La Indesit (ex Philco) di Brembate a Bergamo, è una fabbrica che è passata negli ultimi decenni da essere una delle punte più sindacalizzate e combattive della provincia bergamasca (come la Dalmine e altre), per arrivare oggi grazie ad accordi sindacali aziendali al massimo sfruttamento degli operai fino a raggiungere il 130% di produttività procapite con la scusa di restare sul mercato.
Come hanno ribadito gli operai pubblicamente: “gli abbiamo dato il culo e ora vogliono chiudere”: massima disponibilità di turnistica e flessibilità sulle linee della catena di montaggio, con l’introduzione di sistemi di organizzazione del lavoro sul modello Fiat, tmc2, ocra (anche alla Indesit si è usato lo stesso consulente giapponese), non hanno difeso il posto di lavoro ma hanno garantito alti profitti al “democratico” padron Merloni (la figlia Paola Merloni oltre a sedere nel cda Indesit è anche deputato del Pd) con record produttivi fino a 1 milione di lavatrici, ribadendo così l’antica legge del capitale: ti spremo e poi ti butto (in mezzo alla strada).
Questo dimostra che per difendere il posto di lavoro bisogna difendere i diritti e non accettare i peggioramenti imposti con il ricatto della competitività e che non esistono padroni buoni, ma solo padroni che fanno i loro interessi per intascare soldi sulla pelle degli operai.
Ma qui, come alla Fiat (ecoincentivi) o alla Dalmine (dazi contro la Cina), i padroni dopo aver avuto milioni di soldi pubblici per tirare al massimo gli impianti grazie alla campagna di ecoincentivi statali per la sostituzione di vecchi elettrodomestici, ora vorrebbero anche utilizzare gli sgravi fiscali previsti dalla recente Manovra Finanziaria del Governo Berlusconi-Lega per la localizzazione di imprese al Mezzogiorno.
Questa è la realtà e a poco servono le dichiarazioni leghiste, che gettano fumo negli occhi agli operai che sono andati in delegazione alla festa di Pontida per chiedere di “non essere lasciati soli”,
ad esempio il senatore leghista e presidente della Provincia di Bergamo fa il finto tonto e dice: «Sud più conveniente della Padania? Non vorremmo che la scelta di traslocare a Caserta fosse dettata da convenienze come la concessione di fondi europei o agevolazioni fiscali: verificheremo. Sarebbe l' ennesimo colpo di coda di chi vuole mangiare su risorse pubbliche», oppure sciocchezze del tipo: «Qui ci sono strade e aeroporti, ma il lavoro va dove c' è la camorra», «a Bergamo deve restare il lavoro dei bergamaschi”.
E ora padron Merloni passa al contrattacco e annuncia che se lunedì 19 non si lasciano uscire le lavatrici dei magazzini di Brembate i lavoratori saranno messi in libertà senza essere pagati. Così anche in questa vertenza si usa come a Pomigliano il ricatto altro che trattativa sindacale.
Ma la manifestazione di lunedì 12 luglio, finalmente dopo un mese di presidio ai cancelli della fabbrica, ha visto molti lavoratori della Indesit (con maggioranza di operaie, giovani e molti operai stranieri) determinati a cercare la strada per lottare efficacemente e così hanno invaso e bloccato per ore le strade del centro cittadino sotto un caldo cocente, mentre i politici di destra , sinistra e centro chiamati in causa da cgil, cisl , uil (in difficoltà come dice il segr. Fim Uliano «Non capiamo la logica di questa scelta…ma è chiaro che risposte devono arrivare anche dalle istituzioni»), all’interno di una bella sala con aria condizionata prendevano posizione per i lavoratori Indesit, gli stessi partiti che in questi anni nei vari governi che ci sono stati hanno attaccato i lavoratori e ora nella crisi del capitale sono accorsi per salvare le banche e la pace sociale.
Anche la falsa sinistra rifondarola che giustamente titolava il suo volantino “basta con le solite chiacchiere al vento”, appena due righe sotto si dimostrava per quello che è:” la grave decisione della Indesit segna una totale mancanza di rispetto nei confronti dei dipendenti che hanno sempre realizzato gli obbiettivi di produzione” sic!!!
Nessun commento:
Posta un commento