mercoledì 24 novembre 2010

pc quotidano 24 novembre - Marchionne festeggia e gli operai vanno in cassa -

Mentre gli operai della fiat di termini imerese tornano in cassa integrazione per almeno tutto il periodo delle feste, da metà dicembre a metà gennaio (se va bene!) in attesa che qualcuno, a cominciare da Rossignolo la smettano con le chiacchiere e presentino un vero piano per la produzione delle auto, il sig. Marchionne continua a fare il bambinone offeso e non compreso (questa volta prende la scusa delle parole della Marcegaglia) e ne approfitta ancora una volta per accusare fondamentalmente gli operai, prendendo ad esempio la situazione della fabbrica Chrysler in America per dire che “Negli Stati Uniti si ‘fa’, in Italia ‘si parla’”!

Una tale impunita arroganza è difficile da trovare e sopportare… Marchionne forse pensa, a forza di parlare di “fuga dei cervelli” che nel nostro paese nessuno sia più in grado di capire quello che succede.

La sostanza molto seria della “teoria” Marchionne/Fiat l’abbiamo espressa negli articoli sulla nostra Rivista, qui sintetizziamo per il momento spinti dall’articolo dell’ansa.

Ø Marchionne/Fiat era già, e si è trovato ancora di più in grande difficoltà per la crisi mondiale dell’auto che ha scoperchiato il pentolone della piccolezza Fiat in tutti i sensi;

Ø la crisi che ha colpito anche l’industria americana gli ha offerto l’occasione di avere GRATIS un’altra grande fabbrica per fare massa (e qualità) e TENTARE di rilanciare la produzione auto per rimanere sul mercato (cosa ancora tutta da vedere e il nervosismo continuo del sig. Marchionne lo dimostra);

Ø negli Stati Uniti il sindacato è già PADRONE, detiene le azioni, della fabbrica, e collabora attivamente con Marchionne, (gli operai sono costretti a subire qualsiasi cambiamento in peggio);

Ø Obama, soprattutto davanti alla crisi che crea milioni di disoccupati è in cerca costante di una immagine positiva e Marchionne è il pagliaccio giusto per rallegrargli le giornate!

Riportiamo il pezzo dell’ansa:

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Fiat, Marchionne: in Usa si fa, in Italia si parla"

Le mie parole sono sempre accurate, precise ed efficaci"

23 novembre, 23:12

KOKOMO (INDIANA) - Negli Stati Uniti ''si fa'', in Italia ''si parla''. Non poteva scegliere situazione migliore, l'a.d. della Fiat e della Chrysler Sergio Marchionne, per dire nel modo piu' esplicito un concetto che 'vagheggiava' da tempo. Nessuna discriminazione nei confronti dell'Italia, patria della Fabbrica Italiana Automobili Torino, ma al presidente Usa Barack Obama e al vice presidente Joe Biden, seduti ad ascoltarlo nel corso della loro visita all'impianto Chrysler di Kokomo, in Indiana, il riferimento all'operosita' americana non puo' non aver fatto piacere.

Un paragone, quello fra Usa e Italia, che unito all'annuncio che Marchionne poterebbe ''non esserci al prossimo incontro che si terra' nei prossimi giorni su Mirafiori'', in quanto e' ''un incontro istituzionale'', non manchera' di sollevare nuove polemiche. In Italia, ovviamente. ''Con la promessa di investire oltre 1 miliardo di dollari negli impianti di Kokomo negli ultimi 6 mesi, stiamo dimostrando il nostro impegno nei confronti della comunita' e dei nostri dipendenti - ha detto Marchionne - Apprezziamo il sostegno del Uaw e della citta' di Kokomo, e vogliamo continuare questa partnership che fara' si' che Chrysler torni al successo e competitiva''. Kokomo - ha aggiunto - ''e' stata per anni il centro della nostra strategia per gli impianti di trasmissione e i potenziali nuovi investimenti rafforzano questa posizione. Quando introdotta, la nuova trasmissione a trazione anteriore, insieme alla trasmissione a 8 velocita' gia' annunciata e che produrremo a Kokomo, trasformera' i nostri futuri prodotti e ci mettera' in una posizione di leadership''. Kokomo - ha assicurato - ''entro il 2013 potrebbe diventare il maggiore impianto di trasmissioni al mondo. Se Chrysler fosse scomparsa, l'impianto avrebbe chiuso''. La visita del presidente Usa - ha concluso Marchionne - ''significa molto per me: mi piace molto il presidente e per me questo e' un grande giorno''. Dipendenti tutti in piedi, in una standing ovation per il loro manager e per ascoltare il presidente. Marchionne si e' poi seduto in prima fila, accanto al presidente del sindacato Uaw Bob King, ad ascoltare Obama che, agli operai e ai colletti bianchi di Kokomo, ha detto che per l'economia Usa ''c'e' ancora molta strada da fare: ci sono ancora molte persone nel paese che cercano lavoro'', ma che ''quello che accade in questo stabilimento e' un segno di speranza nel futuro''. Uno stabilimento - ha aggiunto - dove si producono ''trasmissioni fantastiche'' e che ''e' tornato a funzionare al massimo della sua capacita''' dopo un periodo difficile. A fargli eco il suo vice: ''l'industria automobilistica e' tornata ad assumere e questo e' molto importante. Il governo ha fatto quello che doveva fare e siamo riusciti a coinvolgere anche investimenti privati. Guardatevi attorno: questa cosa e' straordinaria''. Accolto con una serie di 'Grazie Obama' scritti lungo il percorso stradale che lo ha portato allo stabilimento, Obama ha incontrato bambini, vigili del fuoco e dipendenti della casa automobilistica: ''sei forte Barack'' gli ha detto un bambino.

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