NoG20 Hamburg:
Riportiamo questa corrispondenza da uno dei circa 30 internazionali ancora in carcere senza processo per i fatti del G20 di inizio luglio. Gli italiani in stato di reclusione sono ancora cinque.
AMBURGO ESTATE 2017: CI SONO, CI RESTO!
Lettera di un detenuto del G20 del giorno 14.08.2017,
dal carcere di Billwerder ad Amburgo.
dal carcere di Billwerder ad Amburgo.
È
passato quasi un mese e mezzo da quando sono stato arrestato durante il
dodicesimo vertice del G20, ad Amburgo, in una città assediata e presa
in ostaggio dalle forze dell'ordine, ma che ha anche visto nascere per
l'occasione una contestazione locale e popolare molto importante.
Decine
di migliaia di persone, se non di più, affluendo da tutta l'Europa, se
non da più lontano, si sono incontrate, organizzate e si sono trovate
insieme a discutere, sfilare per più giorni in un grande slancio di
solidarietà e coscienti di poter subire in ogni momento la violenza e la
repressione della polizia. Per l'occasione è stato costruito,
addirittura, un immenso tribunale di polizia, in un prefabbricato, allo
scopo di sanzionare nel più breve tempo possibile ogni tipo di
contestazione contro questo vertice internazionale.
Il
mio arresto, come quello di molti/e compagni/e, si basa solo sulla
sacrosanta parola della polizia, quella di una brigata addestrata per
infiltrarsi, osservare e pedinare "le sue prede" (quarantacinque minuti
nel mio caso, per un supposto lancio di oggetti), finché una volta
isolate, trovano la possibilità di arrestarle mandando colleghi che
intervengono velocemente, violentemente, senza lasciare nessuna
scappatoia.
Eccomi quindi rinchiuso
in questo luogo primordiale per il buon funzionamento di un ordine
sociale globale, utilizzato come strumento di controllo e di gestione
della miseria, essenziale per il mantenimento della loro "pace sociale".
Il carcere agisce come spada di Damocle al di sopra di ogni individuo
cosicché sia pietrificato davanti all'idea di trasgredire le regole e al
diktat di un ordine stabilito "metro, lavoro, consuma, dormi", al quale
nessun dominato dovrebbe sfuggire per così essere alienato dalla
propria vita, sempre in orario, senza mai battere ciglio. Così anche
durante il secondo turno delle presidenziali, nel corso delle quali si
aspettavano da noi che stessimo "En Marche" oppure che morissimo,
preferibilmente in maniera lenta e silenziosa.
Il
diritto non avendo vocazione ad assicurare il bene generale e nemmeno a
essere neutro è l'espressione di una dominazione sempre più aggressiva,
istituita dai potenti per garantire loro proprietà e sicurezza e quindi
paralizzare, sanzionare, emarginare chi non vede le cose allo stesso
modo o chi non si piega.
Al di là dei casi di militanti/e detenuti/e, in genere abbastanza sostenuti/e e messi/e in primo piano in queste situazioni, perdurano anche e sopratutto i casi di uomini e donne abbandonati/e alla brutalità e alla crudeltà della reclusione carceraria.
Al di là dei casi di militanti/e detenuti/e, in genere abbastanza sostenuti/e e messi/e in primo piano in queste situazioni, perdurano anche e sopratutto i casi di uomini e donne abbandonati/e alla brutalità e alla crudeltà della reclusione carceraria.
Qui il lavoro è
retribuito un euro all'ora, di cui la metà è percepibile solo una volta
liberati/e. Nella mia sezione i detenuti in detenzione provvisoria o per
pene brevi (dai sei mesi ai quattro anni) sono principalmente rinchiusi
per un motivo solo: la loro condizione e origine sociale. A parte il
personale, pochissimi provengono dal paese ospite, tutti sono stranieri,
rifugiati e/o precari, poveri, indeboliti dalla vita. Il loro crimine:
non sottomettersi alle "loro" regole del gioco, nella maggioranza dei
casi rivolgendosi alla vendita di stupefacenti o commettendo scippi,
truffe, in solitaria o in gruppi organizzati a diversi livelli.
La
reclusione è un pilastro primordiale di questo sistema e non si può
criticarla senza attaccare la società che la produce. Il carcere, non
funzionando in autarchia, è il tassello perfetto di una società basata
sullo sfruttamento, la dominazione e la divisione sotto svariate forme.
"Il lavoro e la prigione sono due pilastri essenziali del controllo sociale, il lavoro essendo la migliore delle polizie e il reinserimento, un ricatto permanente."
"Il lavoro e la prigione sono due pilastri essenziali del controllo sociale, il lavoro essendo la migliore delle polizie e il reinserimento, un ricatto permanente."
Un
pensiero per i compagni/e italiani/e colpiti/e da un'ennesima ondata
repressiva, in particolare agli imputati nell'indagine sull'"ordigno
esplosivo" innescato davanti a una libreria legata a Casapound.
L'estrema destra così utile e complementare agli Stati che si nutrono
delle sue aspirazioni, dei suoi deliri securitari e dell'incessante
stigma dello "straniero" deve essere affrontata con una risposta
organizzata, popolare e offensiva.
Un
pensiero anche ai compagni che a settembre affronteranno il processo
relativo all’episodio avvenuto il diciotto maggio dello scorso anno in
cui una macchina degli sbirri è stata bruciata, a Parigi, durante il
movimento sociale contro la "loi travail". Molte persone sono passate
dal carcere e tuttora due sono ancora dentro. Forza a loro!
Ringraziamenti
ai compagni di qui che a volte organizzano presidi davanti al nostro
carcere, iniziative molto apprezzate, che spezzano la routine e lo stato
di letargia al quale siamo costretti. Ringraziamenti anche a tutti/e
quelli/e che, da vicino o da lontano, ci sostengono.
Per i Bro’, 161, MFC, OVBT, jeunes sauvages, quelli che BLF e altri/e amic(he)i...
Compagni, forza !
Compagni, forza !
Liberiamo i/le detenuti/e del G20 e tutti/e gli/le altri/e!
Non siamo soli!
Un detenuto tra tanti altri,
Non siamo soli!
Un detenuto tra tanti altri,
Carcere di Billwerder, Amburgo.
14.08.2017
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