Ancora
una volta è la celere, nel silenzio complice delle altre istituzioni, a
rispondere alle azioni degli studenti e delle studentesse in lotta da più di un
mese a Bologna dopo i fatti della Biblioteca del 36. Come era iniziata, con la
celere che irruppe in università lo scorso 9 febbraio, è continuata oggi con il
fronteggiamento all'ingresso del Career Day, che ha portato ad un fermo tra i
manifestanti.
Il
Career Day bolognese, vetrina dorata e simbolo dell'università-azienda dei
nostri tempi, è lo specchio più puntuale delle politiche di privatizzazione e
di messa a profitto degli studenti portata avanti dall'Alma Mater per ottenere
fondi dalle aziende a cui svende i suoi prodotti-studenti.
Oggi
però, dopo la quarta assemblea studentesca di ieri, centinaia di studenti in
lotta si sono recati a contestare quella vetrina, per ribadire come dietro di
essa ci sia la stessa logica che impone selezioni all'ingresso nelle
biblioteche e che vuole ridurre a zero il dibattito politico e il dissenso
all'interno dell'esamificio Alma Mater.
La
retorica della spettacolarizzazione delle meravigliose prospettive di carriera
che si possono avere approfittando della relazione tra Ateneo e aziende, voleva
essere attaccata a partire dalle contraddizioni portate nelle proprie vite da
quella che è definita la generazione Erasmus.
Una
generazione distrutta dall'austerità dell'Unione Europea anche per quanto
riguarda il terreno della formazione, per la quale esiste soltanto un incerto
futuro di precarietà dove il desolante presente è invece fatto di stages,
tirocini, voucher, promesse disattese in stile Garanzia Giovani.
Radunatisi
alle 12 in piazza Verdi, il corteo ha raggiunto l'area Fiere, attraversando
ponte San Donato e via Stalingrado, venendo bloccato da uno sbarramento inaccettabile
di diversi blindati e decine di esponenti della DIGOS.
Lo
sbarramento impediva agli studenti di poter andare a dire a chi stava
partecipando a quella messinscena la reale sostanza di una università che dà
saperi precari, non permette la diffusione del pensiero critico e serve solo a
produrre candidati produttivi per le aziende.
Nella
carica, successiva alla spinta dei manifestanti per avere libertà di movimento,
viene fermato un compagno.
Il fermo si svolge
all'interno di una dinamica grottesca, arbitraria e pre-determinata da parte
della DIGOS, alla ricerca continua di strumenti utili alla criminalizzazione
della lotta in corso, come testimonia questo video
Il
corteo, mentre il compagno veniva portato in Questura, è ripartito puntando
verso i viali, dove ha bloccato il traffico cittadino per mezz'ora prima di
rientrare in zona universitaria e iniziare un corteo interno alle facoltà per
comunicare quanto successo e decidere insieme le prossime date di lotta. Sono
stati via via raggiunti i poli universitari di Berti-Pichat, via Belmeloro e
Strada Maggiore, richiedendo a gran voce la liberazione del compagno così come
di Sara e Orlando, ai domiciliari dallo scorso 10 febbraio.
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