I risultati di un rapporto
dell'Anmil. Il divario è legato in primo luogo al fatto che gli stranieri sono
occupati in settori come edilizia, metallurgia e agricoltura. Ma pesano anche le
difficoltà di comunicazione in lingua italiana
di
rassegna.it
Il rischio di morire sul lavoro per
uno straniero è di gran lunga superiore rispetto a quello di un lavoratore
italiano. È quanto emerge da un convegno dell'Anmil, che ha presentato il
progetto "Cis - Cultura Integrazione Sicurezza", realizzato dall'associazione
insieme all'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e finanziato
dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Gli infortuni sul lavoro occorsi ai
lavoratori stranieri - è stato spiegato - costituiscono solo il 15,9% del totale
nazionale, ma il tasso medio di incidenza infortunistica relativo agli immigrati
è stimato pari a circa 40 infortuni per mille occupati rispetto a un tasso di 30
infortuni ogni mille occupati registrato tra gli italiani. Un divario legato in
primo luogo al fatto che gli stranieri sono occupati in prevalenza in settori ad
alto rischio come l'edilizia, la metallurgia e l'agricoltura.
Ma un forte ruolo, sottolinea
l'Anmil, lo giocano le difficoltà di comunicazione e comprensione sul posto di
lavoro. In questo senso, l'approccio metodologico proposto dal progetto Cis -
basato su corsi di formazione per l'insegnamento della lingua italiana e del
linguaggio della sicurezza - sembra proporre, dicono, un modello valido ed
efficace per la sicurezza dei lavoratori stranieri.
Quanto agli infortuni mortali degli
stranieri, l'evoluzione degli ultimi anni fa registrare una crescita fino al
2008 cui fa seguito una sensibile flessione per gli anni seguenti. La quota
degli infortuni mortali occorsi agli stranieri sul totale nazionale risulta
comunque in crescita dal 16,8% del 2007 al 17,6% del 2011, e il divario a
sfavore degli stranieri risulta ancora più pesante se si considera il tasso di
incidenza degli infortuni mortali, che è pari a 0,06 casi mortali per mille
occupati contro lo 0,04 dei lavoratori italiani.
Romania, Marocco e Albania,
nell'ordine, le comunità che subiscono il maggior numero di infortuni. Nel 2011
queste tre da sole hanno totalizzato oltre il 40% di tutti gli infortuni occorsi
a lavoratori stranieri. Se si considerano poi i soli casi mortali, la
percentuale cumulata dei tre Paesi sale al
51,5%
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