Subito dopo aver avuto la conferma ufficiale da parte dell’ISIS della morte del “califfo” Abu Bakr Al Baghadadi, la novità è che il successore, il nuovo califfo senza territorio, sarà Jalalludin Al-Tunisi per l’appunto un tunisino.
Anche se il sedicente “Stato Islamico” nella sua massima espansione territoriale si sviluppava principalmente in Siria e Iraq e in seguito in alcune provincie libiche exclavi, una gran parte dei propri membri era formata da tunisini, alcune stime vanno dai 10.000 ai 20.000.
Tanti sia in termini relativi rispetto ai membri dell’organizzazione, sia in termini assoluti rispetto alla Tunisia, considerando che si tratta di un paese molto piccolo di 11 milioni di abitanti.
In contrasto con i numeri, a quanto pare nella catena di comando gli iracheni e i siriani stavano al vertice e i tunisini alla base, rappresentanti la fanteria del fronte e quindi la carne da macello.
Recentemente 2 donne tunisine dell’ISIS, mogli di combattenti, hanno disertato verso le zone controllate dai curdi dello YPG e intervistate da Reuters hanno raccontato di come ultimamente serpeggiasse un malcontento tra i combattenti tunisini nei confronti della leadership dell’organizzazione a causa dei privilegi riservati a quest’ultima in netto contrasto con le condizioni di vita dei combattenti.
Per questo motivo l’organizzazione temeva a possibilità di un “colpo di stato” da parte dei tunisini e aveva iniziato a stilare delle liste di proscrizione.
Adesso che l’organizzazione ha perso praticamente tutti i suoi territori in Siria, Iraq e Libia, decide di nominare proprio un tunisino, Jalalludin Al-Tunisi, già designato in passato dallo stesso Abu Bakr come emiro dei territori libici grazie alle sue qualità militari e diplomatiche (era riuscito a convincere molti gruppi jihadisti tra cui i principali tunisini a giurare fedeltà all’ISIS).
Jalalludin Al-Tunisi quindi si ritrova adesso a capo di uno “Stato islamico” senza territorio, ovvero senza la condizione necessaria perché uno stato possa esistere.
Quali saranno i prossimi scenari?
La stampa internazionale ormai parla da mesi di una probabile evoluzione di Daech in un’organizzazione terroristica “classica” che conduce attentati in giro per il mondo senza avere un controllo territoriale.
Ma considerando il continuo rientro dei numerosi sopravvissuti tunisini in patria, considerando la relativa stabilità del piccolo paese nord africano confinante con uno stato fallito con i confini ancora più porosi (Libia) e uno stato potente ma con forti contraddizioni interne come la successione nelle elites al potere ed i propri jihadisti (Algeria) è lecito pensare ad un progetto inedito di “rifondazione” dello “Stato Islamico” a partire dalle basi tunisine a Kasserine sul Monte Chaambi al confine con l’Algeria e sulle colline di Sidi Bouzid.
Vedremo nei prossimi mesi...
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