sabato 2 dicembre 2023

pc 2 dicembre - Milano oggi corteo per la Palestina - Intervento su Controinformazione rossoperaia del 29/11 sulle mobilitazioni a Milano

Corteo indetto da tutte le comunità palestinesi, concentramento alle ore 15.00 Piazza Cimitero Monumentale

Tutte e tutti in piazza in solidarietà al popolo Palestinese

Per il diritto ad una pace giusta

Senza più apartheid e senza più l’occupazione militare sionista.

FERMIAMO I BOMBARDAMENTI – BASTA PULIZIA ETNICA

Per il diritto a Resistere contro un’occupazione militare che dura da 75 anni.

Per il diritto ad esistere come popolo sulla propria terra.

Intervento dalla Controinformazione rossoperaia ORE 12

Tutti devono sentire le parole Samah Jabr, giornalista a Gaza, che dice “resistere, resistere, resistere/contro il sionismo e la sua violenza, ora e sempre resistenza”. Noi dobbiamo partire dalla resistenza delle donne palestinesi, dalle loro lacrime che si devono trasformare in armi contro lo Stato d’Israele, come hanno detto giustamente le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario a Roma.

A Milano, alle prime mobilitazioni, il governo e anche le forze dell’ordine hanno tentato di impedire che ci fossero le bandiere palestinesi nelle scuole, ma grazie alla giusta e subito immediata mobilitazione che c'è stata a Milano e che ancora oggi c'è, questo è avvenuto. Ma ricordiamoci che in tutti i paesi, anche in Palestina, ci sono le forze dell’ordine e la polizia contro il popolo, come quelle dell’Autorità Nazionale Palestinese. Noi non abbiamo amici, gli unici amici sono i popoli, i nostri fratelli che alzano la testa e lottano.

La resistenza del popolo palestinese ha aperto la strada anche alla solidarietà internazionale.

Noi da parte nostra dobbiamo colpire il nostro governo, il nostro Parlamento che sono i responsabili, non bastano poche voci che dicono NO in Parlamento, bisogna trasformarle in azioni, in manifestazioni.

A Milano, il 25 novembre, nonostante ci sia stato un presidio e non una manifestazione, sono stati ancora messi al centro i caratteri centrali della resistenza palestinese, con interventi che hanno ribadito una cosa ben precisa: la tregua non basta, tutta la Palestina deve essere liberata. Tutti gli interventi dei palestinesi, dei giovani studenti, delle donne, della comunità e delle associazioni palestinesi sono

incentrati su un punto importante: che le mobilitazioni a livello europeo dei popoli, dei solidali, stanno squarciando il velo su ciò che succede in Palestina anche all'interno dell'Unione europea. E' ben certo che dopo la tregua il governo israeliano, con il supporto dei paesi imperialisti, continuerà con la sua politica di pulizia etnica. Ma in questi interventi c'è anche la denuncia della politica estera dell'Italia, del governo Meloni, che non si schiera con la gran parte dei cittadini italiani che chiedono la fine dell'occupazione militare.

Così come è stato messo messo al centro, in particolare dagli studenti, dagli universitari, che stanno facendo una battaglia all'interno dell'università, che gli studenti sono al fianco del popolo palestinese, contro l'imperialismo, il sionismo e i governi che lo appoggiano, e anche contro i rettori che nell'università stanno comunque appoggiando questo massacro.

Per non parlare della voce delle donne, delle giovani donne, che hanno detto chiaramente anche dal palco che non ci può essere Palestina libera senza libertà per tutte le donne, e collegando questa mobilitazione con la lotta contro il patriarcato, denunciando il femminismo liberale, o meglio borghese, che dice che le donne musulmane devono essere liberate - non si capisce bene da chi - perché sono sottomesse, quando invece hanno un ruolo centrale di protagonismo nella resistenza a Gaza, e in tutta la Palestina si è ben visto questa questa grande forza delle donne.

E' stato anche detto, con la gioia delle immagini e dei video della liberazione dalle prigioni di Israele delle donne, dei giovani, addirittura bambini, che questa dello scambio tra ostaggi e prigionieri non è una concessione venuta dal nulla, ma il risultato dell'eroica resistenza palestinese, dell’importanza della giornata del 7 ottobre, dove il popolo palestinese ha rialzato nuovamente la testa, è passato all'attacco e vuole andare avanti fino alla liberazione di tutta la Palestina.

Le giovani studentesse hanno letto poi una parte di un comunicato della giornata del 25 novembre, dove hanno detto: “noi siamo in lutto, ma siamo in lotta, noi siamo in lotta contro il patriarcato e contro l'occupazione sionista. Noi vogliamo aprire uno spazio femminista post coloniale, antimperialista e soprattutto antirazzista... e affermare la centralità delle lotte".

Altri interventi come quelli dei giovani palestinesi hanno portato una forte denuncia del governo italiano: proprio in quei giorni Crosetto era andato ancora ad incontrare i ministri israeliani per dare tutta il suo sostegno al massacro che stanno facendo; così come la denuncia dei media, della stampa. Questi giornalisti, devono studiare la storia, devono leggere gli stessi storici antisionisti, come lan Pappé che chiariscono effettivamente quello che oggi lo stato di Israele sta compiendo contro il popolo palestinese è esattamente quello che hanno compiuto i nazisti contro gli ebrei.

Certo, qualcosa sta cambiando anche a livello dei media. Qualche giornalista, come la Goracci, parla di Nakba, dice che importante per andare a riscoprire la storia palestinese è Darwish, il grande poeta palestinese che, attraverso la sua vicenda, ha fatto una ricostruzione storica precisa, mettendo al centro che il nazismo è il nemico dei popoli, ma ponendosi anche la domanda: “ma chi ha vissuto tutto questo perché oggi ripropone ancora questa cosa contro i palestinesi? Quindi la battaglia contro i media, contro la stampa è parte della lotta pro Palestina. Anche sulla questione degli "ostaggi" i mass media fanno il loro mestiere di disinformazione, parlano di “ostaggi” quando gli ostaggi veri da decine di anni sono i palestinesi nei Territori occupati.

Ma la cosa molto importante in questa mobilitazione è lo spirito della piazza. Una donna non giovanissima ha interrotto un compagno dicendo chiaramente: "Gaza è libera, hanno occupato tutto il mondo arabo, ma Gaza è libera", rivendicando che in quella terra esiste un'organizzazione forte che comunque, al di là di come la pensano i vari compagni, ha aperto e dato forza al popolo di resistere e dal 7 ottobre anche di contrattaccare. Quindi è da qui che bisogna partire e non si può fare un passo indietro nell’analizzare la lotta palestinese rispetto alla fase attuale.

Certo, quando noi riusciremo a legare tutte le forme di conflitto in fabbrica, nelle scuole, nelle donne, alla lotta internazionalista riusciremo a fare un passo in avanti. Questo oggi va fatto nel fuoco di questa lotta di solidarietà internazionale con la Palestina, sporcandosi le mani, come nel nostro piccolo stiamo cercando di fare dalla giornata del 17, ma anche prima, portando il discorso tra gli operai nelle fabbriche, per fare schierare i lavoratori, per prendere posizione, per costruire dei momenti di discussione, delle assemblee, delle fermate, un'ora di sciopero. Perché tutto questo deve, come è successo in altri anni, diventare un movimento, come lo è stato quando gli operai hanno preso coscienza che il nostro "Vietnam" era la fabbrica.

Ed è proprio questo aspetto che abbiamo portato nel nostro intervento nella manifestazione a Milano, parlando dell'importanza della campagna internazionale di sostegno al popolo palestinese lanciata dal 2 all'8 dicembre dall'appello del Partito Comunista dell'India Maoista, nell'anniversario dell'Esercito di liberazione popolare e sostenuta dal Comitato di solidarietà con la guerra popolare in India, contro la guerra contro Gaza condotta dal fantoccio dell'imperialismo statunitense, lo stato fascista di Israele, contro il massacro del popolo palestinese e a sostegno della lotta di liberazione della Palestina. Questa settimana internazionale è importante perché viene lanciata da un Partito che sta combattendo una guerra popolare di liberazione contro il fascismo induista di Modi, servo dell'imperialismo e della sua borghesia interna in India, che schiaccia gli operai, le donne, il popolo, che li vuole annientare, come la stessa Israele vuole annientare il popolo palestinese. Perché, come abbiamo già detto in altre occasioni, meglio di "Hamas" c'è la guerra popolare, c'è la guerra di liberazione dei popoli che è la strada che deve essere impugnata anche in Palestina. Il popolo trova la sua strada, ma tutti noi dobbiamo fare la nostra parte nel nostro paese e quindi legare gli interventi tra i lavoratori alla lotta alla lotta/unità internazionalista dei proletari e dei popoli di tutto il mondo.

E' utile in conclusione chiarire alcune cose: un conto sono gli interventi positivi della comunità palestinese, delle varie associazioni palestinesi, dei giovani palestinesi d'Italia, degli studenti palestinesi, altro sono interventi che vanno in una direzione opposta, riportando al centro delle illusioni,come ad esempio chi interviene a nome dei 5Stelle e di Di Battista che dicono che per fermare l'ondata delle destre in Europa e della reazione aperta come nel nostro paese, bisogna cambiare il voto, che con il voto si possono cambiare le cose.

La Resistenza contro il fascismo nel nostro paese non è stata certo questa. La Nuova Resistenza che è necessaria anche oggi deve muoversi su un altro piano che è quello di costruire la forza, la coscienza, l'organizzazione e l'autonomia politica delle masse per trovare la strada di liberazione anche in Italia collegandoci con il faro che è stato riaperto in Palestina. Perché ieri come oggi abbiamo gli stessi nemici da combattere che sono i padroni, i loro governi, i loro Stati imperialisti che schiacciano i lavoratori nei loro paesi che schiacciano i popoli a livello internazionale.

Non siamo neanche d'accordo con una posizione che è stata espressa dal palco rispetto alla polizia, in cui si è detto: “vogliamo ringraziare le forze dell'ordine per mantenere tutto in ordine... che anche loro prendono il freddo... anche loro lavorano come noi... un applauso alle forze dell'ordine d'Italia...grazie all'Italia che ci permette di manifestare per la Palestina... sono fiera di essere italiana nonostante quello che fa il governo Meloni”...

Me è esattamente il contrario! Tutto quello che stiamo facendo, lo stiamo facendo perché ci sono delle mobilitazioni, delle azioni che permettono tutto questo, non certo perché ci sono delle concessioni.

La polizia in tutto il mondo è la forza armata che sostiene gli Stati e i governi per opprimere i popoli, per opprimere i proletari.

Dobbiamo andare avanti nella chiarezza di linea e prassi, e trovare sempre più l'unità necessaria per sostenere fino in fondo la battaglia della resistenza palestinese e la battaglia per la Nuova Resistenza anche nei nostri paesi, per cambiare veramente i rapporti di forza e lo stato di cose, abbattendo questo sistema e questo Stato.

Nessun commento:

Posta un commento