mercoledì 29 maggio 2019

pc 29 maggio - LA FUSIONE FIAT CHRYSLER E RENAULT = RIDUZIONE DEI COSTI, PIU' GUERRA COMMERCIALE, PIU' PROFITTI... Ma la ripresa del capitale dalla crisi è breve...

La fusione Fca/Renault è la risposta alla crisi del settore, al rallentamento della vendita delle auto sul mercato mondiale. Questa fusione permetterà ai due grandi gruppi capitalistici da un lato di ridurre i costi, dall'altro di essere più forti nella guerra commerciale in atto su scala mondiale; quindi di difendere e aumentare i loro profitti. 
Questo viene chiaro dalla stessa stampa borghese che si rallegra per questa operazione, e di cui riportiamo sotto degli stralci.

La concentrazione - come spiega Lenin nel libro "L'imperialismo fase suprema del capitalismo" - resta un processo permanente e una dinamica di fondo del sistema imperialista in tutte le epoche della sua esistenza. La concentrazione permette di accaparrarsi ampie fette delle materie prime di un dato paese e di tutti i paesi del mondo; acquisisce la capacità di ripartire il mercato.
Lenin segnala, “le crisi di ogni specie, e principalmente quelle di natura economica - sebbene non queste sole - rafforzano grandemente la tendenza alla concentrazione e al monopolio”. E, quindi, nelle crisi vi sono monopoli che si rafforzano e monopoli che decadono, spingendo l’elemento di appropriazione privata da parte di un pugno di monopolisti.
Ma queste operazioni del capitale, queste risposte alla crisi, apparentemente e per un periodo (più o meno lungo) efficaci, non sono certo la soluzione. Sicuramente non lo sono per i lavoratori che da queste fusioni hanno le conseguenze più negative - in primis licenziamenti, chiusura di siti poco produttivi per il capitale, intensificazione dello sfruttamento per chi resta, ecc. - ma non lo sono anche per i capitalisti, oggi sempre di più. "L’imperialismo esaspera e porta alle sue estreme conseguente la contraddizione di fondo del sistema capitalista e della sua legge fondamentale: da un lato con la socializzazione della produzione mostra la potenza delle forze produttive concentrate, e quindi dell’enorme progresso possibile; dall’altra il suo risultato pratico, fermo restando l’appropriazione privata, è quello di rendere la vita delle masse “cento volte peggiore, più gravosa, più insopportabile” - Lenin.
La crisi trova la sua inevitabile ricaduta in una più grande crisi - dopo un breve, apparente periodo di ripresa - perchè la sua ragione sta nella stessa legge del capitale che produce non per i bisogni delle masse - che sono enormi e richiederebbero una produzione sempre maggiore - ma per il suo profitto, che porta ad una sovrapproduzione che non viene venduta perchè non darebbe profitto.  
Nello stesso tempo si acuisce la guerra commerciale tra grandi capitalisti o gruppi di capitalisti, con alcuni che vanno avanti e altri, molti, che periscono - "Coloro che non sono dentro i grandi cartelli, si trovano di fronte a privazioni di materie prime, o più difficoltà nell’accesso ad esse o più difficoltà nell’acquisirle; a minore accesso a manodopera e all’uso scientifico dello sfruttamento di essa; maggiore privazione dei trasporti, nella forma importante di più alti costi; chiusura degli sbocchi sui mercati, dato anche il fatto che le multinazionali impongono una esclusività, spesso ottenuta grazie al metodico abbassamento dei prezzi; il minore accesso al credito; fino all’utilizzo del boicottaggio". Idem.
Tutto questo deve spingere i proletari a non avere illusioni che le operazioni del capitale possano portare vantaggi reali agli operai e alle condizioni delle masse popolari, ma spingere ad avere una visione scientifica, di classe.

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La fusione fra Fiat Chrysler e Renault, se andrà in porto, sarà frutto dell'iniziativa del gruppo italo-americano. L'amministratore delegato dovrebbe essere il francese Jean-Dominique Senard, attuale Ceo di Renault. Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, sarà il primo azionista del nuovo gruppo con circa il 14%, seguita dallo Stato francese che nella nuova entità avrà una quota pari alla metà del 15,01% che oggi possiede in Renault.

Fiat e Renault hanno deciso di procedere sulla strada della fusione per affrontare i problemi di crisi di entrambe, per ridurre i costi. Questi problemi sono stati acuiti dall'uscita di scena, pochi mesi
l'uno dall'altro, dei due manager che hanno fatto grandi i due gruppi: Sergio Marchionne e Carlos Ghosn che ha guidato Renault negli ultimi 14 anni come Ceo e si è dovuto dimettere dopo essere stato arrestato a Tokio lo scorso novembre con l'accusa di illeciti finanziari.
Entrambi, Marchionne e Ghosn, sono sempre stati a favore delle aggregazioni fra case automobilistiche per ridurre i costi. Resta famosa una dichiarazione del 2015 di Marchionne, che disse che ogni settimana i costruttori di auto sperperavano 2 miliardi di euro duplicando investimenti che avrebbero potuto essere condivisi.
Il recente rallentamento delle vendite di auto in Cina, in America e in Europa, i tre principali mercati, ha riportato l'urgenza di costruire alleanze fra i costruttori, soprattutto in uno scenario in cui la normativa più severamente ambientalista dei vari Paesi spinge le case a investire sull'auto elettrica, mentre la concorrenza avanza sull'auto a guida autonoma. L'aggregazione fra Fiat e Renault dovrebbe portare a ridurre i costi in Europa, dove lavorano circa un terzo dei 198 mila dipendenti del gruppo Fiat Chrysler (ma la società realizza la quasi totalità degli utili in Nord America).
Nello stesso tempo questa fusione è interna alla guerra commerciale a livello mondiale.
Con essa la Fca potrebbe favorire lo sbarco di Renault sul mercato nordamericano, mentre Renault ha una posizione molto forte in Russia, suo secondo mercato. La Società risultante dalla fusione sarà detenuta per il 50% dagli azionisti di FCA e per il 50% dagli azionisti di Groupe Renault, porterà alla nascita del terzo più grande Original Equipment Manufacturer (Oem) con 8,7 milioni di auto vendute, il terzo al mondo dietro a Volswagen e Toyota. Ma se in futuro si profilasse una possibile integrazione anche con gli alleati asiatici di Renault, Nissan e Mitsubishi, nascerebbe il leader mondiale con quasi il 50% in più di vetture vendute rispetto al concorrente più vicino (15 milioni rispetto ai 10 di Volkswagen, regina delle vendite 2018). Nissan è stata di sicuro colta di sorpresa dall’accelerazione di Fca e Renault e ora si trova in mezzo al guado: da sola non avrebbe quelle economie di scala che oggi sono cruciali nel l’automotive

Questa fusione è in atto anche in altri paesi. I tedeschi stanno già cercando rimedi: Bmw e Daimler hanno messo da parte la loro storica rivalità per unire le forze nella realizzazione di un'auto a guida autonoma. E Volkswagen sta negoziando con Ford un possibile accordo per lavorare insieme nell'auto elettrica e nella guida autonoma.

Il via libera dei governi francese e italiano. Il governo francese, un’ora circa dopo il lancio, si è espresso in maniera positiva, dicendosi «favorevole» e aggiungendo che «incoraggia» la fusione tra Fca e Renault, secondo quanto ha detto il portavoce dell’esecutivo, Sibeth Ndiaye. La fusione promuoverebbe «la sovranità economica» dell’Europa, dove «abbiamo bisogno di giganti». 
Nel pomeriggio è arrivato anche il placet del governo italiano, per bocca del vicepremier Matteo Salvini: «Mi sembra un’operazione brillante, che spero possa essere portata a compimento», ha detto il ministro dell’Interno. Che ha anche aperto a una partecipazione dello Stato italiano nel capitale del nuovo gigante dell’automobile: «Se fosse richiesta, una presenza istituzionale italiana sarebbe assolutamente doverosa», ha sottolineato. La presenza pubblica italiana andrebbe a bilanciare la partecipazione dello Stato francese in Renault.

Il comunicato di Fca rassicura poi lavoratori e sindacati: «I benefici dell’operazione proposta non si otterrebbero con la chiusura di stabilimenti ma deriverebbero da investimenti più efficienti in termini di utilizzo del capitale in piattaforme globali dei veicoli, in architetture, in sistemi di propulsione e in tecnologie.

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