domenica 20 agosto 2017

pc 20 agosto - A Roma "la luna di miele" tra la Raggi e Minniti produce l'ennesimo sgombero abitativo



Maxioperazione di polizia contro l'occupazione di piazza Indipendenza, dove da quattro anni vivevano centinaia di rifugiati. Dopo Casetta e via di Quintavalle, terzo sgombero estivo nella capitale, che si aggiunge a quelli dei centri sociali di Milano e Bologna


A ottobre 2013 centinaia di rifugiati, soprattutto somali ed eritrei, avevano aperto le porte di un enorme palazzo abbandonato a pochi passi dalla stazione Termini,. Così, il grande edificio situato tra via Curtatone e piazza Indipendenza era diventato un nuovo tetto per decine di famiglie, spesso reduci dalla disastrosa accoglienza del sistema creato all'interno della cosiddetta “emergenza Nordafrica”. Da subito, l'occupazione era stata appoggiata e sostenuta dai movimenti per il diritto all'abitare e nel corso era diventato un punto di riferimento per diverse mobilitazioni anti-razziste e per i diritti di migranti e rifugiati. Il fatto che
queste persone uscissero dalla subalternità imposta dal sistema di accoglienza e decidessero di prendere in mano le loro vite occupando al centro di Roma aveva fatto infuriare i fascisti di Casapound e scandalizzato alcuni dei frequentatori abituali della piazza, soprattutto manager e impiegati del Sole24Ore e di altri uffici ad essa adiacenti. L'immobile occupa più di 33mila metri quadri su 9 piani.
Era di proprietà della Federconsorzi, un ente nato con il fascismo per curare gli ammassi agrari e poi trasformato in un serbatoio di voti democristiano dal suo potentissimo presidente Bonomi. Di lui, si dice che riuscisse a portare in Parlamento decine e decine di deputati grazie a una vasta rete di clientele. In seguito, il palazzo era passato a una gestione privata, pur mantenendo prerogative pubbliche nell'acquisizione di finanziamenti dello Stato. Negli anni '90 fu travolto da un crack pauroso, mai calcolato con esattezza ma che alcune commissioni parlamentari d'inchiesta definirono «di proporzioni inimmaginabili». Nel 2011 l'edificio in questione, stimato 80 milioni di euro, è stato acquisito dalla società di gestione Ideafimit che lo ha inserito nel fondo Omega, un fondo di investimento specializzato nell'acquisizione di edifici pubblici con una strategia semplice: pagare poco allo Stato, ma farlo sull'unghia. Con questo schema, il fondo ha comprato a prezzi stracciati numerosi edifici pubblici, valorizzandoli per i suoi fini speculativi, agevolati dalle sue modalità di funzionamento. Chi investe in Omega, infatti, siano essi soggetti privati o enti, non diventa proprietario né di azioni, né di quote di un certo edificio. Compra soltanto delle “cedole” che dopo un certo periodo di tempo prefissato dovrebbero produrre reddito. Molti fondi immobiliari di questo tipo si stanno avviando a scadenza, cioé sta per finire il tempo prefissato per chiudere le operazioni che avrebbero dovuto generare guadagni, senza aver realizzato quasi nulla. Non hanno, dunque, di che retribuire gli investitori. Anche da qui ha origine un meccanismo perverso che prova a scaricare la colpa sulle occupazioni abitative. Lo sgombero del palazzo era già stato annunciato da Alfano e promesso da Tronca. Alla fine non se n'era fatto nulla. Anche perché dentro vivevano circa 1000 persone, con regolare status di rifugiati. Tra gli occupanti ci sono donne incinta, bambini e persone in stato di vulnerabilità. Evidentemente, Marco Minniti e la giunta Raggi, invece, non si sono fatti problemi neanche di fronte a questa situazione. Forse approfittando dell'emozione prodotta dai fatti di Barcellona dove, però, istituzioni e abitanti si stanno muovendo in tutt'altra direzione, manifestando insieme al grido di «non abbiamo paura» e «non cederemo al razzismo». Così, questa mattina all'alba, centinaia di agenti di polizia hanno circondato l'edificio e vi si sono introdotti sfondando porte e finestre. Quando alcune famiglie hanno improvvisato un blocco stradale nel tentativo di complicare le operazioni di sgombero, la questura ha immediatamente schierato un idrante, minacciando di utilizzarlo su uomini, donne e bambini. I primi occupanti ad essere cacciati dall'edificio sono stati caricati sui bus della polizia e portati di forza per identificazioni negli uffici della questura stranieri di via Teofilo Patini. In seguito, gli autobus utilizzati sono stati quelli del servizio pubblico. Proprio quell'ATAC che per tutta l'estate ha messo in ginocchio migliaia di cittadini romani con la carenza di mezzi di trasporto, questa mattina è riuscita immediatamente a trovare dei bus per portare in questura i senza casa. Del resto, i bus dell'azienda di trasporto pubblico e una macchina della sala operativa sociale sono state le uniche forme in cui il comune di Roma ha manifestato la sua “presenza”. O meglio, la sua ennesima assenza in una città allo sbando a cui le operazioni estive della questura hanno regalato centinaia di nuovi senza casa. Quello di piazza Indipendenza, infatti, è il terzo sgombero di occupazioni abitative che avviene nella capitale in meno di un mese. A luglio era toccato a Casetta, dove vivevano un decina di persone tra studenti, precari e rifugiati. Solo pochi giorni fa era stata attaccata e sgomberata una casa a Cinecittà, in via Quintavalle, dove abitavano circa 60 famiglie, che da quel giorno sono accampate in piazza Santi Apostoli. Chiedono risposte al comune rispetto all'emergenza abitativa, ma né la sindaca Raggi, né qualche assessore della giunta hanno dato segni di vita. Intanto, agosto sta per finire e dovrà arrivare settembre. Sia a Roma che Bologna sono previste manifestazioni nelle prossime settimane per rispondere a questa ondata estiva di sgomberi. I movimenti per il diritto all'abitare della capitale hanno lanciato una mobilitazione il 26 agosto. Il centro sociale Làbas di Bologna, invece, ha chiamato un grande corteo per il 9 settembre.

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