domenica 30 aprile 2023

pc 30 aprile - Report di MFPR-AQ sulla manifestazione nazionale dei migranti - Video

Questa manifestazione, di oltre 4mila persone, ha visto una ricchezza e complessità di interventi difficilmente restituibili.


Innanzitutto il corteo, 
folto e combattivo, non era per niente scontato.


L'appuntamento era alle 14 in Piazza dell'Esquilino, per una mobilitazione nazionale contro il decreto Cutro, il razzismo e la guerra, per 
casa, lavoro, salute, diritti e documenti per tutte e tutti. Ma sono state la determinazione e la rabbia che migliaia di lavoratrici e lavoratori immigrati, dal sud al nord, hanno portato nel cuore della Capitale a renderlo possibile. E quando la piazza era piena e premeva per partire il corteo è sfilato nelle vie centrali di Roma fino a Piazza Venezia.


Preponderante è stata la presenza di migranti e rifugiati arrivati da Napoli, nonostante una delle compagnie di pullman, che avrebbe dovuto garantire 2 veicoli per portare 100 persone alla mobilitazione, abbia revocato, 18 ore prima, la sua disponibilità a trasportare migranti.


Ed è con la denuncia di questo clima di razzismo istituzionale e sociale, di fascismo e di violenza che sono partiti gli interventi al microfono, tutti o quasi di migranti o associazioni che hanno dato la loro solidarietà (tra cui NUDM), per dire che alla guerra che questo governo sta muovendo contro i migranti, le donne, i lavoratori, i poveri di questo paese con il decreto Cutro, 
la guerra alle ONG, gli accordi con regimi come quello libico o tunisino, tagli al reddito di cittadinanza, la piena "libertà" ai padroni italiani di sfruttare la manodopera più ricattabile e a basso costo, le discriminazioni verso le donne e le comunità lgbt*qia+ si risponde con la lotta continua dei migranti, delle donne, dei lavoratori, dei poveri di questo paese e che questa manifestazione non è che l'inizio.


E non è solo il decreto che porta il nome di una strage di Stato ad essere contestato, è tutta la politica migratoria degli ultimi 30 anni, che non riduce i morti in mare ma aumenta solo la clandestinità dei migranti e quindi sfruttamento e
 ricatto da parte di datori di lavoro e criminalità.


"le olive che finiscono sui tavoli e nelle cucine di tutta Italia le raccogliamo noi - esclama un migrante arrivato dalla Sicilia - i cosiddetti negri di merda... Noi che siamo le stesse persone che questo decreto colpisce con così tanto odio, quelle che questo stesso governo lascia che vengano sfruttate nei campi di lavoro dalle mafie.


"Viviamo in un paese in cui i tribunali legittimano le trattative tra Stato e Mafia - gli fa eco un altro - assolvendo totalmente i funzionari e i politici collusi, mentre chi arriva su un barcone, dopo aver sofferto torture e violenze si ritrova nei migliori dei casi a lavorare in condizioni deplorevoli e nei peggiori incarcerato come scafista, o rinchiuso in un centro di permanenza per il rimpatrio". E ancora: "le persone che governano l'Italia sono le stesse che provocano la nostra morte in territori come la Libia, attraverso finanziamenti di un governo criminale, il cui ministro degli interni è petroliere e trafficante".
"Noi immigrati contribuiamo allo sviluppo di questo paese. Portiamo reddito, tasse, paghiamo le vostre pensioni, siamo una ricchezza. Questa legge del governo vuole impedirci di dare qualcosa all’Italia, vuole distruggere la nostra società e anche questo paese"
Si è anche chiesto a gran voce di instaurare delle vie di accesso legali e dei corridoi umanitari per scongiurare altre morti di confine, di abolire i CPR, di instaurare una politica di pace e di fermare la vendita di armi e la partecipazione italiana ai conflitti.
In diversi interventi si è richiamato il valore del 25 aprile, della Resistenza partigiana, la necessità di proseguire la lotta rivoluzionaria fino ad affermare una nuova società veramente libera dal fascismo e dal razzismo: "c'è bisogno di una nuova Resistenza, e se gli italiani non si svegliano la porteremo avanti noi, che abbiamo costruito col nostro lavoro, la nostra schiavitù, il nostro sangue questa città e questo paese"


Tanti gli interventi delle donne e soggettività lgbt*qia+ migranti contro il governo Meloni. Sfruttate nelle strade, in mare, nei ristoranti, nelle campagne, nelle case, sul lavoro dicono "basta, non ci sarà pace in questo paese se non avremo libertà e permesso di soggiorno per tutt*. Ci volete invisibili, ma siamo qui e non abbiamo paura di voi, siete voi che dovete avere paura di noi, perché noi continueremo tutti i giorni a lottare contro chi ci opprime, abbiamo diritto di avere diritti. Siamo qui per lottare per un futuro diverso. Vogliamo un futuro bellissimo per i nostri figli"; "Ogni due anni cambiano la legge sui documenti. Senza il permesso di soggiorno non possiamo lavorare, avere una casa, andare dal medico, e adesso volete toglierci anche questa possibilità della protezione speciale".


Sono loro, le donne del Movimento Migranti e Rifugiati Napoli ad aprire il corteo con i loro figli. Dietro lo striscione "Fascismo, razzismo e sfruttamento. Non sulla nostra pelle" avanzano con rabbia e fierezza senza mai stare zitte, anche quando il microfono dal camion a un certo punto si rompe, lasciando spazio agli slogans. "Libertà, Libertà", "Permesso di soggiorno subito", "casa, lavoro, libertà per tutt*", "diritti per tutt*", “Basta propaganda sulla nostra pelle”, "Meloni, Piantedosi, Salvini, fascisti e assassini".


Ai Fori Imperiali ce n'è anche per Lollobrigida. In riferimento alle sue affermazioni sulla "sostituzione etnica" le migranti hanno lanciato i pannolini dei loro bambini come "regalo" a questo governo.


Più dietro, nel corteo, le donne del Latino America mandano a suon di musica Piantedosi, Meloni e Salvini al CPR e intonano Bella Ciao


Numerosi striscioni, bandiere (molte palestinesi) e
cartelli aprivano la strada ai manifestanti mettendo bene in chiaro da che parte era la piazza, tra essi: "No alla guerra", "Meloni go home", “Voglio la pace perché conosco la guerra”, “No agli accordi Italia-Libia sulla nostra pelle”, “Vogliamo la regolarizzazione dei braccianti”, “Our blood, your hands”, “Nessuna pace per i ricchi se non c’è pane per il popolo”, “Basta morti nel Mediterraneo”, 
“tout le monde déteste la police”, "Noi non siamo d'accordo ai CPR", "Abolish Frontex", "morti in mare schiavi in terra", "se non sei anti-razzista sei complice".
Così, all'altezza dei Fori Imperiali, il corteo si è gonfiato, arrivando a sfiorare le 5000 persone.

Al termine della manifestazione, che ha ricevuto l’adesione anche del Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali (FTDES), è stato esposto uno striscione creato durante il sit-in di protesta alla sede dell’UNHCR di Tunisi, che ha visto unirsi fino a 500 persone, tra cui famiglie, persone vulnerabili e bambini, violentemente sgomberate lo scorso 10 aprile. Un ponte tra una sponda all'altra del Mediterraneo per dire che la lotta è la stessa: quella contro un sistema basato sullo sfruttamento, che produce guerre e cambiamenti climatici e nega la possibilità, a chi lo vive sulla propria pelle, di avere un futuro. Sullo striscione si legge: "La Tunisia non è un luogo sicuro per i migranti, noi abbiamo bisogno di evacuazione. Libertà per i nostri fratelli prigionieri"Proteste di questo tipo si susseguono ciclicamente nel paese e richiedono l’evacuazione dalla Tunisia, vie sicure per lasciare il paese e la liberazione delle compagne e dei compagni ancora detenuti dalle autorità tunisine. Questo messaggio e questo appello è stato affidato al Movimento Migranti Napoli per essere rivolto al corteo di ieri, e su questo i presenti sono stati invitati a lasciare messaggi di solidarietà. Insieme allo striscione, quindi, il corteo ha potuto ascoltare anche la testimonianza audio di uno dei manifestanti a Tunisi che ha raccontato le dure condizioni in cui è costretta la loro vita e lotta quotidiana.
Da Roma i migranti sono intervenuti anche attraverso la denuncia della pesante repressione verso i movimenti di lotta per la casa, per cui ci sono compagne e compagni che ora sono in carcere e che sono stati condannati a pene altissime per l'occupazione di case.
La manifestazione si è conclusa con l’impegno a moltiplicare sui territori la necessità di confronto e discussione tra le comunità migranti, ribadendo la volontà di mantenerne il protagonismo e lo stretto legame con le lotte dei lavoratori italiani. In questa direzione è stata prospettata la convocazione, nelle prossime settimane, di una assemblea nazionale per rafforzare e ampliare la partecipazione organizzata e per costruire una piattaforma rivendicativa.

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