lunedì 13 marzo 2023

pc 13 marzo – “La nostra industria della difesa deve passare rapidamente alla modalità di una economia di guerra”. E per questo l’Unione Europea ha deciso di usare i soldi del Fondo europeo per la pace!

La corsa sfrenata agli armamenti è oramai dichiarata esplicitamente da tutti i governi, dagli Stati Uniti, al Giappone, dalla Cina all’Australia, dalla Corea del Sud all’India… che direttamente o indirettamente, sono coinvolti nella guerra interimperialista per procura che è attualmente in corso in Ucraina.

Nei giorni scorsi anche l’Unione Europea ha trattato il problema, soprattutto per il rifornimento di armi e munizioni all’Ucraina, e siccome mira pure al “risparmio”, ha deciso il “piano di acquisti congiunto di armi per l’Ucraina”. Nell’attesa delle decisioni definitive “la Commissione europea sta studiando meccanismi per aumentare la capacità di produzione dell'industria europea”.

Una delle motivazioni per questa accelerazione è la seguente: “‘Abbiamo ricevuto l'urgente richiesta

ucraina di nuove munizioni di 155 millimetri’, ha spiegato ieri a un gruppo di giornalisti il commissario al mercato unico all'industria Thierry Breton” scrive il Sole 24 ore dell’8 marzo scorso. L’urgente richiesta, dicono gli ucraini, è perché “Verrebbero sparate fino a 300-400mila pallottole al giorno.”

“Più in generale, ha aggiunto il commissario, il tentativo dei paesi membri deve essere ‘di mutualizzare un po’ di più’, un settore, quello militare, che è stato ostaggio per decenni degli interessi prettamente nazionali.” Insomma, bisogna trovare un po’ di soldi in più per dare più armi all’Ucraina. È previsto, secondo il piano, che i “Ventisette trasferiscano a Kiev parte dei loro depositi di munizioni.” Mentre la proposta per i soldi è quella “di usare un miliardo proveniente dal Fondo europeo per la pace (EFP – European Peace Facility) per rimborsare fino al 50-60% del materiale inviato all'ucraina dai paesi membri.”

L’assurda “giustificazione” dell’utilizzo di questo Fondo, fuori bilancio, è che “…i Trattati proibiscono di utilizzare denaro proveniente dal bilancio comunitario per finanziare attività militari.

L’interesse prettamente economico viene dichiarato esplicitamente: “Il materiale acquistato dovrà essere europeo. I primi ordini potrebbero aggiungere già in maggio. Spiegava ieri il commissario Breton: ‘Abbiamo individuato 15 imprese produttrici di munizioni da 155 millimetri in 11 paesi’”.

Questo perché i “Ventisette” si sono accorti che “L'industria europea non è pronta alle esigenze di un conflitto ad alta intensità” per cui “è necessario aumentare le capacità di produzione.”

Secondo il commissario europeo al mercato unico all'industria Thierry Breton: “Abbiamo i siti produttivi e l'expertise. Dobbiamo aumentare le economie di scala ... Tra le altre cose, Bruxelles vuole adottare ‘contratti certi’ con le imprese della difesa; ‘monitorare gli sforzi compiuti dai produttori’; ‘risolvere i colli di bottiglia, soprattutto nella catena di produzione”.

Queste sono dichiarazioni di guerra (per la concorrenza!) nella guerra vera e propria, ed è dovuto a questo l’avvertimento del commissario Breton: “La nostra industria della difesa deve passare rapidamente alla modalità di una economia di guerra”.

Questo sempre più acceso accanimento per la guerra, che significa anche il prosciugamento del “Fondo per la pace”, significa, non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, l’aumento del Fondo per la guerra con i conseguenti tagli alle spese sociali. 

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