mercoledì 26 dicembre 2012

pc 26 dicembre - anche alla Raffineria di Milazzo, parte la protesta '«Qui un nuovo caso Ilva»

INQUINAMENTO INDUSTRIALE

Raffineria di Milazzo, protesta di cittadini e lavoratori: «Qui un nuovo casoIlva» Manifestazione degli ex lavoratori delle industrie dell’indotto davanti al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto

MESSINA– E’ un nuovo caso Ilva, ma i cittadini arrabbiati sperano che questa volta gli inquirenti intervengano prima che ci siano altri morti o persone malate per l’inquinamento ambientale. E’ la Raffineria di Milazzo che per i residenti rappresenta ormai una minaccia alla loro salute. Numerose le proteste, l’ultima oggi, lunedì 17 dicembre, davanti al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto da parte degli ex lavoratori della Raffineria e delle industrie dell’indotto che hanno riscontrato, dopo anni di lavoro, patologie gravi
secondo loro legate al contatto con l’amianto e altri inquinanti. Con loro protestano anche diverse decine di cittadini di Milazzo e il presidente della commissione Ambiente del comune mamertino, Giuseppe Marano. Gli ex dipendenti della Ram sono esasperati come spiega Giovanni Billa, esponente del comitatoche afferma: “Questa libera manifestazione è un atto di protesta nei confronti di tutti coloro che vogliono disconoscere il serio e mortale problema dell’ inquinamento industriale che miete vittime e crea problemi di salute più o
meno gravi ai cittadini di Milazzo, del suo hinterland e della valle del Mela. Se nelle varie sedi quali, Ministeri, Regioni, Provincie, Comuni, Tribunali,Procure, non si vedono o forse peggio ancora non si vogliono vedere i
documentiambientali, che comprovano lo stato di salute dell’ambiente, e di conseguenza,quella dei cittadini, si commettono tutta una serie di reati contro l'umanità".
LE DENUNCE - "Molti di noi - prosegue - lottano ogni giorno contro malattie molto gravi causate proprio dal contatto con l’amianto e altri inquinanti e dobbiamo soffrire ancora di più perché i giudici non vogliono prendere in considerazione le istanze presentate dal nostro avvocato Maria Calderone.
Pretendiamo che siano analizzati i documenti sanitari forniti in corso di contraddittorio e ci chiediamo perché il tribunale non abbia ammesso come prova gli accertamenti di Contarp e Inail che attestano le esposizioni ad amianto oltre le 100 fibre. Vorremmo poi sapere perché non sono state chieste  ispezioni o controlli ad Arpa, Comune, Provincia o Regione”. I lavoratori lamentano poi anche la superficialità dei Ctu nominati dalla procura di Barcellona e dicono: “Hanno cambiato nella forma e nella sostanza il quesito dei giudici non
valutando alcune richieste e non mettendole nelle loro relazioni. Non hanno tral’altro inserito nella documentazione gli effetti previsti nei progetti ‘Who Euro Ecet Rome’ e ‘Sentieri’ dell’organizzazione mondiale della Sanità che confermano il nesso causale tra malattie e inquinamento nei territori dove
sono presenti i siti delle raffinerie siciliane di Siracusa, Gela e Milazzo. I Ctu sono stati poi da noi denunciati".UN’ALTRA ILVA - I lavoratori poi confrontano il loro caso con quello dell'Ilva e dicono: "Riteniamo che i decreti salva industrie sono amorali e rivelano doppiezza d’animo, indici di una società moderna malata che crede nel vile dio denaro sovrano su tutte le cose. Così abbiamo assistito nel caso dell’Ilva di Taranto al trionfo del denaro sulla salute pubblica, non volgiamo che anche qui accada lo stesso”. “A Milazzo – conclude Billa – molti lavoratori e cittadinisi sono ammalati e un sinergismo tossico e complesso d’inquinanti di chiara derivazione industriale, fa mutare il Dna dei nostri bambini, come
pubblicato nel mese di febbraio del 2012 in una rivista prestigiosa l'Epigenomics, maancora le nostre istituzioni non intervengono”. Dello stesso parere GiuseppeMarano che spiega: "L’Arpa regionale da mesi ha denunciato in modo chiaro che le emissioni maleodoranti che ammorbano l’aria a Milazzo provengono dai
cicli di lavorazione della raffineria. E l’Ufficio Speciale, il 13 luglio del 2012 hafatto pubblicare un decreto sugli odori molesti dove erano previste delle prescrizioni. Ma anche in questo caso il sindaco di Milazzo non solo non ha spiegato ai cittadini le modalità di comportamento da adottare, ma non ha mai
dato seguito alle loro denunce”.

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