Un video accusa: in Iraq i soldati spagnoli torturavano In evidenza
di Marco Santopadre
Un video inedito, girato da un militare spagnolo,
mostra cinque suoi commilitoni mentre minacciano e picchiano
selvaggiamente due prigionieri iracheni, rinchiusi dieci anni fa in una
cella della base militare di Diwaniya.
Da tempo non si parla più delle torture dei soldati statunitensi e britannici in Iraq. Quelle immagini dei mucchi di corpi nudi e violati ad Abu Ghraib, che tanta indignazione suscitarono in tutto il mondo, sembrano essere state dimenticate, o quantomeno archiviate.
Ma ora un brevissimo video pubblicato sull’edizione odierna del quotidiano spagnolo El Pais riporta in primo piano le violenze e le brutali torture inflitte dagli eserciti occidentali nei paesi ‘liberati’ in nome della democrazia.
Un video che dura appena 40 secondi e che mostra cinque soldati spagnoli che entrano all’interno di una cella e iniziano a minacciare due prigionieri iracheni, buttati a terra uno sull’altro, e poi improvvisamente iniziano a picchiarli selvaggiamente. Tre dei militari di Madrid prendono a calci i due, con estrema violenza, più volte. Tanto che uno dei due commilitoni che assiste al pestaggio ad un certo punto esclama “A este se lo han cargado ya!”. Questo qui lo hanno ammazzato.
A riprendere la scena sarebbe stato un sesto militare. Il video risalirebbe all’inizio del 2004 e sarebbe stato girato all’interno della base militare di Diwaniya, un piccolo complesso gestito dai soldati spagnoli all’interno dei quali erano rinchiusi alcuni prigionieri iracheni sospettati di essere ex soldati agli ordini di Saddam Hussein oppure di essere militanti dei vari gruppi della resistenza che in quei giorni infliggevano duri colpi agli eserciti occupanti. All’epoca il capo del governo era il Popolare (di destra) Josè Maria Aznar, che aveva portato il paese in una guerra americana contro la quale l’opinione pubblica spagnola si era espressa in maniera netta.
L'11 marzo di quell'anno alcune bombe esplosero all'interno della stazione dei treni di Atocha di Madrid, uccidendo quasi 200 persone. Il premier Aznar tentò di approfittare dell'enorme emozione suscitata dalla strage per stravincere le imminenti elezioni, e accusò il gruppo armato basco ETA. Ma dopo poche ore fu chiaro che a colpire la Spagna per il suo ruolo in Iraq e in Afghanistan era stata Al Qaeda, e Aznar perse le elezioni.
Immagini così esplicite – accompagnate da altrettanto esplicite parole da parte dei militari intenti nelle violenze – da obbligare il ministero della Difesa di Madrid ad annunciare un’inchiesta. Affermando però che in venti anni di missioni militari internazionali con più di 120 mila soldati mandati all’estero si tratterebbe, “se l’episodio fosse confermato”, del primo caso di violazione dei diritti dei prigionieri da parte di militari spagnoli. Già. Finora i soldati spagnoli erano sempre stati ritratti mentre distribuivano carezze e cibo ai bambini dei territori ‘liberati’.
El Pais di oggi pubblica anche il manuale che fu distribuito ai soldati spagnoli mandati in Iraq, circa 1300. Un manuale redatto dalla sezione di Intelligence dello Stato Maggiore – i servizi segreti militari – e intitolato Procedimiento de detención y actuación con el personal detenido. La guida ordinava esplicitamente ai militari di “utilizzare, durante e dopo la detenzione dei sospetti, la violenza minima necessaria” pur garantendo in ogni momento il rispetto dei diritti dei prigionieri. I motivi per poter praticare un arresto erano i più vari: “Qualsiasi persona può essere arrestata se si pensa che rappresenti una minaccia contro le forze della coalizione” oppure “se si hanno sospetti ragionevoli sul fatto che abbia commesso un delitto” era scritto nel manuale che pure proibiva violenza e torture nei confronti dei detenuti. Una parte che i cinque militari ripresi nel video non devono aver letto con sufficiente attenzione. O, forse, un capitolo scritto apposta per rappresentare un salvacondotto morale – e giudiziario – nei confronti dei comandi militari e politici delle missioni spagnole in Iraq.
Secondo alcuni documenti diffusi da Wikileaks nell’autunno del 2010, il 7 gennaio del 2004 una casa a nordeste di Diwaniya fu perquisita dai militari spagnoli, alla ricerca di armi usate contro le forze della coalizione. Un uomo e una donna furono arrestati e il primo fu condotto alla ‘Base España’ per essere “interrogato con profondità”. Un altro documento, risalente all’11 febbraio dello stesso anno, riporta di un attentato contro una pattuglia spagnola che causò sei feriti, e in seguito al quale furono arrestati due presunti militanti della resistenza, condotti anche loro nelle installazioni controllate dal contingente di Madrid per essere interrogati.
In base agli accordi con l’esercito statunitense dopo 72 ore i prigionieri rinchiusi e interrogati nella Base España venivano trasferiti nel lager di Abu Ghraib. Ma quella è storia nota, per chi se la vuole ricordare…
Da tempo non si parla più delle torture dei soldati statunitensi e britannici in Iraq. Quelle immagini dei mucchi di corpi nudi e violati ad Abu Ghraib, che tanta indignazione suscitarono in tutto il mondo, sembrano essere state dimenticate, o quantomeno archiviate.
Ma ora un brevissimo video pubblicato sull’edizione odierna del quotidiano spagnolo El Pais riporta in primo piano le violenze e le brutali torture inflitte dagli eserciti occidentali nei paesi ‘liberati’ in nome della democrazia.
Un video che dura appena 40 secondi e che mostra cinque soldati spagnoli che entrano all’interno di una cella e iniziano a minacciare due prigionieri iracheni, buttati a terra uno sull’altro, e poi improvvisamente iniziano a picchiarli selvaggiamente. Tre dei militari di Madrid prendono a calci i due, con estrema violenza, più volte. Tanto che uno dei due commilitoni che assiste al pestaggio ad un certo punto esclama “A este se lo han cargado ya!”. Questo qui lo hanno ammazzato.
A riprendere la scena sarebbe stato un sesto militare. Il video risalirebbe all’inizio del 2004 e sarebbe stato girato all’interno della base militare di Diwaniya, un piccolo complesso gestito dai soldati spagnoli all’interno dei quali erano rinchiusi alcuni prigionieri iracheni sospettati di essere ex soldati agli ordini di Saddam Hussein oppure di essere militanti dei vari gruppi della resistenza che in quei giorni infliggevano duri colpi agli eserciti occupanti. All’epoca il capo del governo era il Popolare (di destra) Josè Maria Aznar, che aveva portato il paese in una guerra americana contro la quale l’opinione pubblica spagnola si era espressa in maniera netta.
L'11 marzo di quell'anno alcune bombe esplosero all'interno della stazione dei treni di Atocha di Madrid, uccidendo quasi 200 persone. Il premier Aznar tentò di approfittare dell'enorme emozione suscitata dalla strage per stravincere le imminenti elezioni, e accusò il gruppo armato basco ETA. Ma dopo poche ore fu chiaro che a colpire la Spagna per il suo ruolo in Iraq e in Afghanistan era stata Al Qaeda, e Aznar perse le elezioni.
Immagini così esplicite – accompagnate da altrettanto esplicite parole da parte dei militari intenti nelle violenze – da obbligare il ministero della Difesa di Madrid ad annunciare un’inchiesta. Affermando però che in venti anni di missioni militari internazionali con più di 120 mila soldati mandati all’estero si tratterebbe, “se l’episodio fosse confermato”, del primo caso di violazione dei diritti dei prigionieri da parte di militari spagnoli. Già. Finora i soldati spagnoli erano sempre stati ritratti mentre distribuivano carezze e cibo ai bambini dei territori ‘liberati’.
El Pais di oggi pubblica anche il manuale che fu distribuito ai soldati spagnoli mandati in Iraq, circa 1300. Un manuale redatto dalla sezione di Intelligence dello Stato Maggiore – i servizi segreti militari – e intitolato Procedimiento de detención y actuación con el personal detenido. La guida ordinava esplicitamente ai militari di “utilizzare, durante e dopo la detenzione dei sospetti, la violenza minima necessaria” pur garantendo in ogni momento il rispetto dei diritti dei prigionieri. I motivi per poter praticare un arresto erano i più vari: “Qualsiasi persona può essere arrestata se si pensa che rappresenti una minaccia contro le forze della coalizione” oppure “se si hanno sospetti ragionevoli sul fatto che abbia commesso un delitto” era scritto nel manuale che pure proibiva violenza e torture nei confronti dei detenuti. Una parte che i cinque militari ripresi nel video non devono aver letto con sufficiente attenzione. O, forse, un capitolo scritto apposta per rappresentare un salvacondotto morale – e giudiziario – nei confronti dei comandi militari e politici delle missioni spagnole in Iraq.
Secondo alcuni documenti diffusi da Wikileaks nell’autunno del 2010, il 7 gennaio del 2004 una casa a nordeste di Diwaniya fu perquisita dai militari spagnoli, alla ricerca di armi usate contro le forze della coalizione. Un uomo e una donna furono arrestati e il primo fu condotto alla ‘Base España’ per essere “interrogato con profondità”. Un altro documento, risalente all’11 febbraio dello stesso anno, riporta di un attentato contro una pattuglia spagnola che causò sei feriti, e in seguito al quale furono arrestati due presunti militanti della resistenza, condotti anche loro nelle installazioni controllate dal contingente di Madrid per essere interrogati.
In base agli accordi con l’esercito statunitense dopo 72 ore i prigionieri rinchiusi e interrogati nella Base España venivano trasferiti nel lager di Abu Ghraib. Ma quella è storia nota, per chi se la vuole ricordare…
Nessun commento:
Posta un commento