Solo con iniziative come questa possiamo smuovere le cose, solo la lotta paga, solo la nostra ferma decisione nel portare avanti questa prima mobilitazione oggi pomeriggio dentro l’università ci ha permesso prima nel cortile, di denunciare i rapporti tra UniBg e le università israeliane, di contestare il professore che ha chiamato popolo di imbecilli quelli che solidarizzano e lottano per la causa palestinese, e la polizia che è intervenuta, chiamata dal rettore, per impedirci di entrare nell’aula 2, dove stava tenendo una lezione, di ottenere comunque un’aula per una assemblea aperta a tutti gli studenti, e un incontro con il rettore dell’università che, in un confronto diretto si è smascherato. Queste alcune valutazioni a fine mobilitazione all’università di Bergamo.
Il 29 novembre, giornata internazionale a sostegno della Palestina, è stato scelto dai Giovani Palestinesi, con i collettivi studenteschi per un’azione nelle università italiane, per rivendicare la fine dei rapporti con le università israeliane, il loro boicottaggio, perché queste relazioni formalmente accademiche rappresentano un sostegno diretto ai massacri degli oltre 16.000 palestinesi, tra questi più di 5000 bambini, e in in generale un sostegno all’occupazione che Israele porta avanti da 75 anni sulla terra di Palestina. I rapporti tra UniBg e le università israeliane, sono direttamente accordi con Israele e le aziende che finanziano l’apparato militare israeliano. Per questo oggi l’università non è un luogo di cultura, di formazione, perché sta finanziando il massacro del popolo palestinese. ‘Cosa stiamo
imparando, cosa stiamo a fare nelle nostre aule’ uno degli slogans lanciati agli studenti ancora nelle aule. Nessuna pace senza la fine dell’occupazione israeliane.intanto si prepara il corteo |
Una giornata di mobilitazione concreta, molte sedi in Italia e altre negli Stati Uniti, in Inghilterra… verso gli studenti, che spesso non sanno cosa produce la loro università, non si rendono conto di come i governi stanno trasformando le scuole, da luoghi di cultura in luoghi di produzione per il loro sistema economico, una aziendalizzazione della scuola superiore, una riforma delle università sempre più costose per raggiungere un posto di lavoro che poi si rivela senza diritti. Una giornata per rivendicare ed allargare la mobilitazione per la Palestina, anche contestando dentro l’ateneo in modo diretto il professore di storia, quello del popolo di imbecilli, rivolto a chi ‘sta con la Palestina’, perché non conoscono la storia, perché sappiamo bene che è ora di tagliare i legami con le università israeliane che sono un sostegno ai massacri in corso, che sono appoggi all’espropriazione delle terre palestinesi, che bisogna agire contro le istituzioni e le aziende di armi israeliane che sottoscrivono accordi con Leonardo spa. Accordi bellicisti di UniBg, con Erasmus, viaggi di ricerca, con collegamenti diretti nell’esercito, fino al sistema industriale Rafael che sviluppa sistemi d’arma e tecnologia militare, testate applicate nelle zone occupate, impiegate nei check point... Un sistema di relazioni accademiche in particolare con due università. Ort Braude College che è nata su di un territorio occupato, dentro una cittadina collocata in modo strategico per il controllo di un’ampia vallata, prima popolata di villaggi rurali palestinesi e diverse religioni che convivevano, ora dopo i saccheggi e l’esodo forzato per mano militare dell’esercito israeliano, nella città che ospita il College, pochi palestinesi hanno ricevuto un la cittadinanza, perché una legge impedisce il ritorno nei villaggi ai palestinesi, possono solo frequentare le scuole arabe lontane. Questa è l’università degli Erasmus per gli studenti da Bergamo, che si occupa largamente di ricerca, per i droni ad esempio, dove i dottorati sono finalizzati all’ingresso nell’esercito. ll 97 % degli studenti sono militari attivi o passivi, cioè di leva o di riserva. La seconda università scelta per la collaborazione da UniBg, è quella di Ba llan, con al centro ancora contratti di ricerca in ambito tecnologico e scientifico per l’esercito israeliano, dove gli studenti, fatto unico in Israele, sono esentati dalla leva obbligatoria, dove gli anni di studio valgono carriere accelerate per gli ufficiali che la frequentano. Nata in tutto e per tutto per supportare IDF. Un campus sorto sui territori occupati, violando il diritto internazionale, che blocca l’accesso all’acqua, impegnata nell’annessione culturale, attraverso scavi archeologici che portano alla luce reperti utilizzati per sostituire o annientare la storia palestinese, per cancellare i palestinesi dalla loro storia.E sono continuate con interventi la denuncia e l’orrore per una strage senza fine con le scuole e gli ospedali distrutti, i bambini uccisi; la diffusione dei messaggi degli studenti palestinesi che chiedono supporto, boicottaggio, ai marchi commerciali, alle industrie, a Eni, complice dei sionisti che per loro sta esplorando il mare di Gaza, l’appello netto contro una pretesa neutralità che è solo stare dalla parte dell’oppressore, Intesa S.Paolo, grande finanziatrice dell’industria delle armi, fino a Leonardo, con i suoi droni e nuovi sistemi di puntamento laser, controllata dal governo, Crosetto/Meloni diretto sostenitore, con la vendita di armi e la collaborazione dei massacri. Un’attività quella di Leonardo che si ramifica fino al comitato scientifico della Fondazione Med-Or, di cui fanno parte docenti universitari/e e tredici Rettori/Rettrici di altrettante università statali italiane. Una presenza incompatibile, che condiziona la didattica, che deve cessare. La ricerca non deve sostenere la guerra, ogni rapporto con le università israeliane deve cessare, sostenere i diritti palestinesi contro l’occupazione e l’apartheid, cessate il fuoco immediato.
Segue la presa di posizione del collettivo delle donne palestinesi,
https://drive.google.com/file/d/11Ny2ffrc9k2Ox6p4AiGE-utJ9280e84t/view?usp=sharing
voci alternate alla denuncia verso il ruolo del rettore e della polizia, contro la repressione delle lotte, con gli agenti della Digos schierati di davanti alle porte delle aule, e ai celerini entrati nel cortile dell’ateneo.
La polizia in aiuto del rettore per impedirci di entrare in aula 2, fuori i sionisti dalle università. Solo la lotta paga, di qui non ci muoviamo!
E arriva un primo risultato, viene liberata l’aula 16 per una partecipata e ricca assemblea aperta agli studenti, e il rettore, fissa un incontro per le ore 17.00, dove si spamschera e in pratica dietro l’ipocrita affermazione ‘noi siamo per i ponti non per le fratture’ conferma lo schieramento a fianco dei sionisti, arrivando meschinamente a negare di conoscere la natura dei rapporti con le università israeliane.
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