Torino, al lavoro dopo la malattia, ma l'azienda lo sospende senza retribuzione
Colpito da un malore mentre stava montando un impianto fotovoltaico era finito all’ospedale. Aveva poi ottenuto l’idoneità al lavoro «con prescrizioni», ma qualche settimana più tardi l’azienda l’ha sospeso senza retribuzione
Colpito da un malore mentre stava montando un impianto fotovoltaico, era finito all’ospedale e, dopo gli esami, aveva comunque ottenuto dal medico competente l’idoneità al lavoro «con prescrizioni»; ma qualche settimana più tardi l’azienda l’ha sospeso senza retribuzione: ora l’operaio — I. P., 40 anni — è davanti al giudice del lavoro, al quale ha chiesto l’annullamento del provvedimento. Nel frattempo,
la situazione è peggiorata: con moglie e tre bambini, uno nato a novembre, s’è ritrovato anche con la richiesta di sfratto, per morosità. Morosità sopravvenuta per la perdita dello stipendio, poiché fino a dicembre aveva sempre pagato l’affitto. «Chiedo solo di poter tornare al lavoro», racconta, che è poi quel che ha sempre fatto da oltre tre anni, in un’azienda con fatturato da diversi milioni di euro: prima contratto a termine, poi l’indeterminato, da qualche mese era appena diventato referente di cantiere. Mai una lettera di richiamo, mai una sanzione.Del resto, nulla in merito gli è contestato: semplicemente — sostiene l’azienda — «le patologie non consentono al signore di svolgere mansioni specifiche», arrivando dunque a una sorta di inidoneità di fatto al lavoro. Eppure, fu proprio il medico del lavoro a concedere l’idoneità, «con prescrizioni», all’uomo, in un certificato che non fu impugnato nei trenta giorni previsti. Almeno così riassume, tra le altre cose, il ricorso firmato dall’avvocato Federica Barbiero, che ora assiste l’operaio. Sulla questione si esprimerà il 4 maggio il giudice del lavoro Aurora Filicetti; mentre nei giorni scorsi un altro giudice ha concesso il «termine di grazia» per lo sfratto, al fine di regolarizzare i canoni arretrati.
Come tutte le disgrazie, anche questa arriva all’improvviso: è un caldissimo pomeriggio del luglio scorso quando, sui tetti per un impianto fotovoltaico, l’uomo sviene. Portato alle Molinette, nei giorni seguenti una risonanza magnetica evidenzierà un cavernoma cerebrale, un tumore benigno che può essere causa di diversi sintomi, molto seri, costringendo all’assunzione di farmaci. È il 9 settembre quando può tornare all’opera, dopo l’ok del medico competente, in base a prescrizioni: niente ponteggi, nessuna guida di mezzi, nessun carico oltre i dieci chilogrammi. Così, viene spostato a gestire il magazzino. Il mese successivo, però, l’azienda si rivolge alla medicina del lavoro di un ospedale, per verificare l’idoneità al lavoro, nonostante — sottolinea l’avvocato Barbiero — dal decreto legislativo 81 del 2008 quella struttura non abbia più le competenze di medico aziendale. Come l’ospedale stesso ricorda, nel certificato. Morale: poco prima di Natale, il regalo è una raccomandata in cui si comunica al lavoratore la sospensione non retribuita. In violazione dello stesso contratto nazionale di categoria, sempre secondo il ricorso dell’operaio. Lo stop significa pure zero contributi e taglio degli assegni famigliari. Parenti, amici, la parrocchia si sono fatti in quattro per aiutarlo: «Ma io vorrei solo tornare al mio lavoro».
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