Roger Keeran | mltoday.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
10/08/2023
Chiunque presti la pur minima attenzione al conflitto in Ucraina può rendersi conto della totale falsità della narrazione statunitense sulla sua causa, ossia che il dittatore Vladimir Putin si sia imbarcato in una guerra "non provocata" in uno sforzo sanguinario per ripristinare l'impero zarista russo. Purtroppo la maggior parte degli americani non ci fa caso, e così circola senza vergogna questa narrazione, come un imperatore senza vestiti.
Fortunatamente, accademici come John Mearsheimer e Jeffrey Sachs e The Nation hanno spiegato che questo conflitto è stato effettivamente provocato, provocato dagli Stati Uniti che, dal crollo dell'Unione Sovietica, hanno sconsideratamente esteso la NATO all'intero confine occidentale della Russia, un'ovvia minaccia alla sicurezza nazionale russa. Gli Stati Uniti intendono includere l'Ucraina nel circolo della NATO e dal 1991 interferiscono palesemente nella politica interna dell'Ucraina per sostenere le forze favorevoli all'Occidente. Ciò ha incluso il sostegno a un colpo di Stato contro il presidente regolarmente eletto Victor Yanoukovitch nel 2004, il sostegno alla cosiddetta ribellione di Maidan del 2014, l'indebolimento dei cosiddetti accordi di Minsk (I e II del 2014 e del 2015) e il sostegno all'attuale presidente corrotto Volodymyr Zelensky.
Un recente libro in francese dell'economista italiano Giulio Palermo, Le Conflit Russo-Ukrainien: L'imperialisme US à la conquete de l'Europe (Editions Delga, Paris, 2022) [ll conflitto russo-ucraino. L'imperialismo Usa alla conquista dell'Europa], non solo racconta questa storia, ma approfondisce il materiale che ho visto in inglese per spiegare gli interessi economici dell'imperialismo statunitense in questo conflitto.
Naturalmente, non ci vuole un genio dell'economia per capire che il grande vincitore di questo conflitto non è né la Russia né l'Ucraina, ma l'industria statunitense delle armi. Dall'inizio del conflitto, l'Ucraina ha ricevuto più di 75 miliardi di dollari, diventando di gran lunga il principale beneficiario degli aiuti esteri USA nel mondo. Questo include 18,3 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza, 23,5 miliardi di dollari in armi e attrezzature e 4,7 miliardi di dollari in sovvenzioni e prestiti per le armi (Council on Foreign Relations, 10 luglio 2023). Naturalmente, la maggior parte di questo denaro finisce nelle tasche dei produttori di armi statunitensi. Lockheed Martin fornisce missili anticarro Javelin e lanciarazzi Himars. Raytheon fornisce missili Javelin e missili antiaerei Stinger, e così via.
Palermo non si limita a questo ovvio saccheggio del contribuente americano, ma spiega che due dei principali beneficiari di questo conflitto sono gli interessi bancari e di investimento USA legati all'agricoltura e alle compagnie petrolifere e del gas statunitensi.
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
10/08/2023
Chiunque presti la pur minima attenzione al conflitto in Ucraina può rendersi conto della totale falsità della narrazione statunitense sulla sua causa, ossia che il dittatore Vladimir Putin si sia imbarcato in una guerra "non provocata" in uno sforzo sanguinario per ripristinare l'impero zarista russo. Purtroppo la maggior parte degli americani non ci fa caso, e così circola senza vergogna questa narrazione, come un imperatore senza vestiti.
Fortunatamente, accademici come John Mearsheimer e Jeffrey Sachs e The Nation hanno spiegato che questo conflitto è stato effettivamente provocato, provocato dagli Stati Uniti che, dal crollo dell'Unione Sovietica, hanno sconsideratamente esteso la NATO all'intero confine occidentale della Russia, un'ovvia minaccia alla sicurezza nazionale russa. Gli Stati Uniti intendono includere l'Ucraina nel circolo della NATO e dal 1991 interferiscono palesemente nella politica interna dell'Ucraina per sostenere le forze favorevoli all'Occidente. Ciò ha incluso il sostegno a un colpo di Stato contro il presidente regolarmente eletto Victor Yanoukovitch nel 2004, il sostegno alla cosiddetta ribellione di Maidan del 2014, l'indebolimento dei cosiddetti accordi di Minsk (I e II del 2014 e del 2015) e il sostegno all'attuale presidente corrotto Volodymyr Zelensky.
Un recente libro in francese dell'economista italiano Giulio Palermo, Le Conflit Russo-Ukrainien: L'imperialisme US à la conquete de l'Europe (Editions Delga, Paris, 2022) [ll conflitto russo-ucraino. L'imperialismo Usa alla conquista dell'Europa], non solo racconta questa storia, ma approfondisce il materiale che ho visto in inglese per spiegare gli interessi economici dell'imperialismo statunitense in questo conflitto.
Naturalmente, non ci vuole un genio dell'economia per capire che il grande vincitore di questo conflitto non è né la Russia né l'Ucraina, ma l'industria statunitense delle armi. Dall'inizio del conflitto, l'Ucraina ha ricevuto più di 75 miliardi di dollari, diventando di gran lunga il principale beneficiario degli aiuti esteri USA nel mondo. Questo include 18,3 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza, 23,5 miliardi di dollari in armi e attrezzature e 4,7 miliardi di dollari in sovvenzioni e prestiti per le armi (Council on Foreign Relations, 10 luglio 2023). Naturalmente, la maggior parte di questo denaro finisce nelle tasche dei produttori di armi statunitensi. Lockheed Martin fornisce missili anticarro Javelin e lanciarazzi Himars. Raytheon fornisce missili Javelin e missili antiaerei Stinger, e così via.
Palermo non si limita a questo ovvio saccheggio del contribuente americano, ma spiega che due dei principali beneficiari di questo conflitto sono gli interessi bancari e di investimento USA legati all'agricoltura e alle compagnie petrolifere e del gas statunitensi.
Le banche e le società di investimento americane hanno un interesse di
lunga data nell'ottenere il controllo dell'agricoltura ucraina, il
cosiddetto granaio d'Europa. Già nel 2014 il presidente
filo-occidentale, Petro Porochenko,aveva negoziato un prestito di 15,5
miliardi di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI)
che in cambio insisteva sulla liberalizzazione della vendita di terreni,
intendendo la vendita di terreni statali a investitori privati. Ciò
significava la fine della moratoria governativa su tali vendite in
vigore dal 2001. Sotto Volodymyr Zelensky, la privatizzazione dei
terreni si è estesa. Il 31 marzo 2020 il governo Zelensky ha fatto
approvare una legge impopolare che legalizza la vendita di terreni
agricoli, una misura a lungo richiesta dal FMI e da altri investitori
internazionali.
Secondo un rapporto di febbraio 2023 del think tank Oakland Institute, circa cinque milioni di ettari (il doppio della Crimea) della terra più fertile del mondo "sono stati 'rubati' da interessi privati allo Stato ucraino". Complessivamente, più del 28% della terra coltivabile è ora controllata da "oligarchi, individui corrotti e grandi imprese agroalimentari".
Gli interessi finanziari statunitensi (ma anche europei e sauditi) sono i principali investitori e beneficiari di questo processo. Tra questi, Vanguard (una società finanziaria con sede in Pennsylvania che è il più grande fornitore di fondi comuni di investimento al mondo) e NN Investment Partners Holdings, di proprietà di Goldman Sachs. Secondo l'Oakland Institute, "anche diversi grandi fondi pensione statunitensi, fondazioni e fondi universitari sono investiti in terreni ucraini attraverso NCH Capital, un fondo di private equity con sede negli Stati Uniti, che è il quinto maggiore proprietario di terreni nel Paese" (Ucraina). L'Oakland Institute non potrebbe essere più chiaro: "Quanto emerso indica che i terreni agricoli ucraini sono un'importante posta in gioco nella guerra".
Un'altra posta in gioco, forse ancora più grande dei terreni agricoli ucraini, è il mercato europeo del gas e del petrolio. Come i terreni agricoli, gli interessi del gas e del petrolio sono stati quasi completamente ignorati dai commentatori americani. Il grande vantaggio del resoconto di Palermo è che spiega come la guerra si inserisca nelle strategie a lungo termine delle compagnie petrolifere e del gas USA, con il sostegno di qualsiasi amministrazione di Washington. Storicamente, questo mercato dipendeva fortemente dal gas e dal petrolio russo. All'inizio della guerra, l'Unione Europea importava il 40% del gas naturale e il 25% del petrolio dalla Russia.
Le compagnie petrolifere statunitensi hanno a lungo desiderato questo mercato europeo. Questa brama si è intensificata dopo la crisi finanziaria del 2007-2009, quando nuovi massicci investimenti nel settore petrolifero e del gas hanno aumentato la produzione statunitense di gas naturale del 70% (tra il 2011 e il 2014) e hanno reso gli Stati Uniti il più grande produttore di petrolio al mondo, superando sia la Russia che l'Arabia Saudita. Le compagnie petrolifere e del gas USA avevano bisogno di uno sbocco per questo surplus. Dopo aver perpetrato in precedenza attacchi militari ed economici contro i fornitori storici di gas e petrolio all'Europa (Iran, Iraq, Libia e Venezuela), gli Stati Uniti avevano un solo rivale per il mercato europeo: la Russia.
Per conto delle compagnie petrolifere, Washington ha contrastato la dipendenza europea dall'energia russa. Washington si è opposta al gasdotto Nordstream, un piano per soddisfare il fabbisogno europeo di gas naturale attraverso un gasdotto che va dalla Russia alla Germania (Nordstream I seguito da Nordstream 2). Il Nordstream I è entrato in funzione nel 2011 [mentre il Nordstream 2, concluso nell'autunno 2021 non è mai entrato in funzione, ndt]. Nel febbraio 2022 la Russia invade l'Ucraina e il 26 settembre 2022 il gasdotto Nordstream viene colpito da tre esplosioni separate. Nessuno ha rivendicato la responsabilità, ma chiunque abbia un po' di cervello può capire che l'unico beneficiario sono le compagnie petrolifere e del gas statunitensi.
Dopo l'invasione russa, gli Stati Uniti hanno reagito imponendo tre severe tipologie di sanzioni economiche volte a paralizzare l'economia russa. La prima è stata il congelamento dei beni della banca di Stato russa all'estero. La seconda è stata l'esclusione della Russia dal principale sistema di scambio monetario internazionale noto come Swift. La terza misura è stata l'imposizione di sanzioni contro l'importazione di gas e petrolio russo, con Washington che ha pressato l'Europa affinché si adeguasse a questo tipo di sanzioni. Infatti data la maggiore dipendenza dell'Europa dalla Russia (a differenza degli Stati Uniti che non hanno praticamente mai importato gas o petrolio russo), la mancanza di infrastrutture sufficienti per gestire il gas e il petrolio USA e il prezzo più alto dei prodotti statunitensi, l'Europa ha avuto difficoltà a conformarsi. Ciononostante, le compagnie petrolifere e del gas statunitensi sono riuscite a trarre vantaggio dalla guerra e dalle sanzioni. Già nel 2022 l'Europa è diventata la destinazione principale per il gas naturale liquefatto americano, con il 65% di tutte le esportazioni, un massimo storico per le esportazioni di gas americano in Europa.
Qualsiasi valutazione obiettiva della politica statunitense nei confronti dell'Ucraina dovrebbe concludere che si tratta di un fallimento abissale, con un'eccezione lampante. Tutte le armi e l'addestramento non hanno cambiato le sorti dell'Ucraina; il fallimento dell'offensiva ucraina di primavera/estate lo dimostra. Più armi per l'Ucraina hanno significato solo più morte e distruzione. Né le armi e né le sanzioni hanno avuto alcun effetto sulla politica o sull'economia russa. La Russia ha sostituito le sue esportazioni in Europa trovando nuovi mercati in Cina, India e altrove. Il rublo, dopo essere sceso leggermente dopo l'inizio del conflitto, è ora forte come non mai. Gli europei, che pagano di più l'energia, non hanno beneficiato delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia. Gli africani non hanno beneficiato dell'escalation dei prezzi dei cereali indotta dalla guerra. Né la guerra ha portato benefici ai contribuenti statunitensi, che devono pagare per la più grande porcheria militare dopo l'Afghanistan.
L'unico chiaro vincitore di questo sanguinoso conflitto è l'imperialismo statunitense, vale a dire l'industria militare USA, le banche e le società azionarie USA legate all'agricoltura ucraina e le compagnie USA del gas e del petrolio che si sono impadronite del mercato europeo.
Secondo un rapporto di febbraio 2023 del think tank Oakland Institute, circa cinque milioni di ettari (il doppio della Crimea) della terra più fertile del mondo "sono stati 'rubati' da interessi privati allo Stato ucraino". Complessivamente, più del 28% della terra coltivabile è ora controllata da "oligarchi, individui corrotti e grandi imprese agroalimentari".
Gli interessi finanziari statunitensi (ma anche europei e sauditi) sono i principali investitori e beneficiari di questo processo. Tra questi, Vanguard (una società finanziaria con sede in Pennsylvania che è il più grande fornitore di fondi comuni di investimento al mondo) e NN Investment Partners Holdings, di proprietà di Goldman Sachs. Secondo l'Oakland Institute, "anche diversi grandi fondi pensione statunitensi, fondazioni e fondi universitari sono investiti in terreni ucraini attraverso NCH Capital, un fondo di private equity con sede negli Stati Uniti, che è il quinto maggiore proprietario di terreni nel Paese" (Ucraina). L'Oakland Institute non potrebbe essere più chiaro: "Quanto emerso indica che i terreni agricoli ucraini sono un'importante posta in gioco nella guerra".
Un'altra posta in gioco, forse ancora più grande dei terreni agricoli ucraini, è il mercato europeo del gas e del petrolio. Come i terreni agricoli, gli interessi del gas e del petrolio sono stati quasi completamente ignorati dai commentatori americani. Il grande vantaggio del resoconto di Palermo è che spiega come la guerra si inserisca nelle strategie a lungo termine delle compagnie petrolifere e del gas USA, con il sostegno di qualsiasi amministrazione di Washington. Storicamente, questo mercato dipendeva fortemente dal gas e dal petrolio russo. All'inizio della guerra, l'Unione Europea importava il 40% del gas naturale e il 25% del petrolio dalla Russia.
Le compagnie petrolifere statunitensi hanno a lungo desiderato questo mercato europeo. Questa brama si è intensificata dopo la crisi finanziaria del 2007-2009, quando nuovi massicci investimenti nel settore petrolifero e del gas hanno aumentato la produzione statunitense di gas naturale del 70% (tra il 2011 e il 2014) e hanno reso gli Stati Uniti il più grande produttore di petrolio al mondo, superando sia la Russia che l'Arabia Saudita. Le compagnie petrolifere e del gas USA avevano bisogno di uno sbocco per questo surplus. Dopo aver perpetrato in precedenza attacchi militari ed economici contro i fornitori storici di gas e petrolio all'Europa (Iran, Iraq, Libia e Venezuela), gli Stati Uniti avevano un solo rivale per il mercato europeo: la Russia.
Per conto delle compagnie petrolifere, Washington ha contrastato la dipendenza europea dall'energia russa. Washington si è opposta al gasdotto Nordstream, un piano per soddisfare il fabbisogno europeo di gas naturale attraverso un gasdotto che va dalla Russia alla Germania (Nordstream I seguito da Nordstream 2). Il Nordstream I è entrato in funzione nel 2011 [mentre il Nordstream 2, concluso nell'autunno 2021 non è mai entrato in funzione, ndt]. Nel febbraio 2022 la Russia invade l'Ucraina e il 26 settembre 2022 il gasdotto Nordstream viene colpito da tre esplosioni separate. Nessuno ha rivendicato la responsabilità, ma chiunque abbia un po' di cervello può capire che l'unico beneficiario sono le compagnie petrolifere e del gas statunitensi.
Dopo l'invasione russa, gli Stati Uniti hanno reagito imponendo tre severe tipologie di sanzioni economiche volte a paralizzare l'economia russa. La prima è stata il congelamento dei beni della banca di Stato russa all'estero. La seconda è stata l'esclusione della Russia dal principale sistema di scambio monetario internazionale noto come Swift. La terza misura è stata l'imposizione di sanzioni contro l'importazione di gas e petrolio russo, con Washington che ha pressato l'Europa affinché si adeguasse a questo tipo di sanzioni. Infatti data la maggiore dipendenza dell'Europa dalla Russia (a differenza degli Stati Uniti che non hanno praticamente mai importato gas o petrolio russo), la mancanza di infrastrutture sufficienti per gestire il gas e il petrolio USA e il prezzo più alto dei prodotti statunitensi, l'Europa ha avuto difficoltà a conformarsi. Ciononostante, le compagnie petrolifere e del gas statunitensi sono riuscite a trarre vantaggio dalla guerra e dalle sanzioni. Già nel 2022 l'Europa è diventata la destinazione principale per il gas naturale liquefatto americano, con il 65% di tutte le esportazioni, un massimo storico per le esportazioni di gas americano in Europa.
Qualsiasi valutazione obiettiva della politica statunitense nei confronti dell'Ucraina dovrebbe concludere che si tratta di un fallimento abissale, con un'eccezione lampante. Tutte le armi e l'addestramento non hanno cambiato le sorti dell'Ucraina; il fallimento dell'offensiva ucraina di primavera/estate lo dimostra. Più armi per l'Ucraina hanno significato solo più morte e distruzione. Né le armi e né le sanzioni hanno avuto alcun effetto sulla politica o sull'economia russa. La Russia ha sostituito le sue esportazioni in Europa trovando nuovi mercati in Cina, India e altrove. Il rublo, dopo essere sceso leggermente dopo l'inizio del conflitto, è ora forte come non mai. Gli europei, che pagano di più l'energia, non hanno beneficiato delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia. Gli africani non hanno beneficiato dell'escalation dei prezzi dei cereali indotta dalla guerra. Né la guerra ha portato benefici ai contribuenti statunitensi, che devono pagare per la più grande porcheria militare dopo l'Afghanistan.
L'unico chiaro vincitore di questo sanguinoso conflitto è l'imperialismo statunitense, vale a dire l'industria militare USA, le banche e le società azionarie USA legate all'agricoltura ucraina e le compagnie USA del gas e del petrolio che si sono impadronite del mercato europeo.
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