mercoledì 3 maggio 2023

pc 3 maggio - Editoriale - Contingenti proletari in lotta in piazza il 1° maggio contro il Governo Meloni, alternativi al sindacalismo confederale e alla 'opposizione' parlamentare


A Napoli, a Milano e in altre città in forme minori, il 1° Maggio ha visto in piazza settori proletari combattivi che in migliaia hanno dato valore a questa giornata e si sono contrapposti innanzitutto all’orrida sceneggiata del governo Meloni che ha approvato, proprio il 1 Maggio, contro le manifestazioni dei lavoratori e contro tutte le organizzazioni sindacali che li organizzano, un decreto pieno di briciole demagogiche e di continuità dell’attacco reale ai salari dei lavoratori, al reddito di cittadinanza, con il lavoro reso ancora più stabilmente precario; circa poi le tasse, il ridicolo taglio del cuneo fiscale fa da contraltare al sostegno ai profitti dei padroni, della finanza, delle banche, dei ricchi, dei parassiti, di cui fanno parte la grande evasione fiscale, la grande criminalità intrecciata con industria e finanza, ecc. ecc.

Chiaramente, le manifestazioni di Milano/Napoli – promosse dal SI COBAS e le altre sono altra cosa e altra linea rispetto al sindacalismo confederale che la domenica si presenta a casa del governo accettando la logica di questo governo di attacco al 1 Maggio e ai lavoratori e il lunedì pretende a Potenza di criticare alcuni aspetti della manovra e lanciare mobilitazioni che, data la linea, sono un falso movimento di “collateralismo critico” dell’azione di questo governo e di fiancheggiamento di base alla pseudo opposizione parlamentare a maggioranza PD.

Certo, però, non c’è da essere entusiasti. I settori in lotta nelle manifestazioni di Milano e di Napoli, pur classisti e combattivi, non si estendono, la frantumazione del sindacalismo di

base non trova ancora alcuna controtendenza. La chiarezza sulla lotta contro la guerra imperialista e l’imperialismo italiano, pur presente nelle manifestazioni, non trova la strada di una lotta autonoma di classe, libera dall’economicismo, che ponga i lavoratori alla testa del movimento contro la guerra imperialista che avanza, contro l’imperialismo italiano, il suo governo, il suo Stato.

Resta ancora il “buco nero” delle fabbriche, pressoché assenti, se non in piccoli contingenti, da tutte le manifestazioni del primo Maggio, sia quelle confederali, e ciò sarebbe addirittura un bene, sia da quelle del sindacalismo di base e di classe alternativo.

Il vero tema non sono le difficoltà di questa partecipazione, ma anche la sostanziale poca comprensione che da questo dipende il futuro reale del movimento operaio, sindacale e politico nel nostro paese.

In questo senso rivendichiamo il valore del “comizio” a Taranto ai cancelli affollati degli operai dell’appalto di Acciaierie d’Italia/ex Ilva. (vedi testo su questo blog) .Un numero consistente di operai, compresi alcuni delegati sindacali, ha ascoltato e in parte sostenuto il discorso da noi fatto; a volte, in questi casi, le parole sono i fatti e l’assenza e il silenzio, certo non riempito dalle lotte, il nemico da battere, così come segnaliamo la presenza proletaria, comunista internazionalista alla manifestazione di Napoli promossa dal Si.cobas, di forte solidarietà alla lotta dei disoccupati, repressa dallo stato borghese.

Ora ci attendono altri passi da costruire sviluppando il fronte unico di classe.

Proletari Comunisti/PCm Italia

3 maggio 2023

PS

La sciagura del 1 Maggio in Italia si chiamano anche i concerti del 1 Maggio, divenuti l’alternativa alle manifestazioni e alle lotte. Quello di Roma è sempre più concerto addomesticato. E’ curioso che l’unica voce dissonante è quella di uno scienziato come Rovelli che, per così dire, le ha cantate in faccia e diretto al ministro della guerra Crosetto, creando l’unico vero “scandalo” in un concerto che, benchè abbia ricordato lo studente Lorenzo morto per l’alternanza scuola-lavoro, non si è certo salvato dalla palude in cui sta.

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