La Merkel alla vigilia del
G20 ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera, che va
analizzata oggi alla luce dell'esito del G20 e che nel Vertice ha
trovato un obiettiva conferma.
Il titolo generale “Il
mio G20 per rifondare un ordine globale giusto. Più distanti dagli
Usa, l'Europa ritrovi slancio”, sintetizza bene non solo le
intenzione della leader attuale dell'imperialismo tedesco, ma quanto
la situazione obiettiva, determinatasi e ratificata dal Vertice. Nel
precedente editoriale, pubblicato sul blog, abbiamo intitolato: “Il
nuovo disordine mondiale”.
L'intervista riconosce lo
stato delle cose e stabilisce le coordinate per affrontare la
situazione, non solo dal punto di vista degli interessi
dell'imperialismo tedesco, ma in un certo senso dell'effettiva
governance del mondo.
La Merkel spiega come la
rottura sull'accordo sul clima di Parigi non è tanto importante nel
merito -
“L'accordo sul clima ad esempio di fatto non è competenza del G20 ma un processo delle Nazioni unite” - quanto per il fatto che si sia rotta l'unità di facciata che sanciva il sistema di relazioni esistenti nel mondo ad egemonia americana.
“L'accordo sul clima ad esempio di fatto non è competenza del G20 ma un processo delle Nazioni unite” - quanto per il fatto che si sia rotta l'unità di facciata che sanciva il sistema di relazioni esistenti nel mondo ad egemonia americana.
E la Merkel parte da
questo per presentarsi come interprete dello stato attuale del
panorama mondiale: “E' vero che l'ordine mondiale è in cambiamento
e che i rapporti di forza si modificano. Ciò ha a che fare con
l'ascesa della Cina, ma anche l'India compie grandi passi con un
tasso di crescita di più del 7%, di gran lunga superiore a quello
cinese. Entrambi i paesi hanno circa 1,3 miliardi di abitanti”. E a
fronte di questo la Merkel mette in luce la differenza di fondo tra
l'imperialismo Usa a gestione Trump e l'imperialismo tedesco.
Essa dice in sostanza che
per l'imperialismo Usa non ci possono essere che “vincitori e
perdenti”, che poi significa: “vincitori” loro e i “perdenti”
gli altri. L'imperialismo tedesco non ha certo la possibilità di
imporre la stessa logica; e siccome non vogliono essere tra i
“perdenti”, per contrastare questa azione Usa non c'è che la
collaborazione, cioè l'alleanza con le altre potenze imperialiste,
differenziate negli interessi specifici ma uniti nella non
accettazione del dominio unilaterale Usa, peraltro non corrispondente
alla nuova geografia mondiale, dinamica e obiettivamente di
transizione.
E' su questa base che la
Merkel, poi, affonda il colpo, per così dire.
Il giornalista suggerisce:
“McMaster, consigliere della sicurezza nazionale di Trump,
considera il mondo un'arena; lui non crede a una comunità globale”.
Merkel dichiara: “Si oppone totalmente al mio punto di vista”. Poi prosegue affermando che nell'ottica di Trump il G20 stesso non avrebbe più senso e non si vede come con l'ottica di Trump si possa uscire dalla crisi finanziaria globale. E, quindi, aggiunge: “Non vogliamo che siano soltanto in pochi a trarre vantaggio dai progressi economici”. E qui fa riferimento ai popoli, ma chiaramente nell'ottica dei governanti degli Stati imperialisti, i popoli, l'economia dei padroni imperialisti altro non sono che gli interessi dei predoni imperialisti che rappresentano.
Merkel dichiara: “Si oppone totalmente al mio punto di vista”. Poi prosegue affermando che nell'ottica di Trump il G20 stesso non avrebbe più senso e non si vede come con l'ottica di Trump si possa uscire dalla crisi finanziaria globale. E, quindi, aggiunge: “Non vogliamo che siano soltanto in pochi a trarre vantaggio dai progressi economici”. E qui fa riferimento ai popoli, ma chiaramente nell'ottica dei governanti degli Stati imperialisti, i popoli, l'economia dei padroni imperialisti altro non sono che gli interessi dei predoni imperialisti che rappresentano.
Naturalmente se si deve
parlare chiaro agli Usa di Trump, lo si deve fare anche nel proprio
campo. E qui la Merkel fa appello all'unità delle forze in Europa.
Sia chiaro, nell'Europa
imperialista il ruolo dominante della Germania è agente e tutte le
scelte economiche di questi ultimi decenni sono avvenute all'insegna
di questa egemonia. Ma un'egemonia sostanzialmente economica,
insufficiente per una contesa globale come quella che si prospetta
nel nuovo disordine mondiale.
E qui la Merkel assesta un
altro colpo ad un altro concetto base, quello di “Occidente”,
considerato storicamente un sinonimo dell'alleanza ferrea Usa/Europa.
Merkel risponde chiaro alla domanda “Crede che l'occidente possa
ancora agire in modo unitario?”: “Si, in alcune questioni, ma in
altre no”. La risposta impressiona il giornalista: “A ciò si
accompagna una perdita di importanza di potere degli Stati Uniti?”.
E qui la Merkel è allo stesso tempo cauta e audace. Afferma:
“L'importanza del potere deriva dalla forza economica, militare e
civile, e in tutti questi tre settori gli americani rappresentano
ancora una potenza mondiale... Negli ultimi decenni gli americani si
sono presentati ovunque come una potenza... Evidentemente
l'amministrazione americana non vuole più rappresentare il
poliziotto che stabilisce l'ordine in tutte le regioni del mondo”.
Naturalmente la Merkel sa
che non è proprio così e che la posizione Usa è quella di non
poter più esercitare in questa forma esclusiva, costo economico
compreso, questo ruolo di dominio mondiale in ogni sfera, e che,
quindi, per l'imperialismo tedesco – parafrasando la Merkel in una
frase che usa - “questa è sia una buona che una cattiva notizia”.
Buona, perchè apre lo spazio alla crescita della Germania come
superpotenza; cattiva, perchè, come lei stessa ha già detto, non
basta voler essere una superpotenza, ma “il potere deriva dalla
forza economica, militare e civile”.
Ma prosegue la Merkel: “Di
fatto questa è una grande sfida”. E individua subito i terreni che
toccano alla Germania, e, nella sua visione, in collaborazione con le
altre potenze: le nazioni unite, il Medio Oriente, la sicurezza
europea e l'Africa, su cui l'imperialismo tedesco ha negli ultimi
tempi concentrato l'attenzione programmatica.
La Merkel poi afferma:
“Dopo la caduta del muro gli Usa apparivano l'unica superpotenza
rimasta. Oggi il mondo è multipolare”; e torna sul tema che le sta
a cuore: “Probabilmente gli Stati Uniti non saranno coinvolti nelle
misure in Africa”.
Chiarito il quadro, gli
impegni, l'imperialismo tedesco sa bene che deve avere l'Europa
compatta e dietro di sé, e sa bene come questo sia un problema
attualmente lungi dal considerarsi già risolto. “Abbiamo un ampio
numero – dice la Merkel - di compiti da affrontare, la difesa delle
frontiere esterne, un registro europeo di entrata e uscita, un
servizio di intelligence privata... Questioni apparentemente
“tecniche” ma che presuppongono “il rafforzamento della moneta
comune, una governance ancora più rigida, un ministro delle finanze
europee, ecc.... Insieme con Macron affronteremo tutti questi temi”.
Ma la Merkel dovrebbe
sapere bene che tutto questo è ciò che già la Germania ha cercato
di fare finora in Europa e questo ha acuito le contraddizioni tra i
paesi imperialisti europei, questo ha inciso nella vicenda brexit.
Quindi, come nella sua contrapposizione agli Usa, la Merkel appare
miope nella pretesa di trattare nella stessa maniera la questione
'unità europea'.
Ma la Merkel sembra, in
maniera arrogante, baypassare questo dato e andare subito nello
scenario delle nuove alleanze mondiali.
L'ultima parte
dell'intervista – ed è molto interessante – riguarda la
situazione del G20 ad Amburgo. Merkel ribadisce la scelta di Amburgo
e appare sicura che la città e i cittadini tedeschi accetteranno che
il G20 sia il trionfo del fatto che la Germania sarà all'altezza di
un forum globale di tale portata, e si affida pienamente all'apparato
poliziesco: “Non vi è alcuna giustificazione per le proteste
violente. Sono sicura ce la polizia farà il possibile per evitarle”.
Da come è andata si può vedere che l'imperialismo tedesco è minato
al suo interno, e che ad un maggior ruolo corrisponde un fronte
interno che è lungi dall'essere domato e pacificato.
Per concludere. La
lucidità dell'analisi del mondo e delle sue contraddizioni che la
Merkel esprime non corrisponde alla possibilità reale di svolgere
ciò che dice, sia nel fronte interno inteso globalmente, il dominio
dell'Europa, sia nel fronte interno propriamente detto.
In un articolo contiguo
all'intervista si parla dell'incontro molto cordiale tra la Germania
e la Cina. La Merkel dichiara: “E' un grande piacere darle (a Xi)
il benvenuto qui oggi in un momento di disordine del mondo, quando la
Cina e la Germania possono dare un contributo a calmare in qualche
modo il disordine”. E il presidente cinese raccogliendo l'assist:
“Le relazioni sino-tedesche stanno per avere un nuovo inizio là
dove abbiamo bisogno di nuovi passi in avanti”.
Dopo di che sono andati
alla zoo di Berlino per dare la benedizione a due panda, fatti
arrivare da Pechino in segno di amicizia.
I simboli, si sa, hanno
sempre avuto molto peso nella diplomazia internazionale. I tedeschi
hanno risposto con il calcio, perchè su questo la Germania è
effettivamente la nuova superpotenza.
Ma la credibilità di
questa alleanza appare abbastanza forzata, quando si pensa che il
cemento dovrebbe essere la sostituzione degli Usa sull'accordo di
Parigi e sul commercio internazionale. Basta scavare su questi due
problemi per accorgersi che tra Cina e Germania c'è unità ma anche
molta divisione.
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