mercoledì 18 settembre 2019

pc 18 settembre - Whirlpool, il gioco delle parti sulla pelle degli operai - senza autonomia di classe e sindacato di classe gli operai non hanno nulla!

Whirlpool, l’ad: “Vendiamo il sito di Napoli a Prs”. al Mise Roma 

Alcuni manifestanti si sono infatti scagliati verbalmente e fisicamente contro i rappresentanti sindacali, alcuni dei quali si sono protetti restando dietro ai cancelli del ministero.Whirlpool, l’ad: “Vendiamo il sito di Napoli a Prs”. Sindacati: “Faremo sciopero nazionale”. Mise: “Scorrettezza anche verso governo”

Ora “un’assemblea a Napoli con conferma del blocco dei cancelli e una riunione dei delegati di tutti gli stabilimenti in Italia che decideranno data e appuntamento dello sciopero o degli scioperi nazionali”...annunciata manifestazione sarà nazionale e sarà portata “spero sotto al centro direzionale di Napoli

Whirlpool ha comunicato al ministero dello Sviluppo Economico e ai sindacati che mercoledì 19 settembre avvierà la cessione dello stabilimento di Napoli alla società svizzera Passive refrigeration solutions (Prs) che ha sede a Lugano. “L’unica soluzione è un nuovo partner”, ha detto l’ad Luigi La Morgia durante l’incontro al Mise. In una nota, l’azienda ha poi assicurato che, proprio grazie alla vendita sarà possibile mantenere “gli attuali livelli occupazionali”. Una scelta che ha agitato i sindacati, che sono pronti a indire uno sciopero di tutti i 400 lavoratori, e preoccupato il Mise che, al termine di una riunione ristretta, ha definito la decisione una “grave scorrettezza nei confronti sia del Governo che dei lavoratori”. L’annuncio oggi ha indotto i lavoratori, riuniti in presidio in Via Molise, a chiedere ai rappresentanti sindacali di lasciare subito il tavolo a Roma. Al presidio, che ha visto la partecipazione di circa 200 dipendenti, si sono verificati  momenti di tensione.

La posizione di Whirpool – La società Passive refrigeration solutions “ha elaborato un progetto di riconversione che individua nello stabilimento di Napoli una struttura idonea alla produzione di sistemi di refrigerazione passiva”, spiega la Whirlpool sottolineando il proprio impegno nel “sostenere un costo significativo dell’operazione di vendita, quantificabile in 20 milioni di euro, per la nuova missione del sito di Napoli, che garantirà, per tutti i lavoratori, i diritti acquisiti, le tutele reali e il livello retributivo corrente“. Le aziende, comunque, hanno fatto sapere di essere aperte al confronto e “disponibili a effettuare con i sindacati e le controparti istituzionali l’esame congiunto del trasferimento del ramo d’azienda e del piano industriale che garantirà nuova vita allo stabilimento di Napoli e ai suoi 410 dipendenti”. “Come indicato nella comunicazione ufficiale, che sarà notificata domani, 18 settembre, alle organizzazioni sindacali e ai Ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro e delle Politiche Sociali – si legge ancora nella nota – L’atto di cessione del ramo d’azienda sarà perfezionato entro il 31 ottobre 2019 e avrà efficacia a decorrere dal 1 novembre 2019”.
Mise: “Contrari, è grave scorrettezza” – Dopo l’annuncio dell’azienda, al Mise è cominciata una riunione ristretta sulla vertenza. Presenti la sottosegretaria Alessandra Todde (M5S), il vice capo di Gabinetto Giorgio Sorial e i sindacati per decidere i prossimi passi a seguito della decisione unilaterale dell’azienda. Una scelta che, come ha sottolineato Todde al termine della riunione è “una grave scorrettezza da parte della multinazionale nei confronti sia del Governo che dei lavoratori”. Contrario anche il viceacapo di Gabinetto: “Il Governo non può accettare il comportamento dei vertici della Whirlpool, che hanno sempre trovato il supporto e la collaborazione di tutte le istituzioni per individuare una soluzione condivisa finalizzata a garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dei lavoratori del sito di Napoli”.
La decisione dell’azienda “non solo disattende gli impegni presi in questi mesi di confronto al Mise, ma anche l’accordo sottoscritto nel mese di ottobre del 2018 con cui le istituzioni si sono impegnate a  supportare con incentivi e ammortizzatori sociali il piano industriale della Whirlpool in Italia”, prosegue la sottosegretaria Alessandra Todde nella nota del Mise. Con questa decisione l’azienda “ha interrotto il prosieguo del confronto sulle altre opzioni proposte nel corso dei precedenti incontri tenutesi al Ministero, che prevedevano anche investimenti in prodotti di alta gamma o lo spostamento in Italia alcune produzioni realizzate all’estero dal Gruppo Whirlpool”, continua la nota del Mise
I sindacati: “Domani decideremo quando scioperare” – Immediata, dopo l’annuncio di Whirlpool, la reazione della Fiom-Cgil: “L’avvio della procedura di cessione ramo d’azienda per noi è offensiva”, è il commento di Barbara Tibaldi, segretario nazionale Fiom. Una soluzione del genere, ha ricordato all’amministratore delegato, “prevederebbe un confronto tra le parti, ma non mi sembra ne abbiate intenzione. Vi invito ad avere rispetto per i lavoratori”. Quindi la puntualizzazione: “C’è un accordo da rispettare, quello del 25 ottobre 2018″, attraverso cui Whirlpool, a fronte di incentivi, si era impegnata alla re-industrializzazione di tutti gli stabilimenti italiani. Il piano prevedeva investimenti per 250 milioni in tre anni e l’azzeramento degli esuberi entro il 2021, nonché il trasferimento dalla Polonia della produzione delle lavatrici e lavasciuga da incasso.
“Per fare un confronto serio è necessario che le parti si rispettino. Come si fa ad avere rispetto di chi al tavolo dice una cosa e fuori fa l’opposto…”, ha detto Rosario Rappa, segretario generale Fiom Napoli, rivolto all’ad di Whirlpool dopo il suo annuncio. “So che quello che dite arriva da oltreoceano, ma se non avete margini di manovra ditelo. Sappiate che i lavoratori non siete riusciti a dividerli e non potete venderli come un ramo d’azienda: è necessario un accordo”, sottolinea. Contraria all’ipotesi anche la Uilm: “Un atto unilaterale molto grave – lo definisce Gianluca Ficco, segretario nazionale – Chiediamo al governo di passare dalle parole ai fatti per impedire la dismissione del sito campano, che non solo colpisce centinaia di famiglie in un’area disastrata dalla disoccupazione ma prelude più generale a un disimpegno della multinazionale dall’Italia, in spregio all’accordo firmato in sede istituzionale meno di un anno fa.

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