martedì 18 luglio 2017

pc 18 luglio - Corrispondenze dalla Tunisia – Attività petrolifera: la situazione rimane tesa a Kebili

Qualche settimana dopo l’esplosione della protesta nei pozzi petroliferi di Tataouine, nel Sud del paese, anche nei pozzi della regione di Kebili (centro-ovest) la popolazione è scesa in piazza a Maggio con le stesse richieste: più posti di lavoro per gli abitanti della regione e reinvestimento dei profitti nella regione stessa. Sia Kebili che Tataouine sono i governatorati più poveri del paese con tassi di disoccupazione che superano il 50% a Tataouine e che vi si avvicinano a Kebili.

Firmato l’accordo a Tataouine lo scorso 16 Giugno (vedi nostro post precedente su questo blog) a Kebili la popolazione ha continuato a scendere in piazza e, replicando quanto già avvenuto a Tataouine, sono continuati i sit-in in diverse località tra cui uno di fronte al pozzo di Boulahbal.
La domanda che la popolazione pero’ pone è: chi beneficia di questo sviluppo? La regione di Kebili? Il popolo tunisino?
No! a beneficiarne è solo l’elitès al potere in accordo con le multinazionali straniere.


Lo scorso 30 Giugno, una grande manifestazione ha avuto luogo nella città di Douz (la seconda città dopo il capoluogo della regione omonimo di Kebili) lanciando un ultimatum a mezza notte del giorno stesso: se l’indomani non sarebbe venuta una delegazione governativa, come successo a Tataouine, i manifestanti avrebbero chiuso i pozzi petroliferi della regione. 

Non essendo venuto nessuno, successivamente sono stati chiusi veramente i pozzi di petrolio dai manifestanti che si sono attirati le ire del governo che piange sulle perdite giornaliere di profitti a causa delle proteste.


I rappresentanti di Ennahdha (partito islamista e principale nella coalizione governativa) e in particolare, Mahdouba Ben Dhifallah, si preoccupano dei 5 sit-in disseminati nel governatorato e ipocritamente chiede al governo (lo stesso governo del suo partito!) di preoccuparsi dei problemi della regione e di ascoltare le legittime proteste dei manifestanti che, pero’, devono rimanere “pacifiche”.

L’11 luglio vi è stata un’altra grande manifestazione a Douz sostenuta anche da manifestanti provenienti dalle regioni vicine.

Intanto il blocco dei pozzi e delle stazioni di pompaggio continua mentre il presidente della repubblica ha emesso un decreto presidenziale in cui si identificano i siti di “produzione strategica” che saranno protetti dall’esercito. I manifestanti in un documento denunciano questo decreto come un chiaro esempio di servilismo neo-coloniale e rivendicano la libertà e la reale indipendenza del paese.


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