Come Rete Campagne in Lotta prendiamo parola in merito ad alcuni gravi articoli di giornale apparsi a seguito del tentativo da parte delle istituzioni di trasferire gli abitanti della tendopoli di San Ferdinando (RC) in un campo di lavoro di massima sicurezza, chiarendo il nostro impegno solidale nei confronti di chi vive e lotta in diverse zone del Sud Italia. Rimandiamo, ancora una volta, alla voce diretta delle persone che abitano nella tendopoli di San Ferdinando il racconto e le analisi riguardo la giornata appena trascorsa.

Come collettivo abbiamo rilanciato e risposto all’appello di chi vive in tendopoli a raggiungere San Ferdinando e rifiutare il TERZO trasferimento forzato in un campo di Stato per chi lavora come bracciante nella piana di Gioia Tauro. A fronte delle perpetuate richieste di documenti, abitazioni e
contratti di lavoro, le istituzioni hanno scelto di rispondere con l’ennesima operazione volta a garantire business ed esclusione. Da qui l’opposizione di chi abita nella tendopoli.
Gli abitanti della tendopoli, per affrontare la giornata del 18 agosto individuata per lo sgombero, dopo numerose assemblee tenutesi nel campo, hanno scelto i propri portavoce interni e hanno chiesto alle persone solidali di affiancarsi a loro semplicemente con la presenza, senza alcun intervento nelle trattative di cui loro stessi volevano essere protagonisti per spiegare il proprio “NO” al trasferimento forzato. Un’ulteriore volontà collettiva era quella di non dare vita ad alcuna manifestazione. A fronte delle relazioni orizzontali e di fiducia costruite in anni di presenza nella Piana di Gioia Tauro, abbiamo scelto di supportare questa ennesima iniziativa autorganizzata, affiancandoci a loro nella
maniera in cui ci è stato chiesto.
Nei mesi passati abbiamo partecipato a diversi tavoli, ottenuti in seguito a manifestazioni nelle strade di San Ferdinando, con la Prefettura e la Questura di Reggio Calabria, così come con il commissariato di Gioia Tauro e il Comune di San Ferdinando. Abbiamo svolto il ruolo di traduttori delle dirette richieste delle persone che abitano nella tendopoli: bisogni essenziali che sono sempre rimasti inascoltati.
Nei suddetti articoli di giornale, che probabilmente ricalcano le veline della Questura, sono presenti pesantissime e infamanti accuse nei nostri confronti, che criminalizzano anche gli stessi abitanti della tendopoli. E’ una vergogna che per silenziare le chiare e ripetute richieste delle donne e degli uomini immigrati, che vivono nella tendopoli di San Ferdinando in condizioni disperate, si sposti l’attenzione inventando una presunta regia esterna attribuita alla nostra Rete. Come al solito, per biechi fini politici ed economici non si esita a calpestare coloro che il sistema rende più deboli.
Continueremo a portare la nostra solidarietà senza farci intimidire da questo violento impianto accusatorio.
19.08.2017
Rete Campagne in Lotta