Semper fidelis: quando il “marcio” sta nei Carabinieri
Non
è certo una novità che il ruolo delle forze dell’ordine, in questo caso
dei Carabinieri, sia saliente in campo politico, economico, finanziario
e soprattutto nei suoi legami con la corruzione. Non ci stupisce il
fatto che l’intera Arma dei Carabinieri, in particolare proprio nella
figura del Comandante Generale, sia completamente a servizio dei poteri
politici e finanziari di questo Paese, affermiamo questo concetto da
sempre. Lo stesso non si può certo dire dei quotidiani e delle
principali cariche dello Stato, che invece hanno la malsana abitudine di
mostrarsi solo in situazioni che spesso e volentieri sfiorano il
ridicolo.
E’ infatti di ieri la notizia che il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette è indagato per
favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Consip. Da quanto emerso il Comandante Generale dei Carabinieri avrebbe intralciato un’importante indagine per corruzione portata avanti da tre Pm napoletani (H.Woodcock, E.Parascandolo e C.Carrano).
Ma proviamo a far luce sui fatti. L’imprenditore Alfredo Romeo di Napoli è indagato con l’accusa di aver corrotto Marco Gasparri, alto dirigente della Consip. Le accuse si riferiscono ad una grande gara d’appalto del 2014 denominata FM4, della quale tre lotti andrebbero direttamente alla società di Alfredo Romeo. Il Consip è una società per azioni del Ministero dell’Economie e delle Finanze (MEF), che ne è l’azionista unico, ed opera secondo i suoi indirizzi strategici, lavorando al servizio esclusivo della Pubblica Amministrazione, come cita direttamente il sito del Consip. Insomma un ginepraio fitto tra corruzione, gare d’appalto e fondi pubblici che ammontano ad un valore pari all’11% della spesa pubblica nel settore.
Così martedì i carabinieri del Noe e i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli sono entrati nell’ufficio di Luigi Marroni, l’amministratore delegato di Consip nominato dal Governo Renzi nel 2015 e hanno dato il via all’interrogatorio dal quale è emerso che alcune settimane fa, proprio Marroni aveva incaricato una società privata di compiere un vero e proprio repulisti negli uffici del Consip. Un’azione che esce fuori dall’ordinario e che lascia chiaramente molti dubbi. In men che non si dica ecco che emerge un dato importante: “E’ stato il presidente della Consip Luigi Ferrara a dirmi che lo aveva messo in guardia il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette” dichiara Marroni. Ricordiamo che Renzi aveva nominato nel 2015 Luigi Ferrara a vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio e nel 2014 Tullio Del Sette a comandante generale dei carabinieri.
Quindi ricapitolando abbiamo una tavola marcia imbandita di corruzione alla quale al momento sono seduti un importante imprenditore (Alfredo Romeo), un alto dirigente del Consip (Marco Gasparri) e il comandante generale dei Carabinieri (Tullio Del Sette). Ovviamente non sono gli unici ad essere indagati o a risultare tra i nomi all’interno delle indagini. Infatti tra questi è emerso anche quello di Tiziano Renzi, il paparino del creatore del Giglio Magico, che ad oggi di magico non ha proprio niente se non le continue ed infinite sorprese che ogni giorno vengono a galla come sacchi d’immondizia dispersi in mare.
Guardiamo questi fatti con grande disillusione poiché se è vero che la Procura di Napoli ha fatto ermegere questi legami, per tanti anni abbiamo assistito a sequele di indagini cadute nel nulla poiché i poteri politici e finanziari controllano quelli giudiziari.
Pertanto rimaniamo in attesa degli sviluppi continuando a pensare che un sistema fondato su corruzione, clientelarismo, e giochetti di potere sia un sistema da combattere e distruggere.
E’ infatti di ieri la notizia che il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette è indagato per
favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Consip. Da quanto emerso il Comandante Generale dei Carabinieri avrebbe intralciato un’importante indagine per corruzione portata avanti da tre Pm napoletani (H.Woodcock, E.Parascandolo e C.Carrano).
Ma proviamo a far luce sui fatti. L’imprenditore Alfredo Romeo di Napoli è indagato con l’accusa di aver corrotto Marco Gasparri, alto dirigente della Consip. Le accuse si riferiscono ad una grande gara d’appalto del 2014 denominata FM4, della quale tre lotti andrebbero direttamente alla società di Alfredo Romeo. Il Consip è una società per azioni del Ministero dell’Economie e delle Finanze (MEF), che ne è l’azionista unico, ed opera secondo i suoi indirizzi strategici, lavorando al servizio esclusivo della Pubblica Amministrazione, come cita direttamente il sito del Consip. Insomma un ginepraio fitto tra corruzione, gare d’appalto e fondi pubblici che ammontano ad un valore pari all’11% della spesa pubblica nel settore.
Così martedì i carabinieri del Noe e i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli sono entrati nell’ufficio di Luigi Marroni, l’amministratore delegato di Consip nominato dal Governo Renzi nel 2015 e hanno dato il via all’interrogatorio dal quale è emerso che alcune settimane fa, proprio Marroni aveva incaricato una società privata di compiere un vero e proprio repulisti negli uffici del Consip. Un’azione che esce fuori dall’ordinario e che lascia chiaramente molti dubbi. In men che non si dica ecco che emerge un dato importante: “E’ stato il presidente della Consip Luigi Ferrara a dirmi che lo aveva messo in guardia il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette” dichiara Marroni. Ricordiamo che Renzi aveva nominato nel 2015 Luigi Ferrara a vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio e nel 2014 Tullio Del Sette a comandante generale dei carabinieri.
Quindi ricapitolando abbiamo una tavola marcia imbandita di corruzione alla quale al momento sono seduti un importante imprenditore (Alfredo Romeo), un alto dirigente del Consip (Marco Gasparri) e il comandante generale dei Carabinieri (Tullio Del Sette). Ovviamente non sono gli unici ad essere indagati o a risultare tra i nomi all’interno delle indagini. Infatti tra questi è emerso anche quello di Tiziano Renzi, il paparino del creatore del Giglio Magico, che ad oggi di magico non ha proprio niente se non le continue ed infinite sorprese che ogni giorno vengono a galla come sacchi d’immondizia dispersi in mare.
Guardiamo questi fatti con grande disillusione poiché se è vero che la Procura di Napoli ha fatto ermegere questi legami, per tanti anni abbiamo assistito a sequele di indagini cadute nel nulla poiché i poteri politici e finanziari controllano quelli giudiziari.
Pertanto rimaniamo in attesa degli sviluppi continuando a pensare che un sistema fondato su corruzione, clientelarismo, e giochetti di potere sia un sistema da combattere e distruggere.
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