Mentre i risarcimenti alle parti civili, operai, abitanti dei quartieri inquinati, devono partire subito. Nel mese nuova assemblea, presidio al Tribunale delle parti civili organizzate dallo Slai Cobas per l'azione di risarcimento della provvisionale - per cui nulla cambia a fronte di questa assurda e ridicola pretesa di trasferimento del processo.
LEGGI IL "MEMORIALE PROCESSO ILVA "AMBIENTE SVENDUTO"!
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Gli avvocati dei Riva, in particolare l'Avv. di Fabio Riva, Luca Perrone, ci ritentano (non fosse altro che per allungare i tempi del processo, ora in appello, come sempre hanno fatto durante il processo di 1° grado) - vedi in calce articolo sulla GdM del 8.9.23
Anche
nel giugno 2014 con un’istanza mastodontica, di 190 pagine, gli
avvocati ben pagati dei Riva, di dirigenti dell’Ilva, ecc. hanno chiesto
la remissione del processo da Taranto, usando motivazioni di una
storia, avvenimenti in fabbrica e a Taranto visti e distorti dai
capitalisti e loro corte.
Scrivemmo allora: "E’ chiaro
soprattutto l’intento di mettere i bastoni tra le ruote di questo
processo, per allungarne fin da subito i tempi, già di per sè enormi.
Ma è altrettanto chiara l’operazione politica, ideologica che descrive il capitalismo come il bene, le
Se è questo il “processo” a cui si preparano i Riva e i loro avvocati, gli operai più coscienti dovrebbero da parte loro fare di questo processo una “guerra” di classe. Noi la faremo!
E ancora scrivevamo nei giorni successivi:
"Gli avvocati dei Riva già hanno iniziato il loro ruolo per “svitare i
bulloni” della macchina processuale e impedire che Riva e i suoi
complici paghino per le migliaia di morti e ammalati in fabbrica e in
città, per il gravissimo inquinamento ambientale.
Sappiamo bene che
già di per sè il processo, per le norme borghesi su cui si regge fondate
su una strutturale ingiustizia di classe, non potrà mai dare vera
giustizia agli operai e alle masse popolari; ma in questo mega processo all’Ilva se ne vedranno di tutti i colori, di più e peggio...
Il
19 giugno si aprirà con la richiesta degli avvocati dei Riva di
spostamento del processo da Taranto, perchè farlo qui non garantirebbe
la sua “imparzialità”.
Per sostenere questa richiesta gli avvocati
utilizzano, pro domo interesse padronale, anche alcune delle stesse
motivazioni che sono state dette in questi anni e mesi nelle varie
denunce: lo strettissimo legame oggettivo tra la fabbrica e la città,
l’enorme peso schiacciante e mortale dell’Ilva sulla vita di migliaia di
operai e cittadini, l’allarme e l’opposizione sociale, ecc.
Ma proprio queste stesse motivazioni portano, invece, al fatto che il processo DEVE ESSERE FATTO A TARANTO!
Perchè
una concessione a tale richiesta di trasferimento punterebbe
chiaramente a rendere molto morbida e più neutrale la vicenda
processuale; perchè inevitabilmente si vorrebbe attutire tutta la
gravità, la brutalità scientifica “senza attenuanti” della politica
padronale di perseguire il profitto sulla vita e sulla morte degli
operai e dei cittadini; perchè si vorrebbe togliere questo processo
da sotto gli occhi, le orecchie, la presenza, anche nelle udienze, degli
operai, degli abitanti dei quartieri inquinati, per renderlo un
processo “normale”, asettico, in cui la possono far da padrone i vari
articoli di legge, i codicilli, le varie possibilità di “eccezione” che
il codice stesso consente... così che male che possa andare si arrivi
alla prescrizione...
Questo processo, invece, ha un senso, può avere un minimo messaggio di giustizia,
se non è “neutrale”, ma si carica di tutto il peso delle vite spezzate,
se i morti attraverso i vivi possano gridare le loro accuse!
IL PROCESSO DEVE RIMANERE A TARANTO!
I
sindacati confederali cercano di trasformare il processo a Riva e
complici in un circo e in una farsa; loro che sono stati in tutti questi
anni corresponsabili, lasciando mano libera a Riva ora si costituiscono
parte civile!
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Per comprendere cosa è il "processo Ilva" richiedi e leggi il memoriale: slaicobasta@gmail.com
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DALLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO del 8 settembre 23
Ex Ilva di Taranto, Riva contro i giudici: «Il processo è da spostare»
La difesa dell’ex patron accusa: «I magistrati abitano accanto alle parti civili»
Francesco Casula
TARANTO
- Il processo «Ambiente svenduto» sulle emissioni velenose dell’ex Ilva
non può celebrarsi a Taranto. È quanto sostengono i difensori dei
principali imputati nel maxi processo che il 31 maggio 2021 portò a 26
condanne nei confronti della famiglia Riva, ex proprietaria della
fabbrica, dei dirigenti e di alcuni esponenti della politica locale e
regionale... Dopo il deposito delle motivazioni, tutti gli imputati,
condannati e non, hanno depositato il ricorso in appello contro la
decisione di primo grado per chiedere l’annullamento della sentenza...
...La
difesa di Fabio Riva, condannato a 22 anni di carcere. Nelle 1985
pagine che compongono l’atto, l’avvocato Luca Perrone, ha sostenuto che
la sentenza di primo grado «ha operato una ricostruzione della vicenda
Ilva in nulla condivisibile, se non surreale» che secondo il
professionista tarantino ha un filo rosso riassumibile nell’accusa mossa
a Riva: «non hai fatto nulla, se hai fatto qualcosa lo hai comunque
realizzato in ritardo e con una finalità di produzione e di profitto e
non già di tutela della salute umana e dell’ambiente».
L’avvocato
ha inoltre ricordato il procedimento penale che ha visto Fabio Riva
imputato dinanzi al tribunale di Milano in cui per l’imputato è assolto
nei diversi gradi di giudizio: in quell’occasione, ha sottolineato la
difesa, «sono stati riconosciuti cruciale gli ingenti investimenti
operati per migliorare gli impianti, che, in questa sede invece, ancora
oggi risultano ostinatamente negati o derubricati quanto ad importanza,
rilevanza e, soprattutto, finalità».
Ma tra le diverse cose
contestate, spicca la nuova richiesta di trasferire il processo in
un’altra sede. Una istanza già avanzata negli anni scorsi e rigettata
dalla magistratura ionica... La difesa ha evidenziato come molti di loro
vivano negli stessi quartieri in cui risiedono numerose vittime che in
primo grado hanno ottenuto il risarcimento: questo, secondo la difesa,
dimostra come i giudici siano da considerare come soggetti danneggiati
dalle emissioni dello stabilimento siderurgico...".
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