Martedì
diciannove novembre - in concomitanza con la discussione della delibera sulla
svendita ai privati dell'Azienda Mobilità e Trasporti del Comune di Genova,
licenziata poi nella tarda serata del giovedì successivo - è iniziato uno
sciopero ad oltranza da parte dei dipendenti dell'azienda tramviaria, che sta
tuttora paralizzando il servizio di trasporto pubblico cittadino.
Al quarto giorno di lotta dura dei lavoratori, si cominciano a vedere i primi risultati; nella serata di venerdì, magicamente, sembrano spuntare - dalle casse dalle casse degli Enti locali interessati - i circa otto milioni necessari ad appianare i problemi finanziari dell'impresa: quattro dovrebbe metterli la Regione Liguria, ed altrettanti il Comune di Genova.
Queste le promesse da parte degli amministratori pubblici - evidentemente spaventati dal possibile allargamento della protesta ad altre parti della regione (lunedì è previsto l'inizio dello sciopero da parte dei lavoratori dell'azienda gemella spezzina, l'Azienda Trasporti Comunale) - ed in altre parti d'Italia: Firenze e Roma in primis.
A fronte di quanto sopra esposto, questa mattina si tiene una nuova assemblea dei lavoratori Amt alla Sala chiamata del Porto per decidere cosa fare per il prosieguo: con le multe (duecentocinquanta Euro al giorno) in arrivo per il mancato rispetto dell'indegna normativa sullo sciopero nel comparto dei servizi pubblici, già oggi - quinta giornata consecutiva di astensione dal lavoro - i millecinquecento autisti coinvolti hanno perduto l'equivalente di un salario mensile.
Certamente non è semplice continuare la vertenza in queste condizioni: per questo "i sindacati genovesi - come si legge in un comunicato - hanno aperto un conto corrente per raccogliere fondi a sostegno della protesta dei tranvieri contro l'ipotesi di privatizzazione dell'Amt. Sono infatti in arrivo per loro sanzioni da 500 a mille euro per lo sciopero selvaggio che dura da 4 giorni...".
Resta la perplessità, in chi scrive, dell'opportunità di versare denaro nelle casse dei sindacati confederali e soprattutto di quello fascista, dell'Ugl: questo perché poi bisognerebbe controllare che lor signori versino realmente, nelle mani dei lavoratori, l'intera somma incassata; come recita un vecchio proverbio, "fidarsi è bene, non farlo è meglio"...
Al quarto giorno di lotta dura dei lavoratori, si cominciano a vedere i primi risultati; nella serata di venerdì, magicamente, sembrano spuntare - dalle casse dalle casse degli Enti locali interessati - i circa otto milioni necessari ad appianare i problemi finanziari dell'impresa: quattro dovrebbe metterli la Regione Liguria, ed altrettanti il Comune di Genova.
Queste le promesse da parte degli amministratori pubblici - evidentemente spaventati dal possibile allargamento della protesta ad altre parti della regione (lunedì è previsto l'inizio dello sciopero da parte dei lavoratori dell'azienda gemella spezzina, l'Azienda Trasporti Comunale) - ed in altre parti d'Italia: Firenze e Roma in primis.
A fronte di quanto sopra esposto, questa mattina si tiene una nuova assemblea dei lavoratori Amt alla Sala chiamata del Porto per decidere cosa fare per il prosieguo: con le multe (duecentocinquanta Euro al giorno) in arrivo per il mancato rispetto dell'indegna normativa sullo sciopero nel comparto dei servizi pubblici, già oggi - quinta giornata consecutiva di astensione dal lavoro - i millecinquecento autisti coinvolti hanno perduto l'equivalente di un salario mensile.
Certamente non è semplice continuare la vertenza in queste condizioni: per questo "i sindacati genovesi - come si legge in un comunicato - hanno aperto un conto corrente per raccogliere fondi a sostegno della protesta dei tranvieri contro l'ipotesi di privatizzazione dell'Amt. Sono infatti in arrivo per loro sanzioni da 500 a mille euro per lo sciopero selvaggio che dura da 4 giorni...".
Resta la perplessità, in chi scrive, dell'opportunità di versare denaro nelle casse dei sindacati confederali e soprattutto di quello fascista, dell'Ugl: questo perché poi bisognerebbe controllare che lor signori versino realmente, nelle mani dei lavoratori, l'intera somma incassata; come recita un vecchio proverbio, "fidarsi è bene, non farlo è meglio"...
Genova,
23 novembre 2013
Stefano
Ghio - Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
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