Noi invece raccogliamo con forza l'appello che ha fatto anche Elena, la sorella di. Giulia: non serve il silenzio, serve gridare, serve fare rumore. E serve anche lottare a 360 °, perché i femminicidi, la violenza sulle donne sono sicuramente uno dei prodotti più orrendi di questa società capitalista in cui noi viviamo, ed è chiaro che non possiamo illuderci che le cose possano cambiare anche ottenendo dei risultati - ci vogliono pure le battaglie quotidiane per i centri antiviolenza, per i servizi gratuiti per le donne, per l'indipendenza economica delle donne, è chiaro che queste battaglie ogni giorno si devono fare, e in questo senso cerchiamo anche di organizzare le lavoratrici - però non ci possiamo fermare a questo, dobbiamo andare alla radice, e la radice è la società in cui viviamo; mettendo in campo una lotta che noi riteniamo sia quella rivoluzionaria per rovesciare questa società e aspirare a una nuova società, Se non lottiamo per questo, i femminicidi continueranno, continuerà la violenza sulle donne.
In questa fase tra l'altro abbiamo un governo fascio-sessista, impregnato di personaggi
fascisti che difendono gli stupratori, alla La Russa maniera, che dicono che "ce la siamo cercata noi", che comunque considera le donne solo buone per fare figli, vedi la Meloni con tutta la campagna ideologica e pratica sulla questione delle nascite, mentre ci colpiscono ogni giorno sempre di più sul lavoro, rendendoci sempre più precarie e disoccupate, quindi togliendoci anche quella minima base che potrebbe essere l’indipendenza economica, e questo governo ha fatto anche un salto di qualità in questo senso.Le leggi come il "Codice rosso", che sono leggi improntate solo su più repressione, vittimizzazione delle donne, le rigettiamo al mittente. Ma rigettiamo pure al mittente la richiesta vergognosa, elemosinante di una come la Schlein che chiede alla Meloni: per la violenza, uniamoci e troviamo una soluzione. Ma finiamola! non sono queste le soluzioni che possono risolvere il problema!
Quindi, è chiaro l'unica soluzione è la Rivoluzione! E bisogna lavorare in tal senso. Non è facile, è un lavoro di lunga durata, però ci proveremo.
Oggi vogliamo anche dedicare questa manifestazione alle donne palestinesi, e a tutte le donne che nel mondo subiscono violenza, dalle donne iraniane alle donne indiane. Però, in questo momento che c'è questo attacco gravissimo alla Palestina, siamo qui per dire chiaramente che noi siamo al fianco delle donne palestinesi e della resistenza del popolo palestinese e che la solidarietà reale che possiamo dare a queste donne è quella di combattere il nostro governo che invece è complice del genocidio del popolo palestinese.
Domanda di una intervistatrice: Senti, prima ci parlavi che vi state occupando anche di mobilitare ad esempio le lavoratrici, in questo periodo ci sono numerose manifestazioni, a partire da quelle del sindacalismo di base, della Cgil, mobilitazioni in solidarietà con il popolo palestinese. Che cosa state facendo nello specifico per far sì che le donne diventino protagoniste, appunto della mobilitazione?
Nelle diverse città in cui siamo, organizziamo alcuni settori di lavoratrici. Per esempio io vengo da Palermo e in particolare mettiamo sul campo delle battaglie con le precarie delle cooperative sociali che si occupano di servizi in appalto nelle scuole; a Taranto abbiamo le operaie dell'appalto ex Ilva, le precarie degli asili nido, le operaie di un'altra fabbrica, Tessitura Mottola, che proprio in questi giorni stanno lottando insieme ai loro colleghi e loro sono in prima linea e stanno bloccando praticamente i cancelli della fabbrica per non far uscire le macchine, perché il padrone vuole portarle via, vuole licenziare tutti, e stanno facendo questa battaglia forte. I nuovi padroni che vogliono subentrare dicono che hanno intenzione di assumere solo i maschi e non le operaie donne, e quindi entra sempre il discorso della discriminazione, della doppia oppressione nelle vicende legate alle lavoratrici. E così le operaie del salumificio Beretta a Trezzo, in provincia di Bergamo, che stanno lottando contro condizioni allucinanti in fabbrica, soprattutto di non-sicurezza sul lavoro.
Con le lavoratrici della scuola sosteniamo le battaglie sindacali che fanno, però il lavoro che facciamo è di cercare di spingere queste lavoratrici anche a guardare oltre la mera “lotta sindacale”, che poi è necessaria, perché cerchiamo di fare capire loro che anche se conquisti un piccolo risultato poi domani il padrone se lo ripiglia con tutti gli interessi. Quindi da un lato sosteniamo le battaglie sindacali che fanno, dall'altro lato siamo riuscite a coinvolgerle anche in iniziative che non sono prettamente sindacali, vedi oggi portare alcune qui a questa manifestazione. Quindi cerchiamo di fare questo lavoro, perchè vanno bene le battaglie immediate però se non le inseriamo in una prospettiva più ampia di lotta che miri a lottare contro l'intero sistema, non ce la facciamo.
Domanda dell'intervistatrice: Mi dicevi che bisogna combattere, cercare di cacciare questo governo perché nonostante si celi dietro la faccia della prima donna premier, sta attuando misure antipopolari e contro le donne… il fatto che sia donna la Meloni, non dovrebbe essere dalla parte delle donne?
Donna non significa classe, Meloni è della classe borghese, quindi non può essere sicuramente dalla nostra parte. Essere donna non significa che siamo tutti uguali, assolutamente. Meloni fa parte di una classe, porta avanti gli interessi di una classe che ha il potere, sicuramente non porta avanti i nostri interessi. Per non parlare di come sta rispondendo alla questione della violenza contro le donne: questo Codice rosso è offensivo nei confronti delle donne, è solo aumento delle pene, se loro pensano di risolvere il problema della violenza e dei femminicidi con il Codice rosso - con tutto il rispetto per Giulia e per tutte le donne che sono morte - ci sarebbe veramente da ridere: è solo più pene, più carcere. Abbiamo visto che ci sono tante donne che hanno fatto denunce ma i femminicidi succedono lo stesso, gli stupratori si mettono in carcere e dopo poco escono. Quindi questo aumento della repressione da un lato non serve a frenare uccisioni e stupri, dall'altro vuole vittimizzare le donne.
Domanda dell'intervistatrice: In questa piazza ci sono tanti obiettivi che vengono portati su striscioni, su cartelli, secondo te quali sono le più importanti e qual è il governo per cui bisogna lottare affinché appunto le attui?
Partiamo da un fatto: noi diciamo che ogni governo dei padroni va combattuto, quindi non c'è un governo amico nei confronti dei proletari, delle proletarie. È chiaro però che non diciamo che i governi sono tutti uguali. Il governo Meloni, per esempio, dire che è solo in continuità col governo precedente di Draghi per noi non è corretto, nel senso che se da un punto di vista economico magari questo governo ha continuato alcune misure che avrebbe fatto anche Draghi, vedi il reddito di cittadinanza, ecc, però dall'altro lato questo governo ha fatto un salto di qualità proprio in termini che noi diciamo di moderno fascismo, cioè nel senso che ideologicamente, politicamente, ha fatto un salto di qualità nel restringere ancora di più gli spazi democratici, nel rendere sempre di più tutto quanto in senso reazionario, vedi la legge sul premierato, ecc ecc... Questo governo della Meloni dice che dobbiamo fare figli e che le donne danno un contributo sociale solo se fanno figli, figli che non devono essere messi al mondo per una nostra libertà di scelta, ma per fornire braccia nuove da sfruttare per i padroni o corpi da buttare nelle guerre per la patria, questo governo avanza nell'ideologia di Dio/Patria/Famiglia, messa ora in forme moderne.
La Meloni è una che si dice donna cristiana e madre e noi ci chiediamo: e tutti i bambini morti in mare? Se l'avessi davanti glielo direi. Morti in mare, gente che scappa dai paesi oppressi, dove ci sono le guerre, la miseria, grande repressione.
Quindi in questo momento è chiaro che noi dobbiamo combattere questo governo sotto ogni aspetto, per cacciarlo.
Come battaglie immediate che in questo momento possiamo ritenere importanti anche per le stesse lavoratrici, c'è sicuramente la difesa del lavoro, ma anche la questione del salario minimo, che non è posta alla maniera del Pd, Ci sono tantissime lavoratrici che sono veramente sottopagate, supersfruttate, quindi in questo momento per noi, a parte la difesa del lavoro, una delle lotte importanti è quella per il salario, perché al di là della guerra che comunque ha inciso sull'abbassamento dei salari, è chiaro che siamo in un sistema capitalistico dove i padroni ancora di più accentuano quelle leggi che ci sono alla base per fare sempre più più profitto e dare sempre meno agli operai.
Però è chiaro che ogni battaglia immediata, se non la inseriamo in quell’ottica di lunga durata, diventa poi una battaglia riformista che non ci porta a niente. Infatti anche nei confronti di Non Una di Meno: noi partecipiamo alle manifestazioni di Non Una di Meno, sicuramente valorizziamo ciò che è giusto, però non condividiamo quando Non Una di Meno sfocia in una logica riformista. Perché non può bastare, naturalmente.
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