Erano finiti sotto accusa per aver occupato i locali di una Chiesa a Claviere e poi la Casa Cantoniera di Oulx. «Un’innegabile funzione di supporto alle iniziative lecite organizzate da istituzioni e privati nel campo dell’assistenza»
L’occupazione si è tradotta in «un’innegabile funzione di supporto alle iniziative lecite organizzate da istituzioni e privati nel campo dell’assistenza e dell’accoglienza dei migranti». In pratica, gli anarchici hanno agito «in modo complementare» al mondo dell’associazionismo. Ad assegnare questo ruolo ai giovani antagonisti che nel 2018 entrarono abusivamente nella Casa Cantoniera dell’Anas, trasformandola in un centro di accoglienza per i migranti intenzionati a raggiungere la Francia passando clandestinamente il confine, è il giudice Alessandra Danieli. Il magistrato, infatti, ha assolto 19 attivisti che — a vario titolo — erano finiti sotto accusa per aver occupato prima i locali della Chiesa della Visitazione di Maria Santissima di Claviere e, successivamente allo sgombero, la Casa Cantoniera di Oulx, un immobile che Anas aveva lasciato in stato di abbandono.
Nelle motivazioni vengono ripercorse le storie delle due occupazioni, ma soprattutto le attività degli
antagonisti. L’indagine dei carabinieri raccontava le iniziative intraprese, tra il 2018 e il 2021, da alcuni giovani legati al gruppo francese «Briser les Frontières» e all’area antagonista della Valle di Susa e di Torino. Cioè, attività di «sostegno e assistenza ai migranti» intenzionati a oltrepassare il confine francese. Due le rotte seguite e citate nel documento: la prima (poi abbandonata) attraverso il Colle della Scala a Bardonecchia, la seconda attraverso il valico tra Claviere e Monginevro. Ed è proprio in relazione a quest’ultima direttrice che vanno lette le azioni illecite rimproverate agli imputati. Il giudice ricorda che nel 2018 a Oulx venne aperto il Rifugio Massi, una struttura gestita da religiosi dell’ordine salesiano e finanziata da una fondazione.«In tale contesto — scrive il Tribunale — si collocano le iniziative intraprese da alcuni aderenti a movimenti di matrice anarchica in ordine alla causa di sostegno ai migranti e di contestazioni alle politiche governative in materia di flussi migratori». Da qui l’occupazione prima della Chiesa e poi della Casa Cantoniera «per permettere ai migranti, che quotidianamente tentavano di raggiungere il territorio francese attraverso il valico del Monginevro, di trovare riparo dal freddo durante la notte».
Per il giudice non vi è alcun dubbio sulla sussistenza del reato, in particolare per quanto riguarda l’occupazione della Casa Cantoniera: gli imputati sono stati più volte notati dalle forze dell’ordine mentre entravano e uscivano dall’edificio, così come è accertata la loro partecipazione nell’allestimento della struttura «al fine di consentire di ospitare stabilmente al suo interno decine di persone». In sentenza si fa anche notare che «all’epoca dei fatti la struttura salesiana era aperta solo di notte e poteva ospitare solo 20-30 persone. Accadeva di frequente che alcuni migranti, dopo aver trascorso una notte al Rifugio, si trasferissero alla Casa Cantoniera, dove potevano trattenersi per diversi giorni e dove, in diverse occasioni, trovavano ospitalità famiglie con bambini».
Tuttavia, il Tribunale respinge la tesi assolutoria proposta dalla difesa,
che si era appellata allo «stato di necessità» interpretato come
assistenza di migranti spesso impreparati ad affrontare la montagna per
oltrepassare il confine. Piuttosto, secondo la giudice Danieli,
l’assoluzione deve essere incardinata nel principio della «lieve entità» del reato.
Gli anarchici avrebbero sì occupato l’immobile dell’Anas — «in disuso
da anni» —, ma anche svolto «un’innegabile funzione di supporto» a chi
era impegnato lecitamente nell’assistenza ai migranti.
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