Alta astensione, sconfitta dei candidati governativi e ascesa del populismo. Analisi del primo turno delle elezioni presidenziali
Si è conclusa la prima fase di questo lungo periodo elettorale in Tunisia che si trascinerà per un mese, ieri si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali, nelle prossime ore l’ISIE annuncerà la data del ballottaggio tra i due candidati favoriti, un terzo momento sarà rappresentato dalle elezioni per dar vita alla nuova composizione parlamentare.
Per quanto riguarda il voto di ieri, le urne sono state aperte fino alle 19:00, alle 18:00 l’ISIE ha fornito i dati dell’affluenza di tutte le circoscrizioni comprese quelle estere (Francia1, Francia2, Germania, Italia, Altri paesi arabi e del mondo, Paesi americani e altri paesi europei). Vengono confermate solo parzialmente alcune tendenze elettorali: innanzitutto la bassa affluenza che si è attestata al 45%.
Fotografia geografica del voto
Le circoscrizioni in cui vi è stata maggiore affluenza, sopra la media nazionale, sono state quelle di
Tunisi1 (47,38%), Tunisi2 (56,58%), Ben Arous (49,59%), Ariana (58,10%), Manouba (49,02%), Siliana (42,54%), Bizerte (49,93%), Nabeul1 (53,97%), Nabeul2 (51,95%), Sidi Bouzid (48,18%), Tozeur (47,71%), Kebili (58,89%), Sousse (51,88%), Sfax1 (49,41%), Sfax2 (47,45%)
Le circoscrizioni in cui invece l’affluenza è stata ancor più bassa della già esigua media nazionale sono: Jendouba (34,30%), Kef (41,40%), Beja (22,82%), Zaghouan (44,61%), Kairouan (34,22%), Kasserine (33%), Gafsa (35,45%), Mahdia (38,28%), Monastir (40%), Gabes (39,56%), Medenine (39,53%), Tataouine (41,78%).
Bassissima l’affluenza nelle circoscrizioni estere, in ordine decrescente: Francia1 (32,82%), Paesi arabi e resto dei paesi del mondo (27,33%), Germania (18,90%), Francia2 (16,20%), Continente americano e resto dei paesi europei (13,24%) e Italia (8,45%).
Se non desta sorpresa il fatto che le percentuali più alte di affluenza si siano verificate nei seggi della regione di grande Tunisi (Tunisi, Ariana, Ben Arous e Manouba), nella città portuale settentrionale di Bizerte, nelle due città cuore della grande conurbazione costiera del Sahel (Nabeul e Sousse) e nella seconda città del paese (Sfax), la novità è rappresentata da un relativo aumento del tasso di partecipazione in alcune zone sottosviluppate come la regione agricola di Siliana nel nord-ovest (comunque solo leggermente sopra la media nazionale), nella zona agricola centrale di Sidi Bouzid e nei due grandi (quanto poco popolosi) governatorati frontalieri centrali di Kebili e Tozeur. Questi quattro governatorati sono da sempre stati emarginati dalle politiche dello Stato centrale, caso a parte è Tozeur dove è relativamente sviluppato il turismo nel deserto (con ricadute positive molto contenute in ogni caso), gli altri tre sono spesso epicentro di rivolte popolari e contadine.
Nel secondo gruppo delle circoscrizioni a bassa affluenza, sono presenti due anomalie rappresentate da due centri importanti del Sahel: Monastir e Mahdia. Le restanti circoscrizioni confermano il trend precedente: le aree agricole del nord-ovest (Jendouba, Kef, Beja) la regione centrale transfrontaliera di Kasserine, le regioni agricole poco a sud di Grande Tunisi (Zaghouan e Kairouan), il bacino minerario di Gafsa, le regioni costiere meridionali di Gabès e Medenine e la regione petrolifera dell’estremo sud di Tataouine; la maggior parte delle popolazioni di queste aree non ha fiducia nello Stato e nel governo centrale e ripone poche illusioni nello strumento elettorale.Sconfitta dell’asse governativa uscente
I due candidati che andranno al ballottaggio sono entrambi “indipendenti” (virgolette doverose in un periodo storico in cui tutti pretendono di apparire slegati da ideologie e classi sociali di riferimento cosa che non è) il primo candidato con circa il 19% delle preferenze è il giurista ex docente universitario Kais Sahid, conservatore che strizza l’occhio all’islamismo e al panarabismo “di destra”(rifiuta la parità uomo/donna nel diritto di successione attualmente dibattito aperto nel paese, rifiuta di riconoscere i diritti degli omosessuali, utilizzo strumentale della questione palestinese ecc.), al secondo posto invece si piazza Nabil Karoui con il 15,5%, il “Berlusconi tunisino” con il quale è azionario della rete tv tunisina Nessma, arrestato in piena campagna elettorale e tutt’ora in carcere per riciclaggio di denaro sporco, la sua candidatura è stata ritenuta comunque valida. Entrambi i candidati possono essere considerati populisti anche se con declinazioni diverse: Kais Sahid utilizza un populismo che fa leva sui “grandi valori” della “comunità arabo-musulmana”, Nabil Karoui fa la parte del magnate filantropo in giro per le regioni più svantaggiate del paese (questo potrebbe spiegare l’incremento dell’affluenza in alcune di queste regioni).
Su 26 candidati, 14 di essi prendono tutti insieme il 4,5% dei voti, tra loro segnaliamo l’ultra reazionario islamista ed ex primo ministro ad interim Jebali (0,2%), l’ex ministro dell’istruzione Jalloul (0,2%), i due candidati del Fronte Popolare presentatosi diviso con Hamma Hammami segretario dell’ex Partito Comunista Operaio Tunisino (revisionista Hoxista) adesso Partito dei Lavoratori, prettamente elettoralista, con lo 0,7% e Mongi Alrahoui rappresentante il resto dei partiti di sinistra e panarabisti del fronte con lo 0,8%. Moncef Marzouki ex presidente della repubblica ad interim islamo/populista si ferma al 3,3%, la fascista benalista Abir Moussi raccoglie il 4% (intanto è giunta notizie che l’ex dittatore starebbe per tirare le cuoia in una clinica in Arabia Saudita).
Il dato politico principale è che i candidati rappresentanti i partiti di governo sono stati sanzionati dagli elettori: i due candidati del campo laicista, il primo ministro uscente Chahed che intanto ha fondato un partito personale (Taya Tounes) e il ministro della difesa Elkaroui Zbidi sostenuto da Nidaa Tounes si attestano rispettivamente al quinto (7,4%) e al quarto posto (10,3%), il candidato del partito islamista di governo, Ennahdha (la sezione tunisina dei Fratelli Musulmani) Muru arriva al terzo posto con il 13%. Da notare che sul risultato negativo di Zbidi, originario di Mahdia e appoggiato dal clan del Sahel che regna imperterrito dai tempi dell’indipendenza, probabilmente pesa la scarsa affluenza verificatasi a Monastir e nella sua città natale.
Anche in Tunisia avanza l’astensione come forma di protesta anti-sistema (supportata da una campagna di boicottaggio elettorale lanciata da una coalizione di quattro partiti e gruppi rivoluzionari) in cui i giovani e i settori sociali in lotta hanno contribuito a questo dato sfatando la retorica della “transizione democratica” e dell’unica “rivoluzione araba riuscita” interpretazione sostenuta sia dagli imperialisti occidentali che dalla sinistra da salotto e riformista tunisina e occidentale. A tal proposito i media italiani continuano a dare una falsa rappresentazione del paese: i servizi degli inviati Rai nei seggi della capitale hanno dato l’immagine di un elezione molto partecipata e di un forte processo democratico in atto, oltre al dato quantitativo di cui abbiamo parlato, si sono anche verificate anomalie in alcuni seggi con intimidazioni da parte della polizia ad alcuni attivisti nonchè disfunzioni organizzative, tutto cio’ lontano dagli occhi servili degli osservatori inviati dall’UE che insieme ai giornalisti europei stavano ccomodamente nei seggi di Grande Tunisi a pieno sostegno della narrazione ufficiale.
Avanza inoltre il populismo sul fronte elettorale come dimostrato dal risultato di oggi. Anche se le forze governative sono state momentaneamente sconfitte da questo risultato, potrebbero riciclarsi nel sostegno di uno dei due candidati populisti, Italia docet.
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