Così dice un articolo della
Repubblica del 20 maggio scorso, che continua:
“In Media – ha spiegato più volte Paolo Zabeo coordinatore dell’Ufficio
Studi Cgia – ogni italiano paga 8mila
euro di imposte che salgono a quasi 12mila considerando i contributi
previdenziali”. A preoccupare l'associazione degli artigiani mestrini è
però il trend storico che stiamo attraversando: “Negli ultimi 20 anni – dicono
– le entrate tributarie nelle casse dello Stato sono aumentate di oltre 80
punti percentuali, quasi il doppio dell'inflazione che, nello stesso periodo, è
salita del 43%”. Come a dire che le
spese dello Stato crescono a dismisura e in maniera del tutto non correlata
alla situazione economica del Paese.”
“Le spese dello Stato crescono a
dismisura” e per farvi fronte oltre a tasse, imposte ecc. lo Stato si fa
prestare soldi dai “risparmiatori”, dai capitalisti e dai grandi ricconi della
finanza nelle cui mani cade di fatto il patrimonio dello Stato.
Per dirla con Marx (Le lotte di
classe in Francia): “Qual è la causa del fatto che il patrimonio dello Stato cade
nelle mani dell’alta finanza? È l’indebitamento continuamente crescente dello
Stato. E qual è la causa dell’indebitamento dello Stato? È la permanente eccedenza delle sue spese sulle
sue entrate, sproporzione che è nello stesso tempo la causa e l’effetto del
sistema di prestiti di Stato.”
E che dovrebbe fare lo Stato per sfuggire a
questo indebitamento? “… limitare le proprie spese, cioè semplificare l’organismo
governativo, ridurlo, governare il meno possibile, impiegare meno personale
possibile, entrare il meno possibile in rapporto con la società borghese…” ciò
non è possibile, dice Marx, perché: “… l’imposta è il seno materno a cui il
governo si disseta. Ma il governo è tutt’uno con gli strumenti della
repressione, con gli organi dell’autorità, con l’esercito, con la polizia…” E
continuando a parafrasare Marx possiamo dire, dunque, che questa via è impossibile per il governo della repressione!
Nessun commento:
Posta un commento