di #EuropeForAll
13 Luglio 2017
Lo scorso 20 giugno al Pantheon abbiamo partecipato ad
una manifestazione in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato”. Nella
stessa piazza centinaia di persone, richiamate da un appello di Amnesty
International e da una convocazione di spazi sociali, sportelli e reti di
solidarietà con i migranti con la sigla EuropeForAll, manifestavano per
un'accoglienza degna, contro il razzismo di Stato e per la libera circolazione
delle persone. Al termine del flash mob di Amnesty un attivista e legale
di Resistenze Meticce, Gianluca, prendeva la parola intervenendo contro i
decreti Minniti-Orlando, raccontando gli effetti che hanno sulla vita dei
migranti e sulle vite degli ultimi nelle nostre città. Un intervento duro nei
contenuti, un giudizio politico che vuole corrispondere alla nostra ferma
opposizione quotidiana alle politiche (anche) di questo Governo in materia di
politiche migratorie e di sicurezza pubblica. Subito dopo che si è allontanato
dal microfono, è scattata la provocazione e l'intimidazione delle forze
dell'ordine che sorvegliavano la piazza. Così, Gianluca viene fermato e gli viene
chiesto di avvicinarsi alla volante per essere identificato: alla polizia non
sono piaciuti i contenuti del suo intervento. La piazza reagisce in maniera
ferma, protesta senza cadere nella provocazione, ma le forze dell'ordine
insistono nel volerlo identificare e assieme a lui identificano anche altri
attivisti che chiedono spiegazioni. Al portavoce di Amnesty viene chiesto –
come testimoniato da diversi video – di “dissociarsi” dalle nostre parole.
Una
situazione kafkiana, dove chi protesta pubblicamente e a viso aperto viene
identificato e intimidito: non si può e non si deve criticare il razzismo di
Stato. Ora l'avvocato è stato raggiunto da una notifica di indagine altrettanto
assurda: è indagato per “vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali
e delle forze armate”, secondo l'articolo 290 del codice penale, nonché di
minaccia e violenza contro le forze dell'ordine (reato quest'ultimo per cui
sono stati denunciati anche altri attivisti). Di fatto nel nostro Paese, a
Roma, viene reintrodotto il reato di opinione: ogni voce di dissenso deve
essere azzittita. L'ultima volta che un cittadino italiano è stato condannato
per l'accusa di “vilipendio delle istituzioni costituzionali” era il 1977, i
poliziotti di Cossiga uccidevano Giorgiana Masi e ci trovavamo in pieno stato
d'emergenza. Ma non ci faremo di certo intimidire e, oltre a esprimere la
nostra solidarietà a tutti gli attivisti denunciati, continuiamo a batterci per
contrastare le politiche della sicurezza e della paura, per costruire un mondo
fatto di ponti e non di muri: già oggi in tante e tanti saremo in piazza del
Campidoglio e nei
prossimi giorni a Ventimiglia.
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