(Da un articolo del 26.2.17 del Quotidiano di Puglia)
Dopo
gli arresti per la morte della bracciante Paola Clemente... "minacciano
di licenziare tutti i loro dipendenti dal 1° marzo... Sono gli
agricoltori del "Movimento per l'agricoltura", che sabato 24 febbraio in 200
hanno protestato a Bari contro la legge anti caporalato..."
"noi
gli 86 euro al giorno ad un dipendente (è la paga lorda prevista dal
contratto nazionale - ndr) non li daremo mai. E quando ci costerebbe la
manodopera?... se devo dare 86 euro al giorno al mio dipendente a quanto
devo vendere l'uva?
Domanda il giornalista: "Qual'è, quindi, la
retribuzione equa per 8 ore di lavoro sotto i tendoni? Risposta: "Non 15
euro come accade nei ghetti ma certamente nemmeno 86 euro". Non lo
dicono apertamente ma fanno capire che i 30-35 euro che riceveva Paola
Clemente (in realtà meno: 27 euro al giorno - ndr) è una cifra
tutto sommata "giusta".
Ma questi padroni non protestano solo per
le retribuzioni - che la legge si limita a dire soltanto che devono
essere quelle previste dal CCNL, niente di più, e che, come in tutto il
sistema produttivo della legge del capitale, pagano solo una parte del
tempo in cui i braccianti lavorano (per 10, 12 ore), quello per
riprodurre la forza-lavoro per essere sfruttata il giorno dopo, mentre
il resto del tempo di lavoro è gratis per produrre plusvalore per il
profitto del padrone - si lamentano anche della mancata flessibilità
dell'orario di lavoro, delle misure di sicurezza che dovrebbero
adottare, perfino dell'installazione nei loro fondi dei bagni chimici.
"Se per necessità - dice un agricoltore - chiedo al mio operaio di
andare oltre le 6 ore e 45 minuti, pur pagandogli lo straordinario,
rischio di essere accusato di caporalato. Ma lavorare in campagna non è
come lavorare in una fabbrica... il nostro è un prodotto che va raccolto
nei tempi giusti. Se piove dobbiamo fermarci, ma io poi quel tempo lo
devo recuperare..."
E ancora ".... come possiamo farci carico
anche della visita medica del lavoratore? (e, quindi, si lavora anche se
la bracciante non sta bene, come è successo a Paola - ndr). Allo stesso
dipendente poi dovrei garantire la formazione, dovrei fornirgli tutta
l'attrezzatura: insomma, prima ancora che cominci a lavorare ho già
speso per ogni singolo operaio 300 euro..."
"... un bagno chimico nelle campagne è una follia: in estate con temperature vicine ai 40 gradi diventano impraticabili..."
Gli
agricoltori minacciano di fare una serrata per 15 giorni se non cambia
la legge e tra le richieste del Movimento sta anche "la modifica nella
parte in cui prevede la responsabilità penale dei titolari delle
imprese, l'abolizione del controllo giudiziario dell'azienda che viene
scoperta ad utilizzare lavoratori in condizioni di sfruttamento". Cioè
libertà di sfruttamento - ndr.
ALLORA, A CHI FA COMODO IL CAPORALE? CHI STA DIETRO LA MORTE DI PAOLA, LO SFRUTTAMENTO FINO A SFINIMENTO DI ALTRI BRACCIANTI?
I PADRONI!
Chi denuncia il caporalato senza combattere le aziende, vuole nascondere che il lavoro in agricoltura è parte del sistema del capitale, che lo sfruttamento serve il profitto degli agricoltori.
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