informiamo sulla lotta in corso a Taranto per il documento di identità ai migranti di Paolo VI, gestiti dall'Ass. "Noi e Voi", la stessa che gestisce l'hotspot. Questa lotta nel 2015 fu vinta dai migranti del Centro del Bel sit, dopo mesi di lotta e dure proteste.
Ma Associazioni, Prefettura, Comune, nonostante questo positivo precedente, tornano a negare questo diritto. MA AVRANNO LA STESSA RISPOSTA DI LOTTA!
Un fatto positivo, invece, c'è stato questa settimana: dei medici e operatori, si sono messi a disposizione dei migranti per l'assistenza sanitaria; vi è stata un'affollata assemblea nella sede Slai cobas, in cui i migranti di 2 centri di accoglienza hanno denunciato che addirittura da tre anni non hanno visto un medico andare nelle loro strutture, hanno parlato dell'abbandono da parte delle associazioni (che pure anche per questo ricevono soldi dal Ministero degli Interni) verso migranti che stanno male, che hanno bisogno di essere accompagnati in ospedale, che hanno bisogno di medicine. I medici, gli operatori hanno fornito utili indicazioni e soprattutto hanno detto che loro sono pronti ad andare nei Centri, chiamati dagli stessi migranti.
Tornando alla lotta per i Documenti di Identità, riportiamo la lettera al Comune, che per non riconoscere questo diritto arriva a contraddire sè stesso...
LA LETTERA DELLO SLAI COBAS ALLA RISPOSTA NEGATIVA DEL COMUNE
TA 25.2.17
"...vogliamo ricordare che nell'autunno 2015 per la identica problematica: iscrizione
anagrafica e documento di identità, allora riguardante i migranti del 'Bel Sit', l'intervento
del Comune fu decisivo per dirimere positivamente la vicenda.
Infatti il 16.9.2015 vi fu una riunione della Commissione Consiliare "Affari generali ed
Istituzionali", con all'OdG "Iscrizione Anagrafica Stranieri Immigrati" in cui tenendo
conto delle normative, e in sinergia con la Prefettura, a conclusione si decise quanto segue
(si riporta dal Verbale):
"A conclusione, il Segretario Generale ritiene di sintetizzare l'esito della riunione nel seguente
modo: l'iscrizione anagrafica ed il conseguente diritto al rilascio della carte di identità saranno
assicurati ai migranti che abbiano i seguenti requisiti:
1) possesso di regolare permesso di soggiorno o che abbiamo effettuato domanda di rinnovo
in corso d'istruttoria da parte delle competenti autorità italiane;
2) dichiarazione da parte del responsabile delal struttura di accoglienza/ospitalità (albergo o
struttura autorizzata o riconosciuta dalla Prefettura) della convivenza anagrafica di cui all'art.
5 del DPR del 223/1989 o, in mancanza, che sia stata accertat mediante la Polizia
municipale".
Anche questa volta il ruolo del Comune è quindi necessario...
IL COMUNICATO DI RETE CAMPAGNE IN LOTTA
Ennesime operazioni di propaganda sulle spalle degli abitanti del Gran
Ghetto
Ancora una volta la Regione Puglia prova a scrollarsi di dosso l’onta dell’illegalità e del
degrado del famoso gran ghetto – come se tra l’altro fosse l’unico da quelle parti –
deportando o provando a deportare gruppi di persone inconsapevoli, da un luogo all’altro
della provincia. Ebbene sì, è stata proprio questa la strategia messa in atto dai funzionari
della regione e dalle forze dell’ordine. Tutto è cominciato il 23 febbraio, martedì sera, quando
le persone
che vivevano a Casa Sankara – spazio di proprietà della regione – senza ricevere
alcuna informazione sul dove e il perché sono state deportate in un altro spazio
della regione, l’Arena, alla periferia di San Severo.
La mattina successiva
la stessa compagine incaricata della prima deportazione si reca al gran ghetto,
invitando le persone ad andare a vivere a Casa Sankara, adesso vuota. Ovviamente
nessuna delle persone che vivono lì è voluta salire sulle vetture della polizia
e dei carabinieri, per andare in un luogo sconosciuto, isolato e lontano dalla
rete di contatti che almeno garantiscono qualche giornata lavorativa.
Che
cosa significa tutto questo? Dove si vuole arrivare? E’ il fallito tentativo di
“svuotare” il famoso ghetto della vergogna? Perché la regione ordina di spostare
le persone come se fossero pacchi, senza conoscerne la volontà e senza fornire
alcuna indicazione per tempo? Perché dirigenti regionali, per mezzo della stampa
locale, riferendosi alla deportazione all’Arena parla di “innovativo progetto di
integrazione per una nuova immigrazione (!!!)”? Quali soldi sta usando la
regione per questo folle progetto? E che fine hanno fatto i 500 mila euro messi
in bilancio regionale esattamente un anno fa e destinati ad un sostegno per
l’abitazione di chi lavora in campagna?
Chi vive nel gran ghetto, oggi come tre anni fa – quando la precedente giunta regionale
si lanciò nello stesso tentativo di “svuotamento” – dichiara a gran voce di non voler essere
deportata da nessun’altra parte, a fronte di nessuna garanzia sulla possibilità di lavorare.
Basta bugie! Basta deportazioni!
Vogliamo documenti, casa e contratti!
WE NEED YES!
Comitato Lavoratori delle campagne
Rete Campagne in Lotta
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