Dopo la dimissione da sottosegretaria per condanna in Cassazione per peculato, Montaruli entra in Commissione di Vigilanza Rai
Sono 42 i parlamentari che comporranno la Commissione di Vigilanza della Rai e tra questi figura anche il nome di Augusta Montaruli (FdI), ex-sottosegretaria al Ministero dell’Università e alla Ricerca per il governo Meloni, incarico da cui si è vista costretta a dimettersi dopo la condanna confermata in Cassazione per peculato nell’ambito dell’inchiesta Rimborsopoli della Regione Piemonte.
La Cassazione ha confermato la condanna dell’Appello, un anno e sei mesi, scontando un mese per quelle che sono state definite “spese pazze” in cui figurano abiti di lusso, gioielli e borse, ma anche dei corsi sull’uso dei social network e dei libri per un totale di oltre 40 mila euro.
Gli altri parlamentari piemontesi inseriti nella lista della Commissione di Vigilanza della TV di Stato sono Giorgio Maria Bergesio ed Elena Maccanti, nelle fila della Lega e Roberto Rosso di Forza Italia, condannato in primo grado a 5 anni di reclusione per voto di scambio politico-mafioso.
Chi è Augusta Montaruli
Nata nel 1983 a Torino, Augusta Montaruli è da sempre politicamente legata a Fratelli d'Italia e alla
destra italiana, dopo averne percorso tutta la trafila dai movimenti giovanili fino all'attuale governo Meloni. Montaruli ha infatti fatto parte di Azione giovani, il movimento ufficiale dei giovani che si riconoscevano in Alleanza Nazionale, il partito fondato da Gianfranco Fini sulle ceneri del Movimento Sociale Italiano, che a sua volta rappresentava la principale formazione politica italiana d'ispirazione neofascista. Proprio Giorgia Meloni ha guidato Azione giovani dal 2001 al 2009.All'università Montaruli diventa rappresentante degli studenti per il Fuan, il Fronte universitario d'azione nazionale: di quegli anni sta circolando parecchio una foto in cui si vede la nuova sottosegretaria in posa col saluto fascista e una bandiera che raffigura una croce celtica di fronte al cartello che indica l'ingresso nel comune di Predappio, il paese natale di Benito Mussolini in cui ogni anno si svolgono dei raduni fascisti.
La condanna per "Rimborsopoli"
Insieme ad altri consiglieri della regione Piemonte anche Augusta Montaruli è stata indagata e condannata nel processo denominato "Rimborsopoli". L'accusa era di aver intascato una serie di rimborsi ritenuti illegittimi dalla Guardia di Finanza e che quindi non erano attinenti con l'attività di consigliere regionale.
Al termine dell'inchiesta, la procura di Torino le ha contestato spese per 41.552 euro nel solo periodo che va dal giugno 2010 al settembre 2012. I rimborsi richiesti riguardavano ristoranti, bar e simili per 20mila euro, acquisti in negozi di abbigliamento e gioiellerie per mille euro, ma anche un corso per l'uso dei social network da 4.800, spese per la creazione di database per 7.200 euro e monitoraggio della reputazione online per 6mila.
In più, sono spuntate anche spese per abbigliamento, come una borsa Borbonese da 195 euro, due cristalli Swarovski da 168 euro e da 86 euro e una cintura di una boutique torinese. Montaruli giustifica la borsa come premio per un concorso contro la violenza sulle donne, mentre i cristalli e la cintura le sarebbero stati assegnati su sorteggio nel corso di un incontro elettorale nel periodo natalizio nell'ufficio di Barriera di Milano, alla periferia di Torino.
"In materia di rimborsi, di cui non sapevo nulla perché ero alla prima legislatura, mi sono attenuta al regolamento - la difesa Montaruli -. Riponevo la massima fiducia nelle persone preposte al controllo, gente di esperienza più vasta della mia: il capogruppo, per esempio, veniva da diverse legislature". Il tribunale le crede e la assolve per la maggior parte delle accuse.
In appello, i pm hanno rilanciato le loro accuse e la Corte d'appello ha dato una valutazione diversa dal tribunale: così Montaruli viene condannata per peculato per aver chiesto e ottenuto rimborsi spese per un totale di 25mila euro circa. Nel novembre 2019 la Cassazione conferma l'impianto delle accuse, fatta eccezione per un dettaglio minore, ragione per cui ha disposto un secondo processo in corte d'appello che il 14 dicembre 2021 ha confermato la condanna a un anno e sette mesi. Infine, la Cassazione ha confermato la condanna, con un accusa a un anno e sei mesi.
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