martedì 11 luglio 2017

pc 11 luglio - G20 Amburgo Editoriale 2 - Le aspirazioni e ambizioni della Merkel

La Merkel alla vigilia del G20 ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera, che va analizzata oggi alla luce dell'esito del G20 e che nel Vertice ha trovato un obiettiva conferma.

Il titolo generale “Il mio G20 per rifondare un ordine globale giusto. Più distanti dagli Usa, l'Europa ritrovi slancio”, sintetizza bene non solo le intenzione della leader attuale dell'imperialismo tedesco, ma quanto la situazione obiettiva, determinatasi e ratificata dal Vertice. Nel precedente editoriale, pubblicato sul blog, abbiamo intitolato: “Il nuovo disordine mondiale”.
L'intervista riconosce lo stato delle cose e stabilisce le coordinate per affrontare la situazione, non solo dal punto di vista degli interessi dell'imperialismo tedesco, ma in un certo senso dell'effettiva governance del mondo.

La Merkel spiega come la rottura sull'accordo sul clima di Parigi non è tanto importante nel merito -
“L'accordo sul clima ad esempio di fatto non è competenza del G20 ma un processo delle Nazioni unite” - quanto per il fatto che si sia rotta l'unità di facciata che sanciva il sistema di relazioni esistenti nel mondo ad egemonia americana.
E la Merkel parte da questo per presentarsi come interprete dello stato attuale del panorama mondiale: “E' vero che l'ordine mondiale è in cambiamento e che i rapporti di forza si modificano. Ciò ha a che fare con l'ascesa della Cina, ma anche l'India compie grandi passi con un tasso di crescita di più del 7%, di gran lunga superiore a quello cinese. Entrambi i paesi hanno circa 1,3 miliardi di abitanti”. E a fronte di questo la Merkel mette in luce la differenza di fondo tra l'imperialismo Usa a gestione Trump e l'imperialismo tedesco.
Essa dice in sostanza che per l'imperialismo Usa non ci possono essere che “vincitori e perdenti”, che poi significa: “vincitori” loro e i “perdenti” gli altri. L'imperialismo tedesco non ha certo la possibilità di imporre la stessa logica; e siccome non vogliono essere tra i “perdenti”, per contrastare questa azione Usa non c'è che la collaborazione, cioè l'alleanza con le altre potenze imperialiste, differenziate negli interessi specifici ma uniti nella non accettazione del dominio unilaterale Usa, peraltro non corrispondente alla nuova geografia mondiale, dinamica e obiettivamente di transizione.

E' su questa base che la Merkel, poi, affonda il colpo, per così dire.
Il giornalista suggerisce: “McMaster, consigliere della sicurezza nazionale di Trump, considera il mondo un'arena; lui non crede a una comunità globale”.
Merkel dichiara: “Si oppone totalmente al mio punto di vista”. Poi prosegue affermando che nell'ottica di Trump il G20 stesso non avrebbe più senso e non si vede come con l'ottica di Trump si possa uscire dalla crisi finanziaria globale. E, quindi, aggiunge: “Non vogliamo che siano soltanto in pochi a trarre vantaggio dai progressi economici”. E qui fa riferimento ai popoli, ma chiaramente nell'ottica dei governanti degli Stati imperialisti, i popoli, l'economia dei padroni imperialisti altro non sono che gli interessi dei predoni imperialisti che rappresentano.

Naturalmente se si deve parlare chiaro agli Usa di Trump, lo si deve fare anche nel proprio campo. E qui la Merkel fa appello all'unità delle forze in Europa.
Sia chiaro, nell'Europa imperialista il ruolo dominante della Germania è agente e tutte le scelte economiche di questi ultimi decenni sono avvenute all'insegna di questa egemonia. Ma un'egemonia sostanzialmente economica, insufficiente per una contesa globale come quella che si prospetta nel nuovo disordine mondiale.
E qui la Merkel assesta un altro colpo ad un altro concetto base, quello di “Occidente”, considerato storicamente un sinonimo dell'alleanza ferrea Usa/Europa. Merkel risponde chiaro alla domanda “Crede che l'occidente possa ancora agire in modo unitario?”: “Si, in alcune questioni, ma in altre no”. La risposta impressiona il giornalista: “A ciò si accompagna una perdita di importanza di potere degli Stati Uniti?”. E qui la Merkel è allo stesso tempo cauta e audace. Afferma: “L'importanza del potere deriva dalla forza economica, militare e civile, e in tutti questi tre settori gli americani rappresentano ancora una potenza mondiale... Negli ultimi decenni gli americani si sono presentati ovunque come una potenza... Evidentemente l'amministrazione americana non vuole più rappresentare il poliziotto che stabilisce l'ordine in tutte le regioni del mondo”.
Naturalmente la Merkel sa che non è proprio così e che la posizione Usa è quella di non poter più esercitare in questa forma esclusiva, costo economico compreso, questo ruolo di dominio mondiale in ogni sfera, e che, quindi, per l'imperialismo tedesco – parafrasando la Merkel in una frase che usa - “questa è sia una buona che una cattiva notizia”. Buona, perchè apre lo spazio alla crescita della Germania come superpotenza; cattiva, perchè, come lei stessa ha già detto, non basta voler essere una superpotenza, ma “il potere deriva dalla forza economica, militare e civile”.
Ma prosegue la Merkel: “Di fatto questa è una grande sfida”. E individua subito i terreni che toccano alla Germania, e, nella sua visione, in collaborazione con le altre potenze: le nazioni unite, il Medio Oriente, la sicurezza europea e l'Africa, su cui l'imperialismo tedesco ha negli ultimi tempi concentrato l'attenzione programmatica.
La Merkel poi afferma: “Dopo la caduta del muro gli Usa apparivano l'unica superpotenza rimasta. Oggi il mondo è multipolare”; e torna sul tema che le sta a cuore: “Probabilmente gli Stati Uniti non saranno coinvolti nelle misure in Africa”.

Chiarito il quadro, gli impegni, l'imperialismo tedesco sa bene che deve avere l'Europa compatta e dietro di sé, e sa bene come questo sia un problema attualmente lungi dal considerarsi già risolto. “Abbiamo un ampio numero – dice la Merkel - di compiti da affrontare, la difesa delle frontiere esterne, un registro europeo di entrata e uscita, un servizio di intelligence privata... Questioni apparentemente “tecniche” ma che presuppongono “il rafforzamento della moneta comune, una governance ancora più rigida, un ministro delle finanze europee, ecc.... Insieme con Macron affronteremo tutti questi temi”.
Ma la Merkel dovrebbe sapere bene che tutto questo è ciò che già la Germania ha cercato di fare finora in Europa e questo ha acuito le contraddizioni tra i paesi imperialisti europei, questo ha inciso nella vicenda brexit. Quindi, come nella sua contrapposizione agli Usa, la Merkel appare miope nella pretesa di trattare nella stessa maniera la questione 'unità europea'.
Ma la Merkel sembra, in maniera arrogante, baypassare questo dato e andare subito nello scenario delle nuove alleanze mondiali.

L'ultima parte dell'intervista – ed è molto interessante – riguarda la situazione del G20 ad Amburgo. Merkel ribadisce la scelta di Amburgo e appare sicura che la città e i cittadini tedeschi accetteranno che il G20 sia il trionfo del fatto che la Germania sarà all'altezza di un forum globale di tale portata, e si affida pienamente all'apparato poliziesco: “Non vi è alcuna giustificazione per le proteste violente. Sono sicura ce la polizia farà il possibile per evitarle”. Da come è andata si può vedere che l'imperialismo tedesco è minato al suo interno, e che ad un maggior ruolo corrisponde un fronte interno che è lungi dall'essere domato e pacificato.

Per concludere. La lucidità dell'analisi del mondo e delle sue contraddizioni che la Merkel esprime non corrisponde alla possibilità reale di svolgere ciò che dice, sia nel fronte interno inteso globalmente, il dominio dell'Europa, sia nel fronte interno propriamente detto.


In un articolo contiguo all'intervista si parla dell'incontro molto cordiale tra la Germania e la Cina. La Merkel dichiara: “E' un grande piacere darle (a Xi) il benvenuto qui oggi in un momento di disordine del mondo, quando la Cina e la Germania possono dare un contributo a calmare in qualche modo il disordine”. E il presidente cinese raccogliendo l'assist: “Le relazioni sino-tedesche stanno per avere un nuovo inizio là dove abbiamo bisogno di nuovi passi in avanti”.
Dopo di che sono andati alla zoo di Berlino per dare la benedizione a due panda, fatti arrivare da Pechino in segno di amicizia.
I simboli, si sa, hanno sempre avuto molto peso nella diplomazia internazionale. I tedeschi hanno risposto con il calcio, perchè su questo la Germania è effettivamente la nuova superpotenza.

Ma la credibilità di questa alleanza appare abbastanza forzata, quando si pensa che il cemento dovrebbe essere la sostituzione degli Usa sull'accordo di Parigi e sul commercio internazionale. Basta scavare su questi due problemi per accorgersi che tra Cina e Germania c'è unità ma anche molta divisione. 

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