CADUTA L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
PER EDDY, MARIA, MARCO E DARIO!
“Non sussistono gli estremi del delitto ex art- 416 c.p., in quanto il gruppo “7 Novembre”, non può in alcun modo qualificarsi quale associazione finalizzata alla commissione di reati (ipotizzati dalla P.G.) ma costituisce espressione del diritto di associarsi liberamente costituzionalmente garantito, associazione, nella specie, finalizzata alla soluzione di problemi economico/sociali”.
Queste la parole della Procura con cui ieri abbiamo appreso la notizia dell’annullamento del procedimento per associazione a delinquere ai danni di Eddy, Maria, Marco e Dario.
L’impianto della P.G. si fondava su una serie di episodi già separatamente denunciati, in occasioni di manifestazioni che avevano visto protagonisti diversi compagni e compagne desumendo l’esistenza di una struttura associativa finalizzata ad esercitare pressioni sulle istituzioni pubbliche al fine di conseguire l’accoglimento di richieste come assunzioni di disoccupati, assegnazione di alloggi pubblici, ristori ai commercianti individuando Eddy al vertice dell’organizzazione che aveva ampliato la platea di disoccupati (definiti proseliti aderenti al gruppo di lotta denominato “7 Novembre”) ai fini dell’attività ritenuta in prospettiva pericolosa per la gestione dell’ordine pubblico, in quanto i protagonisti con le varie iniziative rendevano difficoltosa la circolazione stradale, dei mezzi pubblici di trasporto ecc…
Innanzitutto un ringraziamento ai compagni/e che da subito collettivamente hanno messo in campo molteplici iniziative di solidarietà con cui provare a rispondere accuse.
Ringraziamo chi sta continuando ad esprimere solidarietà.
Il nostro pensiero va ai tanti che invece continuano a pagare il prezzo della repressione che chiaramente
anche per noi non finisce qui.Era il giugno del 2021 quando i nostri legali ci informavano della indagine per associazione a delinquere in corso per alcuni/e protagonisti/e delle lotte per il lavoro e quelle territoriali. Si Cobas Lavoratori Autorganizzati, movimento NoTav, attivist* ambientali di Ultima Generazione, portuali di Genova, movimento per il diritto all’abitare di Cosenza: l’utilizzo di questa fattispecie di reato viene utilizzata per provare a distruggere esperienze di lotta collettive, un monito chiaro per chiunque avverta la necessità di mobilitarsi in difesa del diritto ad un salario o per un miglioramento delle condizioni lavorative, contro le opere inutili e dannose e la devastazione ambientale, per il diritto all’abitare totalmente assente nell’Italia dei palazzinari e degli affitti alle stelle.
A Napoli poi, puntale come un orologio svizzero, l’associazione a delinquere viene stata utilizzata contro i disoccupati e le disoccupate.
Un teorema accompagnato da una valanga di denunce, multe, fogli di via.
Dopo 10 anni di lotta instancabile in tanti e tante dentro al movimento si stanno domandando esattamente cosa dovrebbe fare chi, provenendo da quartieri popolari o periferici, sta provando ad emanciparsi dalla marginalità sociale e dalle reti facili della criminalità presenti in quegli stessi quartieri; cosa dovrebbe fare chi, in una città con tassi di disoccupazione storicamente altissimi, si attiva in prima persona per poter campare dignitosamente.
Molte disoccupate e disoccupati hanno conosciuto la realtà del carcere, con la sua violenza disumanizzante, e hanno deciso di mettersi in gioco.
Se ci fossimo arresi dinanzi alle mille difficoltà incontrate in questo lungo percorso, avremo finito per accettare la situazione la condizione per cui, chiunque nasca nei quartieri popolari o periferici, sia condannato ad una vita già scritta, imposta e non modificabile: se nasci a Rione Traiano o a Scampia, a Soccavo o nella Sanità, devi vivere nella povertà, mettere in conto che puoi finire carcerato, stare senza un lavoro, ringraziando pure quando lo trovi sfruttato e senza tutele.
Devi campare in case fatiscenti e senza alcun diritto per i tuoi figli; devi accettare in silenzio tutto ciò, consolandoti magari con le fictrion che parlando dei problemi che vivi in prima persona o ascoltando le belle parole con cui le istituzioni dicono di voler combattere la marginalità, l’abbandono scolastico, le difficoltà dei quartieri più poveri senza poi dare risposte concrete a chi scende in piazza per ognuno di questi motivi.
Ma noi non ci siamo mai arresi: fin dalla sua nascita, questo movimento di disoccupati e disoccupate ha avuto il merito di denunciare come le molteplici emergenze che affliggono il territorio partenopeo-ambiente, rifiuti, messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico e vulcanico, decoro urbano, tutela del patrimonio artistico, assistenza sociale e sanitaria, evasione scolastica-richiederebbero un vero e proprio piano straordinario di investimenti pubblici e di assunzioni finalizzate ad attività socialmente utili e necessarie e/o al ricambio degli organici attuali, in larga parte composto da lavoratori prossimi all’età pensionabile.
Gli stessi disoccupati e le disoccupate poi, si impegnano quotidianamente per sviluppare forme di solidarietà e di socialità senza scopo di lucro, in territori abbandonati al degrado ed alla speculazione.
La storia del Movimento “Disoccupati 7 Novembre” e del Cantiere 167 Scampia è la storia di una lotta condotta da sempre alla luce del sole e senza “scheletri nell’armadio”.
Essa è diventata un presidio di democrazia diretta per l’accesso al lavoro, uno spazio di crescita per molti disoccupati e molte disoccupate e per chi ha sempre vissuto combattendo contro la miseria, in una città che ha fatto del clientelismo, del mercimonio e del voto di scambio le uniche vie per ottenere un’occupazione stabile.
Ogni incontro istituzionale, ogni momento di piazza, ogni proposta, è stato discusso/ragionato/comunicato collettivamente in assemblee, dibattiti, aggiornamenti, pubblici e interni al movimento.
Abbiamo dimostrato che è possibile costruire un’alternativa alla violenza, all’isolamento, alla precarietà, ai destini segnati di migliaia di senza-lavoro ed è questo che fa tremendamente paura alle istituzioni: il fatto che gli sfruttati e le sfruttate stiano provando ad organizzarsi a più livelli e in maniera sempre più convinta non fa dormire sonni tranquilli ai padroni la cui unica esigenza diventa quella di prevenire e poi reprimere ogni tentativo di lotta che metta in discussione questo sistema sociale ed economico.
Per evitare che ciò possa accadere stato e sfruttatori ricorrono ai tanti strumenti repressivi in loro possesso e affinati nel corso di decenni di controrivoluzione, colpendo soprattutto le avanguardie di lotta più combattive e centinaia di proletari e proletarie che si sono stancati/e di subire in silenzio un destino scritto da qualcun altro.
C’è ancora tanta strada da fare ne siamo ben consapevoli.
Viviamo nell’epoca storica scandita dalla guerra imperialista, dal disastro ambientale, dallo sviluppo capitalistico che moltiplica le sue contraddizioni economiche, sociali e politiche, dalla precarietà delle nostre vite, dall’imbarbarimento sociale.
Non è più tempo per la rassegnazione: uniamo le forze e facciamo sentire la nostra voce.
Per rispondere agli ultimi attacchi repressivi che stiamo subendo, Laboratorio Politico Iskra e SI Cobas Napoli hanno preparato un nuovo appello di solidarietà.
Per chiunque lo volesse sottoscrivere può inviare la propria adesione a questi indirizzi:
– Alle pagine fb “Laboratorio Politico Iskra” e “Si cobas Napoli”
– Alla pagina Instagram “Laboratorio politico Iskra”
– Inviando una mail all’indirizzo di posta elettronica “mov7nov@gmail.com”
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