Nuove iscrizioni sul registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sui cinque operai travolti da treno mentre lavoravano sui binari
Salgono a sei gli indagati per la strage di Brandizzo, con la morte di cinque operai travolti da un treno mentre stavano eseguendo dei lavori di manutenzione sui binari.
Il nuovo atto d’indagine dei magistrati di Ivrea si concretizza nell’iscrizione sul registro degli indagati di Franco Sirianni, il titolare della Sigifer, la società di Borgo Vercelli per la quale lavoravano le vittime. Non solo. Accanto al suo nome compaiono quelli di altri tre dirigenti dell’azienda: due sono familiari di Sirianni, Simona e Daniele, e hanno un ruolo nel board; il terzo è Cristian Geraci ed è il direttore tecnico (sono assistiti dagli avvocati Paolo Grasso e Pierpaolo Chiorazzo).
Infine, sulla base della legge 231 la Procura chiama in causa anche la società come persona giuridica (difesa dall’avvocato Alberto De Sanctis). Per tutti l’accusa è omicidio plurimo e disastro ferroviario colposi. Accuse che, nella formula del dolo eventuale, sono ipotizzate anche nei confronti
di Antonio Massa, il tecnico di Rfi che avrebbe dato il via libera ai lavori senza aspettare di avere l’autorizzazione e la garanzia che il traffico ferroviario fosse sospeso, e Andrea Girardin Gibin, dipendente Sigifer e caposquadra delle vittime.Il passo in avanti dei pm eporediesi era nell’aria da giorni, in seguito alle numerose testimonianze di colleghi ed ex degli operai morti. Dai loro verbali sarebbe emerso come scendere sui binari per la manutenzione prima del blocco della linea fosse prassi consolidata. Un sistema dettato dalla necessità di chiudere il più in fretta possibile il cantiere. Alcuni hanno raccontato di incidenti «sfiorati» e di procedure disattese forse con un po’ di leggerezza. La strage di Brandizzo poteva essere evitata se tutte le direttive di sicurezza fossero state rispettate. Su questo non ha mai avuto dubbi il procuratore capo Gabriella Viglione. E la riprova sta nelle telefonate registrate sul server di Rfi che restituiscono la voce della dirigente manutenzione in servizio a Chivasso, Vincenza Repaci, che per ben tre volte dice a Massa di non iniziare i lavori, che «deve passare ancora un treno». Anche Girardin Gibin, secondo la Procura, era al corrente che non ci fosse l’autorizzazione.
Ora le nuove iscrizioni aprono la strada ad ulteriori letture: quanto accaduto il 31 agosto non è un caso isolato. E anche il video girato dal 22enne Kevin Laganà mezz’ora prima di morire avvalora questa tesi. «Ragazzi, se vi dico treno… buttatevi di là», dice Massa nella registrazione. Gli operai sorridono e sembrano tranquilli: l’impressione è che per la squadra non sia così strano lavorare in condizioni molto rischiose. Nei prossimi giorni verrà estesa agli indagati la possibilità di partecipare alla consulenza tecnica irripetibile su scatola nera del treno, tablet dei macchinisti e sui cellulari di due vittime recuperati sui binari.
ORE 12 CONTROINFORMAZIONE ROSSOPERAIA AVEVA DETTO LUNEDI 11 SETTEMBRE e scritto su questo blog il 12 settembre
La strage di Brandizzo è ancora calda. L'inchiesta è appena partita. Ma, a proposito: è mai possibile che nessun provvedimento, di nessun genere, sia stato preso subito verso il padrone della Sigifer? E’ possibile che finora gli unici indagati siano i compagni di lavoro che sono sopravvissuti alla strage? Un'inchiesta dettagliata dovrà stabilire le altre responsabilità, ma si poteva già indicare nel padrone della Sigifer - e chiaramente nella grande madre dell’appalto FF.SS, - dei responsabili per lo meno oggettivi di questa strage.
Un articolo del Fatto Quotidiano dice: “quanto percepivano di maggiorazione per lavorare tra le 22 e le 6 i cinque operai travolti dal treno?”: percepivano 2 euro e 60 centesimi in più a l'ora rispetto alla paga base, per lavorare di notte sui binari! E’ questa è la “maggiorazione notturna” che percepivano gli operai della Sigifer”, e questo lo si rileva dalla busta paga. Scavavano con le pale i pietrischi dei binari quando sono stati travolti e le buste paghe ci stanno a raccontare qual’era l'effettiva condizione salariale: €2 lordi a l’ora per lavorare in questa fascia assai pericolosa. Una elemosina!
L'inquadramento poi di questi lavoratori: delle cinque vittime uno era un manovale al primo livello, due erano operai comuni di secondo livello e due erano operai specializzati di terzo livello. Ebbene, tutti per il tipo di lavoro dovevano essere almeno di terzo, di quarto o quinto livello, per il grado di professionalità che richiedeva, oltre che per il grado di pericolosità.
I lavoratori sono in questa maniera oltremodo ricattabili ed è chiaro che pur di aumentare il loro salario accettano condizioni di lavoro, contratti e livelli inferiori a quelli che gli toccavano. Ma questo spiega che obiettivamente il padrone della Sigifer, per il solo fatto di essere colui che pagava questi salari e stabiliva questi livelli, è il primo responsabile di queste morti, è il primo responsabile che doveva essere colpito. Poi vediamo quanto, l'appalto tra Sigifer e le Ferrovie, condiziona tutto questo ciclo.
Strage di Brandizzo: scritte con vernice rossa davanti all’azienda Sigifer
Vercelli – “Assassini. Basta appalti”, queste le parole scritte con la vernice rossa nella notte sulla strada davanti all’ingresso della Sigifer, l’azienda per la quale lavoravano i cinque operai uccisi dal treno a Brandizzo (Torino), a Borgo Vercelli.
Accanto alla parole una piccola stella a cinque punte.
Uno dei due indagati nell’inchiesta, coordinata dalla procura di Ivrea, è Andrea Girardin Gibin, capocantiere della Sigifer. Indagato insieme a lui anche il tecnico Rfi Antonio Massa.
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