La Raf a Ravenna nasce agli inizi degli anni '90 come risposta sul campo alle aggressioni fasciste che avvenivano in questa città e in regione e, soprattutto, per unire gli antifascisti per la ripresa dell'antifascismo militante. "E' tempo di una nuova Resistenza" è stato il primo appello che avevamo lanciato per la conquista/organizzazione dei giovani su questo fronte di lotta politica. Ma fare antifascismo in questa regione vuol dire distinguersi dall'antifascismo storico, dal revisionismo degli eredi dell'ex PCI, dall'antifascismo istituzionale per questo abbiamo lavorato su una politica identitaria che tracciasse le caratteristiche della ripresa dell'antifascismo militante, riprendere la memoria storica del movimento partigiano, delle ragioni ideologiche di una scelta come la l.a. L'emilia romagna su questo ha una grande storia e, proprio per questo, bisognava contrastare la campagna portata avanti proprio dai revisionisti storici dell'ex pci, intenti a togliere le radici di classe alla memoria storica della Resistenza.
Quindi attività militante e formazione politica, un'altra pratica che ha portato a separarci dalle iniziative istituzionali che erano in funzione elettoralistica per mettere in movimento energie che avevano voglia di entrare in campo.
la raf è stata una delle prime in Italia diretta essenzialmente da compagni di proletari comunisti. La visione dei comunisti è indispensabile per non confondere, nei processi materiali della politica, cause con effetti, e, cioè, vedere (e combattere) il processo della formazione di un regime di moderno fascismo, lo stato di polizia (originato dal centrosinistra ma portato avanti sistematicamente da Berlusconi), i fascisti in divisa, come il nemico principale di cui i neofascisti sono l'effetto, i soliti servi dei servi dei servi che fanno il lavoro sporco di sempre.
Ma il problema centrale è perchè questa esperienza si è spenta?
E' stata debole e insufficiente in essa la lotta ideologica attiva contro l'influenza di posizioni e pratiche del rivoluzionarismo piccolo borghese presenti nei giovani compagni di proletari comunisti. Il campo dell'antifascismo si presta bene all'azione della piccola borghesia rivoluzionaria. Sono energie da organizzare nella lotta ai fascisti ma quando si tratta di compagni di proletari comunisti provenienti dalla piccola borghesia, a dirigere, bisogna prestare molta attenzione allo sviluppo del loro concetto della militanza, della tendenza al primato dell'azione senza una adeguata e sistematica politica proletaria,a sottovalutare un lavoro per integrare le masse nella lotta antifascista. L'attività di antifascismo militante è importante perchè utili alla crescita politica e ideologica di tutti, ma vi sono state resistenze ideologiche dei giovani compagni all'azione globale e alla trasformazione che si sono trasformate in un freno . Quando si ritiene più importante il gesto in sè piuttosto che il sistematico lavoro quotidiano culturale, politico organizzato tra le masse, in particolare quelle giovanili si porta lo stesso antifascismo militante in un vicolo cieco. I furori antifascisti si trasformano in resa ideologica politica e in abbandono ed anche esperienze avanzate possono rifluire e finire.
Trarne le lezioni è importante per riprenderle su basi più avanzate
.
da un compagno di proletari comunisti ravenna
Nessun commento:
Posta un commento