lunedì 22 novembre 2010

pc quotidiano 22 novembre - cresce l'interesse per i maoisti e la rivoluzione in india - uno scritto di A.Roy tradotto da retedeicomunisti bologna


LA CRISI IN INDIA

Nel presentare questo lungo testo della scrittrice indiana Arundhati Roy, non possiamo fare a meno di ricordare l’importanza che a dentro qualsiasi processo rivoluzionario popolare l’influenza degli intellettuali nella creazione del consenso. La Roy non è una comunista, anzi come traspare dal testo è per certi versi anti-comunista, fa sorridere la sua paura di finire come una moderna “cadetta” dentro le prigioni comuniste, schiacciata dalla furia cieca popolare. La Roy è animata da una visione socialistica utopistica marcatamente ottocentesca. Se è giustamente criticabile lo –sviluppismo-, che è stato assunto in alcuni casi anche dagli stati socialisti, a questo non si può contrapporre un mistico –naturalismo tribale-, l’importanza della contrapposizione tra pianeta e merce è visibile a tutti, tuttavia non esistono scorciatoie, è lo stesso sistema di sviluppo che accelera questa contrapposizione, e solo nel suo sorpassamento vi può essere una diversa via di sviluppo.
Il dibattito che traspare dal testo in realtà a accompagnato ogni fase rivoluzionaria e di turbolenze sociali, dove i settori autenticamente democratico-liberali scoprono nei fatti la menzogna della presunta purezza dei termini neutri quali democrazia, liberta, diritti, tutti invece inseriti dentro determinati rapporti di forza tra le classi sociali. Accorgendosi quindi che la loro neutralità viene annullata dentro l’acuirsi dello scontro sociale. Il monopolio della violenza, l’egemonia, il potere politico, concetti banditi dalla sinistra ritornano ad essere la bussola per indicare un percorso che realmente rovesci la piramide sociale.

Tuttavia il testo e la sua presa di posizione pubblica contro lo sviluppo della repressione militare in India contro la guerra popolare maoista è un avvenimento storico. Difficilmente in India i settori liberali di sinistra (ma la stessa cosa si può dire di quello che rimane per lo più del movimento comunista istituzionale ufficiale e della sinistra in genere) possono comprendere le ragioni e la capacità dei comunisti maoisti di saper leggere i bisogni delle masse, spaventati dalla radicalità che assumono gli stessi settori popolari quando decidono di rompere le gabbie in cui sono stati rinchiusi. Fino a poco tempo fa questi stessi intellettuali di sinistra vedevano come forze folcloristiche i comunisti maoisti, avendo assunto o direttamente o indirettamente la tesi della fine della storia, oggi di fronte alla crisi che sta attraversando il pianeta, e di fronte alla ripresa dell’iniziativa popolare le contraddizioni sono cosi visibili da non poter più essere occultate o non viste.
Il movimento naxalista, oggi pone le basi per una idea diversa di progresso e la sua collocazione geografica il continente India gli fa assumere una indiretta importanza mondiale che pone nuove domande anche a noi.

Redazione di Contropiano-Bologna
www.contropiano.org

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