lunedì 13 marzo 2023

pc 13 marzo - Editoriale - Governo e migranti. Cutro cosa è stato, il che fare per tutti. Il compito dei comunisti

Le stragi in mare continuano. Al largo delle coste libiche un nuovo naufragio ha fatto nuove vittime. Anche qui l’iter è stato quello di sempre, barcone in difficoltà, navi libiche in vicinanza che non sono in grado di salvare metà dei migranti, appelli, avvisi inutili a navi e barche nella zona senza alcun risultato, volente o nolente.

Uno scenario che dall’avvenire, per quanto infame, di tanto in tanto, ora rischia di divenire quotidiano e permanente, visto che i Servizi segreti di questo governo parlano di migliaia in arrivo.

Il fatto è che li vedono arrivare e li vogliono cacciare, respingere, far morire.

Questa è l’unica verità che va affermata a livello di informazione e di massa. Questo governo vuole la morte dei migranti in mare.

Questo governo fa il summa, in peggio, di tutte le leggi antimmigrati, dalla Turco/Napolitano, alla Bossi/Fini, all’osceno periodo di Minniti che ha fatto carriera, oggi è nell’industria bellica, all’azione criminale di Salvini ministro degli Interni. Quando riusciremo a “fare la pelle” a persone così.

Altro che abolizione delle leggi, non ne hanno nessuna intenzione, ne vogliono fare nuove e peggiorative contro i migranti che arrivano e quelli già arrivati a cui vogliono rendere sempre più la vita difficile, cacciarli, metterli nel mirino di una vera e propria guerra.

Questo governo è fascista, razzista, imperialista e neo colonialista, i suoi ministri, i suoi sottosegretari, i suoi attivisti sono impregnati di questa ideologia. Come fascisti trasformano tutto in repressione e dittatura, in arroganza e arbitrio; come razzisti godono della morte dei migranti di un’altra razza. Hanno un solo limite, quello di dover difendere gli interessi dei padroni, della borghesia imperialista che hanno

bisogno di centinaia, di migliaia di migranti da sfruttare, schiavizzare, ricattare per il buon andamento della produzione, per la riduzione del costo del lavoro, per stare nella concorrenza mondiale, per fare profitti. E il governo è al loro servizio, non tutto può fare secondo la propria ideologia e si deve mettere un freno alla politica che nel suo cuore e nella sua mente vorrebbe fare. Deve stare dentro l’Europa perchè se viene marginalizzato l’economia capitalista del paese aggrava la sua crisi.

Per questo è chiaro che dobbiamo lottare contro questo governo e la sua natura specifica e contro la classe dominante, il sistema capitalista.

Ma lottare è altra cosa di quello che sta succedendo. Contro questo governo non c’è nessuna vera lotta in realta’, nessuna consapevolezza se non a parole della sua natura, nessuna volonta’ di cambiare le carte in tavola.

La manifestazione di Cutro è stata giusta e necessaria, ma più espressione di una testimonianza e un sentimento, che è bene che ci sia stato per essere vicini ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti, per mettere una diga, per mostrare l’irriducibile contraddizione dei Meloni/Salvini e i suoi luridi Ministri che sono andati a Cutro ma per rivendicare la morte dei migranti e pianificare le future morti – è questo che impediva loro anche di far finta di andare ad onorare le vittime. Quel Consiglio dei ministri è stato un atto di autoaccusa, potremmo dire alla maniera “mussoliniana”, un “ebbene si’”... e poi via a festeggiare con karaoke a casa Salvini.

Dall’altra parte c’erano i circa 5mila che hanno raggiunto la spiaggia, che comunque testimoniavano l’esistenza di un’altra Italia, non ancora basata sulle classi, ma basata sull’enorme divario tra progresso e reazione, barbarie e umanita’.

Ma anche a Cutro le cose non sono andate davvero bene.

Scrive il Manifesto: “Mimmo Lucano guidava la manifestazione”; che schifo questi riformisti e anime belle del riformismo anche radicale, sempre a caccia di personaggi e in prospettiva di nuovi candidati, sempre a non guardare mai alla sostanza delle cose, ad essere l’altra faccia della medaglia, la routine del riformismo, dell’ala disarmata del riformismo che vuole essere opposizione ma che è compagno di strada del moderno fascismo che avanza.

Ma a Cutro almeno qualcosa c’è stato, altrove no.

E qui non parliamo dei partiti politici che non esistono se non come parti del teatrino della politica nel parlamento nero a maggioranza fascio/razzista, ma delle organizzazioni sindacali, alcune allineate e coperte col governo, la Cisl, altre avvolte nel neo corporativismo compatibile alla fine col moderno fascismo, la Uil, altre ancora, la Cgil, immersa nell’ipocrisia: un bel numero di attivisti della zone vicine, da Puglia in giù, a Cutro c’è stato, ma tutto questo mentre la sua burocrazia, il suo segretario annunciava come se fosse una cosa normale che la Meloni è invitata al suo congresso nazionale. Ai lavoratori, in particolare di questo sindacato abbiamo tanto da dire; ai loro dirigenti, a Landini in prima persona, invece abbiamo tanto da fare per rendergli difficile il gioco sporco che dal primo giorno dell’insediamento del nuovo governo questo signor Landini e questo sindacato fanno.

Poi ci sono i partiti parlamentari, le anime belle del riformismo, le cordate legate alla grande stampa, in dissenso con il nuovo governo o in alcuni aspetti della sua politica, da cui non possiamo aspettarci altro. Sappiamo che non sono parte della soluzione ma parte del problema, e che da loro non possiamo che aspettarci furenti articoli sui giornali e pratica meschina di chi fa parte della stessa classe. Anche se non c’è limite a tutto. Come fa a guardarsi allo specchio una Concita De Gregorio, capintesta delle sdoganatrici della Meloni definita una “fuoriclasse” da cui la sinistra dovrebbe imparare, a riempire poi le pagine del suo giornale del lamento per l’oscena rappresentazione che Meloni e il suo governo hanno fatto in occasione di Cutro?

Quello che però non ci sta per niente bene è la posizione generale delle forze dell’opposizione reale. Il sindacalismo di base e di classe, i gruppi antagonisti e di matrice autonoma, le forze comuniste, i movimenti di lotta per la casa a Roma, per il lavoro a Napoli che ben poco hanno detto e ancor meno hanno fatto in occasione di questa strage di Cutro, come verso altri passi feroci di questo governo e dei suoi ministri, Valditara, Nordio, il lurido servo dell’industria bellica, Crosetto (e via via tutti gli altri nomi incasellati in questo “gabinetto” che è un vero “cesso”).

Si continua con il solito tran tran, di lotte che si pretendono autosufficienti, che si pretendono “politiche” ma che proprio la politica non c’è; non c’è l’analisi scientifica, militante e arrabbiata, ma l’aria fritta. Troppa parte di questo mondo fa fatica a chiamare fascisti i fascisti e ogni attacco a questo governo non trova di meglio che sfornare l’ultima riedizione: “...ma Draghi e il Pd?...”, pensando cosi’ di essere acuti e non demenzialmente indifferentisti, una deviazione dal marxismo leninismo maoismo che è scienza della politica e della lotta di classe, che è arma affilata per misurarsi con la dinamica della lotta di classe, per analizzare governi, partiti e uomini del governo e dei partiti.

Questo è il lato negativo della contraddizione della lotta di classe e la necessita’ della lotta tra le due linee nel nostro campo.

Noi comunisti, noi proletari d’avanguardia dobbiamo attrezzarci all’unica soluzione e all’unica forma di lotta strategica rispetto a questo governo e a questo stadio del capitalismo e dell’imperialismo che è guerra, fascismo, immiserimento delle masse, a cui si può rispondere solo con la guerra di classe, l’organizzazione per la guerra civile e rivoluzionaria.

A questo serve il partito, a questo serve il fronte unito, a questo serve la forza militante.

Certo, tutti questi strumenti e questa prospettiva strategica va riempita di classe e masse, perchè senza classe e masse si è profeti disarmati; ma classe e masse necessarie allo scopo è quella che si trasforma combattendo, è quella che incarna uno slogan degli anni ‘70 che deve tornare forte e chiaro: “nessun lamento, linea di condotta Combattimento!”.

E su questo qualcosa ci insegnano i compagni anarchici impegnati nella battaglia per Alfredo, ma tanto ci insegna la nostra storia, dalla Resistenza, al 68/69 anni 70, alla nuova Resistenza.

Sono cose che non sono da collocare in un futuro, sono da collocare nel presente, dal piccolo al grande, dal locale al nazionale, per aprire e far avanzare il cammino tortuoso di un sentiero luminoso.

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