che è previsto dalla legge, e che prevede la somministrazione dei vaccini
anti Difterite, Tetano e Pertosse. Solo che da quel febbraio di dodici anni fa,
la vita del piccolo Palazzolo cambia per sempre. “Da quel momento – continua a
raccontare il padre - ci furono una serie di conseguenze di salute molto
rilevanti: il bambino fu ricoverato in ospedale in preda alle convulsioni
e alla febbre. Ci siamo rivolti al pediatra e al centro di vaccinazione
ma ci dicono di non preoccuparci e continuare il protocollo di vaccinazione e
così facciamo fino al febbraio del 2004”. A quel punto,però, la situazione del
piccolo Palazzolo è già compromessa dato che presenta gravi regressioni delle
abilità già acquisite da neonato: se appena nato reagiva in modo corretto a
certi stimoli, a tre anni d’età quelle reazioni erano svanite.
“Decidemmo
di fare una visita neuropsichiatrica – dice il signor Palazzolo - la diagnosi
parlava di gravissimo deficit cognitivo con disturbo pervasivo dello sviluppo”.
Tradotto: il bambino presenta gli stessi medesimi sintomi dell’autismo.
Un caso molto strano dato che nelle cartelle cliniche compilate subito dopo la
nascita non c’è nessun indicazione che lasci presagire questo sviluppo
drammatico della crescita. È per questo che i genitori non demordono, e
decidono di iniziare delle indagini cliniche. “Su alcuni siti
statunitensi – dice il signor Palazzolo – scopriamo che può esserci una
connessione tra i problemi di nostro figlio e i vaccini obbligatori”. Nel
frattempo analisi approfondite rivelano anche altro: si scopre che il piccolo è
intossicato da metalli pesanti e che ha il sistema immunitario
completamente distrutto. C’è però una legge, la numero 210 del 1992, che
prevede un risarcimento per chi ha subito danni permanenti dopo le vaccinazioni
obbligatorie. Da quel momento per la famiglia Palazzolo comincia un lungo iter
giudiziario per tentare di dimostrare come il loro bambino non sia nato
autistico, ma ci sia diventato dopo i vaccini somministrati per legge. Il nesso
causale tra la condizione del bambino, diventata ormai patologica, e le
vaccinazioni viene riconosciuto, come previsto dalla legge, dalla commissione
medica dell’Ospedale Militare del territorio. La stessa commissione però
nega il risarcimento al piccolo Palazzolo, perché la domanda non sarebbe stata
presentata entro i tre anni previsti dalla legge, nonostante nel frattempo
venga scritto nero su bianco come la grave patologia sia stata provocata
dai vaccini.
I genitori
però sostengono di essersi accorti del danno procurato dalle vaccinazioni,
soltanto dopo alcuni anni e di essere quindi entro i termini di legge:
presentando le cartelle cliniche con tanto di data ottengono la verifica
positiva degli stessi medici del Ministero. Che però nel frattempo fa un passo
indietro cancellando il nesso di causalità già sancito dalla commissione
medica. Per la commissione sanitaria dell’ospedale il bambino si sarebbe
ammalato a causa dei vaccini, ma le pratiche per il risarcimento sarebbero
state presentate in ritardo, mentre per il Ministero è vero esattamente il
contrario: un corto circuito burocratico che richiede un parere del Consiglio
di Stato.
La sentenza
arriva nel settembre 2011: il ministero ha sbagliato ad occuparsi di nesso
causale. Quindi è vero che il piccolo Palazzolo si è ammalato a causa delle
vaccinazioni obbligatorie, e i suoi genitori hanno presentato le pratiche per
il risarcimento in tempo. Toccherebbe quindi al ministero della Sanità
provvedere a riparare il danno fatto. E invece ecco l’ennesimo colpo di scena:
il ministero ammette l’errore, annuncia di cambiare iter dopo la sentenza del
febbraio 2011, ma non intende risarcire i casi precedenti alla sentenza del
Consiglio di Stato. È questo il senso della risposta fornita dal
sottosegretario alla Salute Paolo Fadda all’interrogazione del Movimento
5 Stelle alla Camera dei Deputati. “Gli Uffici competenti del Ministero
della salute – scrive Fadda - appena acquisito il citato parere del Consiglio
di Stato, hanno da quel momento, modificato l’espletamento dei criteri di
valutazione delle istanze, adeguando gli stessi alle nuove indicazioni del
Consiglio di Stato. Decidendo nel contempo di non dover rivedere anche i
provvedimenti di rigetto assunti precedentemente a tale parere”.
Indignata invece la reazione di Giulia Di Vita, esponente dei 5 Stelle:
“Siamo esterrefatti – dice – approfondiremo ulteriormente il caso: vogliamo
conoscere i numeri delle pratiche simili al caso di Terrasini, non vorremmo
scoprire che dietro tutto questo possano esserci mere ragioni economiche,
non è sulla pelle dei cittadini più svantaggiati che si risparmia”. Da questo
momento quindi tutti i casi simili a quello della famiglia siciliana verranno
risarciti. Chi invece ha chiesto il risarcimento prima del 2011, non avrà
diritto a nulla. Una decisione probabilmente corretta in punta di diritto. La
giustizia è forse un’altra cosa.
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