A Genova oltre mille in piazza per la Palestina
GENOVA - Al grido di "Palestina libera-Israele fascista Stato terrorista" è partito da piazza Caricamento a Genova il corteo regionale per la Palestina organizzato dal movimento Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (Bds) a cui hanno aderito numerose altre associazioni, partiti e sindacati.
Oltre un migliaio i manifestanti in piazza tra la bandiere palestinesi. Gli organizzatori hanno chiesto al microfono di abbassare le bandiere dei partiti, cosa che è stata fatta. Presente anche un gruppo di profughi palestinesi. 'Free Palestine', 'Free Gaza', 'Generazione dopo generazione fino alla liberazione', 'Stop genocide', 'Fermate i bombardamenti', 'le vite palestinesi contano' e 'Fuori Israele dall'Università': sono alcuni degli striscioni e dei cartelli in mano ai manifestanti.
Presenti le rappresentanze di studenti universitari e delle scuole genovesi con lo striscione "Studenti e operai con la Palestina".
Genova, facoltà di Lettere occupata da 10 giorni a sostegno della Palestina
GENOVA - È arrivata al decimo giorno consecutivo l'occupazione della facoltà di Lettere e Filosofia
dell'Università di Genova in via Balbi 4 portata avanti da un gruppo di studenti in solidarietà con il popolo palestinese. 'Stop bombing Gaza', 'Intifada fino alla vittoria', 'In solidarietà alla resistenza palestinese': sono alcune delle scritte sugli striscioni, sui volantini e con lo spray sui muri all'ingresso della facoltà.Lo storico israeliano Ilan Pappé ha partecipato a un incontro con gli studenti nella biblioteca universitaria di Genova. "La solidarietà dev'essere transnazionale per essere potente - sostiene Pappé -. È urgente che si crei una coalizione palestinese globale che possa fare in modo di contrapporsi al sionismo".
"Non penso che la situazione in Palestina abbia a che vedere con un conflitto tra ebraismo e islam, non si tratta di un conflitto religioso, il sionismo è diventato un movimento secolare molto tempo fa e il movimento per la liberazione della Liberazione ha avuto leader sia islamici che cristiani. - commenta lo storico israeliano - Io credo che sia un conflitto radicato in due principi: la terra e le persone, la geografia e la demografia, la differenza tra chi controlla la terra e chi la abita. È vero la religione rafforza l'ideologia, ma non è il motivo dell'oppressione palestinese. Non credo che se avessimo più persone laiche da entrambe le parti avremmo una maggiore probabilità di risolvere il problema. Penso che l'unico modo per risolverlo sia affrontarlo alla radice, quello che gli accordi di Oslo non hanno fatto, Arafat lo capì forse troppo tardi. Il solo modo per arrivare alla pace è liberarci del sionismo".
Nessun commento:
Posta un commento