«Ritrovato il fazzoletto del partigiano Bisagno: una piccola Spoon River della Resitenza»
Su quel pezzo di stoffa rossa Aldo Gastaldi
ha scritto i nomi di 25 caduti. Bruschi: «Un reperto-simbolo da
valorizzare in vista del centenario»
Genova - Venticinque nomi, scritti a penna su un fazzoletto rosso.
“Ramon”, “Severino”, “Pantera”, “Cucciolo”... Venticinque nomi da
recitare come una formazione mitica, una litania. Ma è la storia di un
anno di Resistenza, attraverso i suoi morti. Fucilati, torturati, caduti
in combattimento. Sui monti di Genova e di Chiavari. Da Severino,
contadino siciliano fucilato a Borzonasca il 21 maggio del 1944, a
“Luci”, morto in combattimento a Busalletta, a dieci giorni dalla
Liberazione. A scrivere i loro nomi su quel lembo di stoffa, ogni volta,
era Aldo Gastaldi, “Bisagno”, il comandante partigiano della Divisione
Cichero, di cui tra due anni, il 17 settembre, ricorrerà il centenario
della nascita.
Il fazzoletto era il suo. Ed è un documento straordinario, che è rispuntato dai faldoni del fondo di Giovan Battista Canepa “Marzo”, un altro comandante partigiano alla cui compagna, Maria Vitiello, Bisagno l’aveva donato dopo il 25 aprile e prima della sua morte, avvenuta a maggio dello stesso anno in un incidente stradale.
Il fazzoletto era il suo. Ed è un documento straordinario, che è rispuntato dai faldoni del fondo di Giovan Battista Canepa “Marzo”, un altro comandante partigiano alla cui compagna, Maria Vitiello, Bisagno l’aveva donato dopo il 25 aprile e prima della sua morte, avvenuta a maggio dello stesso anno in un incidente stradale.
dai libri alla ricerca sul campo
A recuperarlo è stato il circolo Sertoli di Molassana, che oggi alle 18, nell’anniversario della nascita di Gastaldi, organizza un appuntamento pubblico per ricordarne la figura nella propria sede in Valbisagno. Con l’idea di costituire un comitato promotore per organizzare un ciclo di eventi in previsione del centenario, tra due anni. Il centenario di Bisagno e quello di altri “ragazzi del 1921” protagonisti della Resistenza, come Giacomo Buranello.
L’anima dell’iniziativa è l’inossidabile Giordano Bruschi, il “partigiano Giotto”, alla vigilia delle sue 94 primavere. «Ho trovato in un libro, “La Repubblica di Torriglia”, scritto da Canepa, il riferimento a questo fazzoletto rosso su cui Bisagno scriveva i nomi dei compagni caduti - spiega -. E da lì ne abbiamo ricostruito la storia, grazie anche alla figlia di “Marzo”, Enrica». Una giovane studiosa di Chiavari, Elisa Marcolla, aveva realizzato una tesi di laurea sull’archivio di “Marzo” lasciato alla Società economica di Chiavari, di cui era socio. «E lì dai faldoni con oltre 600 reperti abbiamo trovato il fazzoletto. Tanti si occupano di Bisagno, anche con tesi fantasiose sulla sua morte. È partito il percorso di beatificazione e nel fazzoletto ci sono i nomi di due sacerdoti combattenti, quindi lo manderemo al Cardinale Bagnasco. Noi vogliamo più semplicemente dare lo spunto a iniziative di ricerca storica. E sfruttare la ricorrenza del centenario come avvenuto per grandi antifascisti come Nuto Revelli o Primo Levi, per riproporre in tempi bui di populismo i valori della Resistenza», conclude Bruschi. L’incontro di oggi, quindi, è solo un inizio, almeno nelle intenzioni degli organizzatori.
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