E’ stata effettivamente una manifestazione enorme. I numeri dati da Non Una Di Meno sono reali, perché si è vista una manifestazione che non è stata solo un corteo, sia pur lungo e grandissimo, ma è stata una “invasione” delle strade di Roma, anche sui marciapiedi erano tantissime le persone che di fatto partecipavano al corteo, non si poteva proprio camminare lungo il suo percorso.
È stata una manifestazione che ha mostrato una presa di coscienza collettiva, e ha mostrato nello stesso tempo una verità: che questa possibilità di presa di coscienza – che chiaramente noi vogliamo che sia estesa a tante, tante altre persone, in particolare alle proletarie, ai proletari, alle masse popolari – che questo "moto sociale", può essere frutto solo della lotta, e questo, sabato, si è ulteriormente confermato.
Le parole, l'educazione, certo, ma solo se sono interne alla lotta. E' la lotta che trasforma le coscienze, è la lotta che rende pratica un'affermazione: senza la mobilitazione, in questo caso diretta delle donne, di tante donne, non può iniziare a cambiare nulla. Chiaramente è una lotta che per noi deve significare lotta rivoluzionaria, deve significare lotta per rovesciare questo sistema, perché senza rovesciare questo sistema niente effettivamente può cambiare.
Ciò che è stata questa manifestazione si capisce anche dalla stampa, dai giornali e dalle televisioni che riportano dichiarazioni di ministri di questo governo. In particolare ci sono state reazioni isteriche da parte soprattutto di Salvini, come gli "sconforti" della ministra Roccella che ha detto che sarebbe stata persa un'occasione. E invece è stata proprio una grande occasione che il 25 si è espressa.
I giornali, non solo quelli di destra che chiaramente sono apertamente, in maniera
spudorata al servizio del governo fascista, al servizio dei suoi neri ministri, ma anche la stampa borghese, con giornali come la Stampa, il Tempo e altre testate, hanno scritto che in realtà la mobilitazione - che c'è stata anche in altre città ma chiaramente è questa di Roma più importante -, questa manifestazione è andata ben oltre le preoccupazioni del governo, le preoccupazioni dei suoi ministri e di tutto il loro entourage.Ma vediamo in particolare su cosa i giornali, dando voce a Salvini e ad altri esponenti politici, concentrano la loro rabbia e cosa li preoccupa soprattutto?
Possiamo sintetizzarle in tre questioni, tre questioni che tra l'altro sono loro che mettono insieme, che mettono sullo stesso piano, e questo dà il segno effettivo di come e per cosa ha inciso questa manifestazione sul governo.
Tre questioni, dicevamo:
uno, il blitz, la forte giusta protesta che c'è stata a Roma contro il movimento Pro vita. Qui lo scontro è stato essenzialmente contro la polizia. La polizia che ha dimostrato - chiaramente nessuno di noi, né le femministe ecc. pensa che la polizia ora sia dalla parte delle donne, assolutamente no! - che sta sempre e solo dalla parte dei reazionari. Si è vista la polizia difendere i reazionari/fascisti "Pro vita", manganellando, fermando, ferendo alcune femministe, alcune donne che protestavano. Il 25 novembre è venuta in scena anche in questo blitz l'oscena ipocrisia sulla polizia portata avanti dal governo, dagli spot televisivi, quando in realtà, la polizia non può che dare solo repressione, manganellate, arresti, per cercare di impedire con la repressione che la lotta vada oltre una manifestazione pacifica, grande.
La seconda questione - che chiaramente non gli è andata proprio giù - è la solidarietà verso la Palestina, verso la resistenza del popolo palestinese. I giornali se la prendono con alcuni passaggi del comunicato di Non Una Di Meno che dice che siamo con la Palestina e denuncia l'azione dello Stato di Israele, della colonizzazione ecc..; ma gli attacchi sono stati fatti soprattutto verso il cartello e le locandine, i manifesti, gli slogan che il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario ha portato e gridato a Roma, in cui dicevamo “siamo tutte palestinesi e siamo con la resistenza del popolo palestinese e con le donne che trasformano il loro dolore, il sangue, le loro lacrime in armi”, perché questo è giusto, perché questo è necessario contro un Israele genocida, un Israele neonazista. Questi cartelli, gli slogan che lo stesso Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario ha fatto: “Israele, criminale/Palestina immortale”, hanno fatto gridare allo scandalo. Sono venuti - non sappiamo se spontaneamente o mandati - anche dei pseudo intervistatori a chiedere: “ma sì, va bene le donne palestinesi, ma ci sono gli stupri subiti dalle donne israeliane, e voi che cosa dite? “ A un certo punto dalle compagne dell'MFPR sono stati giustamente cacciati questi pseudo giornalisti.
Il terzo aspetto che racchiude tutto il livore da parte del governo, della sua stampa e dei padroni, sono chiaramente gli attacchi al governo Meloni. Su questo sono stati gli interventi, lo striscione, i cartelli portati dal Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario che sono stati attaccati dalla stampa e sono stati stigmatizzati. In essi avevamo denunciato che questi femminicidi, gli stupri sono fatti da uomini che odiano le donne, ma in realtà sono preparati dal governo e dallo Stato. In altri cartelli e interventi avevamo detto che “bisogna scatenare la furia delle donne contro questo governo, perché si rovesci il governo Meloni e questo Stato”. Ma questa verità non si può assolutamente dire!
Diceva Mao Tse Tung: quanto il nemico ti attacca, vuol dire che sei nel giusto, vuol dire che quello l'ha colpito.
Per concludere, vogliamo anche accennare a un'altra questione. Dopo l'assassinio di Giulia, la Meloni ha cercato di usare un'altra tattica, cioè di usare la manifestazione del 25 novembre delle donne per frenare in realtà la lotta, per riprendersi tutte le forti denunce, la rabbia e cercare di deviarle. Questo è stato fatto con una campagna demagogica, ipocrita e veramente odiosa, fatta da tutti usando le televisioni. A un certo punto è sembrato che eravamo diventate una sorta di spot pubblicitario per Mediaset. Così siamo arrivate a questa ventilata unità, cercata in maniera forte dalla segretaria del PD, unità tra governo e opposizione.
Noi abbiamo detto NO, voi non ci incantate! E in un manifesto, che è stato sottolineato anche dalla stampa, veniva denunciata questa unità sui nostri corpi: “non il nostro nome” abbiamo detto.
Questa unità con chi ogni giorno ci toglie anche i minimi diritti con il suo moderno Medioevo, noi non la vogliamo! Noi respingiamo, smascheriamo questa unità, questa campagna che sarebbe per difendere le donne contro i femminicidi e gli stupri e invece cerca di impedire l'effettiva lotta delle donne, l'effettivo "incendio" che le donne devono fare/hanno bisogno di fare; una campagna che vuole inglobare il movimento delle donne.
Ecco, questo non succederà! E speriamo che la grande mobilitazione vasta che c'è stata il 25 novembre continui anche in tutti questi altri giorni.
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