Un altro terribile incidente ha funestato le ferrovie italiane.
Dalle prime notizie giunte alla redazione, il dramma ha avuto luogo in località Thurio di Corigliano Rossano, provincia di Cosenza: sembrerebbe che un treno in corsa, una automotrice diesel, si sia scontrato con un camion fermo a un passaggio a livello.
Nel rogo seguito allo scontro, hanno perso la vita la capotreno, Mariella Pansini, alla quale mancavano pochi mesi alla pensione, e l’autista del camion – Said Hannanaoi, 24 anni – mentre il macchinista e altri passeggeri sarebbero rimasti gravemente feriti.
In attesa di conoscere con precisione i dettagli e le cause di questo disastro non possiamo non costatare che il livello di sicurezza delle nostre ferrovie stia continuamente regredendo e che coloro che dovrebbero provvedere invece ad
innalzarlo si stanno dimostrando assolutamente inadeguati a tale compito.
Ci siamo ritrovati a osservare un ministro dei Trasporti che, dopo la tragedia di Brandizzo, rilasciava le sue dichiarazioni dal Festival del cinema di Venezia e dal Gran Premio di Monza, ma non da luogo del disastro, per poi essere
“prontissimo” a precettare i ferrovieri scioperanti perché, loro sì, devono sempre lavorare senza protestare.
Abbiamo visto poi un altro Ministro far fermare un treno per scendere dove gli pareva, assecondato dai vertici di Trenitalia.
Abbiamo letto le pericolose dichiarazioni di un viceministro che invoca un macchinista da solo sui treni merci, quando pochi giorni fa un treno proveniente dalla Svizzera, con equipaggio ad un solo macchinista, invece che due come in Italia,
equipaggio ridotto e più economico tanto caro e desiderato al viceministro, è piombato su Domodossola senza nessuno alla guida per poi essere (fortunatamente) deviato su un binario morto.
E quotidianamente ormai questi signori continuano a blaterare di ponte sullo stretto, quando le nostre linee ferroviarie cosiddette “secondarie”, ma le più utilizzate dai pendolari, restano piene di passaggi a livello in condizioni da dopoguerra.
A questi politici, a dir poco inadeguati, dobbiamo poi aggiungere tutti i dirigenti delle ferrovie, sempre nominati dalla politica, che considerano i treni unicamente come uno strumento per andare a caccia di profitti (e dei loro lauti compensi) anche a costo di “giocare” con la vita dei passeggeri e di chi sui treni ci lavora.
Urge assolutamente una forte presa di posizione da parte di tutta la parte “sana” della nostra Società Civile, per impedire che ai disastri citati ne seguano altri e altri ancora, con altre vittime tra utenti e ferrovieri.
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