Un incidente stradale come tanti. Un giovane padre che va al lavoro, in piena notte, come tanti altri panettieri, percorrendo la Casilina su uno scooter. Un’auto che sbanda e va contromano su quella maledetta consolare con una sola corsia per senso di marcia. Lo schianto, la morte, i rilievi della stradale, l’arresto dell’automobilista positivo all’alcool test.
Una tragedia che si ripete ogni giorno in ogni angolo del paese e del mondo. Che dovrebbe far riflettere sul modo di vita e di produzione in cui siamo inscatolati, costretti a muoverci correndo, rubando secondi preziosi su percorsi che sarebbero rischiosi anche in condizioni più rilassate.
Ma se questo accade a Roma, in zona Giardinetti, l’agglomerato di case costruite secondo le regole inesistenti dell’”edilizia spontanea” del dopoguerra, poche centinata di metri più in là della gemella Torre Maura, ecco che qualche sciacallo si mette ad annusare la pista.
Se il giovane padre è italiano anche di nascita e cognome, e magari l’automobilista è albanese, la “pista” viene percorsa a velocità forsennata, quasi come quelle bianche cui gli avvoltoi sono più abituati.
E allora eccoli, gli “eroi” di Casapound e Forza Nuova cercare i famigliari, proporsi come “vendicatori politici” pronti a inscenare una pantomima ad uso e consumo di media e ministro delle interiora.
Ma vanno a sbattere contro una madre che incredibilmente riesce a mantenere il senso delle cose anche di fronte alla più immensa tragedia che possa vivere un genitore: la morte di un figlio.
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