domenica 23 dicembre 2012

pc 23 dicembre - un po'di informazioni sulle elezioni

 

da Contropiano
Il quarto polo, per ora, ha dichiarato che alle prossime elezioni ci sarà. Il come è un po’ più complicato.

I tempi sono stretti e trovare un equilibrio tra la “religione civile” intorno alla Costituzione che ispira Ingroia e gli arancioni con i contenuti e le esigenze più “politiche”della sinistra che si è ritrovata in “Cambiare si può”, richiederebbe ancora un po’ di tempo che però non c’è. Lo si capisce dal numero di dirigenti del Prc che sono intervenuti dal palco e dall’applauso preventivo tributato a Paolo Ferrero all’annuncio del suo intervento. Un dettaglio questo che ha visto il prof. Ginsborg segnalare nuovamente il suo disagio per il peso dei militanti del Prc nelle assemblee locali e sulle prospettive di Cambiare si può. Ginsborg la butta sul sociale con una osservazione ormai consolidata sui ceti medi, sulla necessità della loro conquista, sulla loro crisi e il rischio che vadano a destra o con Grillo invece che a sinistra. I comunisti, per Ginsborg, sarebbero un deterrente per i “ceti medi riflessivi”, ma dall’aria in sala (anche stavolta l’età media è alta, i giovani si contano sulle dita di un paio di mani al massimo), si capisce che Ginsborg, per ora, dovrà adeguarsi.

Questa mattina al teatro Quirino i sostenitori di Csp (tra i quali è forte la presenza dei militanti del Prc) e quelli della lista civica arancione che si erano riuniti ieri al Capranica hanno provato a definire il perimetro della loro alleanza e del possibile programma comune. I dieci punti di Ingroia non soddisfano pienamente chi si riconosce in Csp. Lo spiega chiaramente una ragazza del Cinema Palazzo occupato quando evidenzia la perdurante contraddizione tra legalità e giustizia, tra ciò che è legale e ciò che è giusto: “la precarietà è legge ma non è affatto giusta” afferma dal palco del Quirino. Lo afferma anche Rinaldini quando dice che “il programma di Ingroia non è quello di Cambiare si può” e invita a non avere come unico orizzonte di Csp quello elettorale. “cosa vuol dire chiedere ai partiti di fare un passo indietro? Sulla questione dell’Europa Ingroia non dice nulla e occorre riconoscere che la democrazia è stata cancellata innanzitutto nei luoghi di lavoro, è qui che è saltata la Costituzione. Sono i lavoratori e non si sindacati che a maggioranza devono decidere sugli accordi”: Ma dopo le discriminanti Rinaldini delinea anche il terreno della convergenze: “Il quarto polo non è solo di Cambiare si può ma è solo un passaggio elettorale, proprio per questo è importante sapere quando e perché Ingroia intende parlare con il Pd, non abbiamo tanto tempo per decidere”. Dal palco interviene Alfonso Gianni che annuncia pubblicamente la sua fuoriuscita da Sel e l’adesione convinta a Cambiare si può. Eleonora Fiorenza (Prc) invoca discontinuità e ritiene che la politica sia conflitto e partecipazione invece persiste l’inseguimento ad ascoltare le dichiarazioni dei leader: “Ingroiaa farebbe invece ad ascoltare quello che è stato detto nelle assemblee locali svoltesi in questi giorni. Noi vogliamo costruire un soggetto alternativo ad Abc (Alfano, Bersani, Casini) e contro il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio in Costituzione, parliamo di lavoro e reddito garantito per sconfiggere la precarietà”. Come è sua consuetudine non la manda a dire neanche Roberta Roberti, insegnante e attivista di Parma bene Comune. Nei dieci punti di Ingroia, in quello su scuole e università non le va giù il richiamo al merito. “Noi diciamo più investimenti e no alla privatizzazione dell’istruzione. Monti e il neoliberismo non sono emendabili, noi vogliamo un programma alternativo”. Sulla stessa linea d’onda Cinzia Bottone, consigliera comunale dei No Dal Molin di Vicenza. “Il passo indietro o lo fanno tutti e seriamente o la gente non si fa prendere in giro”.

L’atteso intervento di Ingroia qualcosa chiarisce e qualcosa no. Il magistrato palermitano parla di necessità di strategia e di tattica, di fare il massimo sforzo per trovare sintesi e percorso comune. Sull’accettazione della candidatura dice che deciderà il 28 o il 29 dicembre se accettare o tornare in Guatemala. A fare la differenza, per Ingroia, sono le riposte che arriveranno dalla società civile (che continua ad essere un soggetto iper-evocato ma ancora molto misterioso, Ndr), se ci sarà o meno il passo avanti e decidere insieme se fare una lista. Per questo ha chiesto ai partiti di fare un passo indietro (anche oggi definito come un “passo incontro”) riconoscendo però i meriti di quei partiti che hanno fatto una politica alternativa al montismo e al berlusconismo. “Dobbiamo costruire un polo di opposizione irriducibile al neoliberismo. Dobbiamo essere inclusivi verso i partiti ma il progetto è una lista civica che faccia una rivoluzione civile”. L’invito ai partiti è a “mettersi stavolta in seconda fila, ad esserci ma nella retroguardia”. Dobbiamo fare un polo forte e alternativo agli altri, ma chiarisce che gli altri poli non sono tutti uguali, la destra e Monti sono una cosa, il Pd e Grillo sono una cosa diversa. “Non dobbiamo avere paura del confronto con il Pd e poi valutarne i risultati, la stesa cosa con il Movimento 5 Stelle”.

Paolo Ferrero, subito dopo, rivendica l’internità dei militanti del Prc alla società civile e ai conflitti e invita Ingroia a non perdere troppo tempo nel colloquio previsto con Bersani “perché sappiamo come andrà a finire e si rischia poi di non avere il tempo per il nostro di confronto”. “Il nostro è un No a Monti e ai Tratti europei, è lotta al neoliberismo per la democrazia e la sovranità dei popoli”. Ferrero ha poi cercato di far pesare il fatto che il Prc è parte del Partito della Sinistra Europea dove ci sono Syryza, Front de Gauche, Izquierda Unida. “Dobbiamo costruire una coalizione in cui ci sono anche i partiti, come hanno fatto in America Latina, è sbagliato pensare che il “male” sia solo dentro i partiti”. I molti militanti del Prc in sala si spellano le mani. Come in una sorta di fuoco di fila, subito dopo Ferrero interviene Luigi De Magistris (gigino a’manetta lo sfottono alcuni compagni napoletani non proprio entusiasti del loro sindaco). De Magistris in compenso non la prende alla larga ma va al sodo: “Ingroia deve essere il candidato premier; non può esistere una coalizione senza Cambiare si può,; l’incontro che Ingoria vuole fare con Bersani deve essere fatto subito e non penso che si possa trovare un accordo con il Pd; ha ragione Ferrero perché a Napoli abbiamo vinto perché c’erano sia la società civile che i militanti di partito; da oggi inizia una campagna elettorale insieme”. Erano le cose che la platea e i promotori di Cambiare si Può volevano sentirsi dire. Negli interventi che seguono non sono mancati dirigenti di organizzazioni politiche come Fantozzi (segreteria Prc) o Turigliatto (SC). Il prof. Ginsborg ha cominciato a sudare freddo e lo ha sottolineato nel suo intervento.

Conclusioni? Il quarto polo alle elezioni probabilmente ci sarà, nella situazione determinata dalla crisi sociale – così come in altri paesi europei - può pensare di superare il quorum e ottenere alcuni parlamentari, per i partiti della sinistra si tratta di rendersi più biodegradabili possibile e magari pensare al domani, un domani forse diverso da ieri ma anche dalle aspettative di tante compagne e compagni. I problemi, oltre che all’interno sono tutti nella realtà. Se ne parlerà e ne riparleremo nei prossimi giorni

Chiesto un passo indietro ai partiti della sinistra. Un esplicito invito a Landini, Ciotti e Michele Santoro a essere della partita. Molti richiami alla legalità, un po’ meno alle questioni sociali. Ma il quarto polo adesso può andare elle elezioni.



“Oggi è nato un nuovo progetto, alternativo al berlusconismo e al montismo”. Il magistrato siciliano Antonio Ingroia ha sciolto oggi le riserve ed ha accettato di essere la faccia e la leadership del quarto polo alle prossime elezioni. Lo ha fatto all’assemblea degli arancioni al cinema Capranica.

In prima fila, seduti in platea, i sindaci di Napoli e Palermo De Magistris e Orlando, ma anche i leader dei partiti come UIdv, Prc, PdCI, Verdi. A Di Pietro, Ferrero, Di liberto e Monelli, Ingroia ha chiesto esplicitamente di fare un passo indietro – definendolo come un “passo incontro” – per consentire alla società civile di fare un passo avanti. “Il quarto polo non sarà come l’Arcobaleno” ha detto Ingroia riferendosi alla fallimentare esperienza del 2008. “L’arancione è un colore che mi piace – ha detto Ingoria – ma non siamo solo arancioni. Domani c’è l’assemblea di Cambiare si può e queste due realtà stanno convergendo in un unico soggetto”.

Ingroia ha poi lanciato un invito a entrare nella sfida lanciata dal quarto polo anche l’associanismo e il sindacato ed ha fatto esplicitamente i nomi di Landini e della Fiom, di Don Ciotti e di Libera (la cui presidente ha già aderito all’appello “Io ci stò”) e poi di Salvatore Borsellino e del suo movimento delle “agende rosse” per finire con i giornalisti ed in particolare Michele Santoro e Sandro Ruotolo (quest’ultimo avrebbe già accettato l’invito). Obiettivo del quarto polo sarà quello di fare in Italia la “rivoluzione civile”. Molti i richiami alla legalità, alla lotta alla mafia e alla corruzione, toni meno forti sulle questioni sociali. Il quarto polo nasce ma sarà una creatura politica diversa dalla sinistra che abbiamo conosciuto…e di cui ci sarebbe bisogno dentro una crisi e un conflitto sociale come quello in cui siamo e saremo dentro.

Come da copione, l'incombere delle elezioni mette in moto un delirio sul piano del dibattito politico. Anche a sinistra.
Oggi ci sarà la convention arancione con Ingroia con Di Pietro e De Magistris (e lo zampino dei Diliberto del PdCI), domani l'assemblea di "Cambiare si può" sulla quale converge il Prc. Dalle due iniziative dovrebbe o potrebbe nascere una convergenza per un "quarto polo" indipendente nelle prossime elezioni. Ma i problemi di fondo di una strategia anticapitalista - qui ed ora - vengono ormai piegati alle necessità contingenti e tutto diventa solo un problema di alleanze, di soglie, di quorum, di candidature. Questo rischio lo hanno descritto ieri e ieri l'altro gli interventi di Giorgio Cremaschi e Franco Russo - esponenti del Comitato No Debito - che abbiamo ospitato sul nostro giornale.

In questi anni ci siamo sforzati di mettere in campo un modello e una funzione diversa per la sinistra di classe. Per tanti compagni i risultati elettorali sono quelli decisivi per l'accumulazione delle forze ed a quelli vanno piegate tutte le scelte tattiche. Per noi l'accumulazione delle forze nasce e cresce dentro i conflitti e i settori sociali e poi si misura anche sul piano elettorale per rafforzare una rappresentanza politica indipendente di interessi di classe definiti. Rimettere insieme i cocci di una sinistra che molto spesso ha “perso dentro di sè” prima ancora che in parlamento, non ci sembra l'opzione sulla quale ricostruire percorsi che possano reggere nel tempo e soprattutto nel tempo necessario.

Rappresentanza politica, a nostro avviso, significa qualcosa di diverso, di coerente con il proprio radicamento sociale e con la propria funzione nel conflitto di classe. Unità della sinistra e rappresentanza del blocco sociale antagonista sono due terreni piuttosto diversi, ma il secondo è quello decisivo, prioritario e semmai propedeutico alla prima. Anche in questa occasione, almeno fino ad ora, sta accadendo tutto il contrario, anche se qui e là ci sono energie più nuove e piccoli segnali di rottura verso un ceto politico “della sinistra” che porta la piena responsabilità della sconfitta e della disgregazione avvenuta in questi anni.

L'idea che si possa uscire da questa situazione ripetendo i rituali che hanno determinato la crisi della sinistra radicale nel nostro paese è per molti aspetti desolante. Ma oggi, rispetto, al 2008, c'è una realtà determinata dalla crisi capitalistica e dal suo riversarsi sul terreno sociale che cambia alcuni fattori. E' da questa, dalle sue contraddizioni e dalla sua capacità di coglierne il carattere conflittuale ed emancipatore che a nostro avviso occorre partire. E' questa che spinge o può spingere in avanti i processi. Al contrario ci sembra che si sia ancora impantanati dentro una rappresentazione che non è ancora rappresentanza né conflitto.

Seguiremo con attenzione gli sviluppi dell'opzione di un possibile quarto polo alternativo all'asse tra Monti e il Pd - dunque a centro-destra e centro-sinistra - ma soprattutto se sarà alternativo ai diktat della troika Bce-Ue-Fmi, anche perchè abbiamo imparato a dismettere  vocazioni settarie e minoritarie. La situazione negli altri paesi europei, soprattutto in Grecia, Spagna, Portogallo, dimostra che esiste uno spazio politico – maggiore o minore - anche per liste di sinistra dichiaratamente contro la troika e l'austerità. Uno spazio che potrebbe essere riempito dai fascisti e dalle opzioni reazionarie che usano strumentalmente l'antieuropeismo deprivandolo di ogni segno anticapitalista.

Daremo il nostro contributo al dibattito sulle e nelle elezioni e all'iniziativa contro l'austerità e i diktat dell'Unione Europea nei prossimi mesi, ma senza fare sconti a nessuno. Stanno maturando, a nostro avviso, condizioni interessanti per la messa in campo di una proposta generale di fuoriuscita dalla gabbia imposta dai vincoli europei (economici, monetari, politici) fondata su un programma credibile che parla anche di ripudio del debito pubblico, di nazionalizzazione di banche e risorse strategiche, di alleanza con i movimenti degli altri paesi Pigs, di dimensione euromediterranea della fuoriuscita dal vicolo cieco del capitalismo. Su questa andremo al confronto e incalzeremo la discussione a tutto campo. Siano convinti che non saremo i soli.

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