Problemi per la Volkswagen in Cina. I suoi lavoratori
accusano il gruppo auto di non rispettare i diritti umani e del lavoro. La storia comincia da una lettera.
L’Istanza di un ordinario lavoratore cinese: questo il titolo del
messaggio recapitato a Wolfsburg. Firmato “Ai Zhenyu, rappresentante dei
lavoratori”. “La Germania è un paese che sottolinea sempre la difesa dei
diritti umani – scrive Ai Zhenyu – e spesso critica la Cina per il suo
approccio ai diritti umani. Ora le aziende tedesche Volkswagen e Audi sono
state denunciate per le loro pratiche discriminatorie nei confronti dei
lavoratori degli stabilimenti cinesi, hanno totalmente ignorato i diritti umani
dei lavoratori cinesi: come potete rimanere indifferenti? Sono questi i vostri
standard per i diritti umani?”, chiede l’attivista cinese. Ai Zhenyu,
delegato sindacale dello stabilimento Faw-Volkswagen, ubicato nella città
nordorientale di Changchun, ha pubblicato la lettera (ripresa dal China
Labour Bullettin) subito
dopo essere stato rilasciato dalla polizia. Il sindacalista “invita il
Gruppo Volkswagen a rompere il suo lungo silenzio e ad assumersi la responsabilità
delle violazioni dei diritti del lavoro in base alla legge cinese e all’accordo
quadro globale della stessa Vw”, scrive il Clb. Lo scorso giugno Ai Zhenyu,
insieme ad altri due delegati, Fu Tianbo e Wang Shuai, è stato arrestato dalla
polizia per aver organizzato una lunga vertenza salariale in rappresentanza
di circa tremila lavoratori esternalizzati, addetti della Faw-Volkswagen ma
assunti da agenzie in appalto che li retribuiscono la metà di un normale
dipendente della fabbrica. “Ai e Wang sono stati scarcerati, mentre Fu Tianbo è
ancora detenuto”, informa sempre il Clb. La vertenza va avanti dal 2016.
Lavoratori e sindacalisti hanno aperto un negoziato con la direzione della
fabbrica e con le autorità governative di Changchun, “ma quando la vertenza si
è complicata – scrive sempre Clb – l’azienda ha fatto un passo indietro e la
polizia ha iniziato a prendere di mira i sindacalisti”. Tra i circa tremila
operai esternalizzati – ricostruisce sempre il Clb – molti hanno un’anzianità
di oltre dieci anni, ma guadagnano la metà dei loro colleghi interni, oltre
ad essere privati dei benefit garantiti ai dipendenti full time. I lavoratori
chiedono un risarcimento “per anni di disuguaglianza e la garanzia di
condizioni contrattuali eque per il futuro”. “La legalità delle quattro
agenzie di risorse umane che forniscono lavoro a Faw-Vw Changchun è stata messa
in discussione – scrive il Clb – . Secondo i registri pubblici, almeno
un’agenzia, Bozhong Autoparts, è direttamente di proprietà e controllata dalla
Faw-Vw. Un’altra agenzia – prosegue la denuncia del Clb –, Hongxin Youye Human
Resources Co., si trova all’interno del distretto Faw di Changchun, appena a un
chilometro dalla porta principale dello stabilimento Volkswagen”.
(Una
pagina della lettera in cinese e tedesco inviata dai lavoratori cinesi alla
Volkswagen il 18 luglio 2017. Qui
il testo completo)
Secondo Clb, la Volkswagen sta violando il suo stesso accordo quadro globale
2012. Nell’accordo,
Vw si impegna a risolvere i conflitti attraverso i negoziati con i
rappresentanti dei lavoratori, a limitare la percentuale di personale esterno
temporaneo e a garantire la parità di retribuzione e trattamento di tutto il
personale. “In base a questa intesa, Volkswagen è tenuta a negoziare con i
lavoratori per rispondere alle loro richieste, ma dopo gli arresti di
giugno deve ancora prendere una posizione sulla persecuzione e repressione dei
delegati sindacali”, conclude il Clb, aggiungendo che “è tempo che la
Volkswagen dia una risposta”.
(D.O.)
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