Abbiamo incontrato Samira (nome di fantasia) una militante franco-tunisina che da decenni é attiva nei fronti anti-imperialista e internazionalista in entrambi i paesi. A causa della propria militanza, durante il regime di Ben Ali ha ingrossato le file dei rifugiati politici in Francia continuando la propria militanza. Infine dopo oltre 15 anni ritorna nel proprio paese natale all'indomani della caduta del regime, la discussione verte principalmente sulle sue impressioni circa lo stato attuale del movimento politico e sociale in Tunisia.
Circa il lavoro politico degli emigrati tunisini in Francia, da qualche tempo é attivo il Comitato 17 Gennaio, di cui io non ho mai fatto parte, quindi mi limito a dire che si tratta di
ex compagni del PCOT e del Fronte Popolare delusi da questi partiti a partire dal periodo post-rivolta del 2010-2011.
Inizialmente avevano formato un organismo chiamato "Fronte Popolare Rivoluzionario", in seguito hanno modificato nel nome attuale. Questo comitato continua ad esistere ma ultimamente questi compagni partecipano anche alla CRI. L'ultima attività come Comitato 17 Gennaio é stata quella del boicottaggio elettorale delle ultime elezioni legislative tunisine all'estero e in particolare in Francia.
Quando é caduto il regime sono tornata in Tunisia dopo oltre 15 anni di assenza, l'esperienza più interessante a mio parere é stata ad opera di alcuni compagni di estrema sinistra che hanno creato un "osservatorio" che poi si é trasformato in Comitati della Difesa della Rivoluzione (da non confondere con i Consigli di Protezione della Rivoluzione egemonizzati dagli islamisti sia salafiti che di Ennahdha) essi erano animati dall'autogestione politica delle masse che si é concretizzata nel controllo e difesa di alcuni quartieri quando imperversavano le gangs armate dal regime. Si era deciso di fare un congresso nel 2012 per rafforzare e sviluppare questa esperienza, ma tutti i partiti politici ufficiali da destra a sinistra lo hanno sabotato con la parola d'ordine dell'assemblea costituente. Con la richiesta dell'assemblea costituente i partiti politici, il giurista Ben Achour e la cosiddetta società civile sono riusciti in quest'opera di sabotaggio facendo regredire i risultati immediati ottenuti dalla rivolta popolare.
Adesso in Tunisia c'é il problema che molti vecchi militanti storici hanno abbandonato il campo della lotta, questo fenomeno é figlio di una dinamica particolare.
Innanzitutto prima i militanti come me e anche quelli più vecchi di me, perdevano il lavoro per poter fare la propria attività politica clandestinamente sotto il regime di Ben Ali piuttosto che di Bourguiba, Adesso i nuovi militanti fanno attività politica per trovare il lavoro possibilmente dentro le associazioni della società civile. Le associazioni si stanno mangiando tutta la gioventu' in Tunisia, é una sorta di corruzione, hanno molti finanziamenti e allora per ogni evento che organizzano attirano i giovani pagandogli le spese di viaggio sia nel paese che all'estero, facendoli alloggiare in alberghi di lusso. Noi prima pur senza un lavoro e con le condizioni imposte dal regime che limitavano gli spostamenti con controlli asfissianti, trovavamo comunque un modo per partecipare alle iniziative. Adesso molti giovani, e non completamente a torto, sono attirati dal fatto che per la prima volta hanno la possibilità di viaggiare addirittura all'estero tramite queste associazioni. L' aspetto negativo é che in questi casi l'attivismo diventa una vera e propria corsa all'arrivismo sotto l'egida dei finanziatori che in ultima analisi fanno capo all'imperialismo.
Io spesso dico ai giovani attivi nelle cosiddette ONG, quando loro mi dicono che servono i soldi per l'attività: "i vostri finanziamenti non sono neutrali! E' vero che i soldi servono ma ci sono modi e modi per procurarseli".
Tornando alla questione della parola d'ordine controrivoluzionaria dell'Assemblea Costituente, i giovani che assediavano la Qasbah e in particolare quelli provenienti da Sidi Bouzid, dal sud e da tutte le regioni periferiche del paese incominciarono a chiedere ai leader politici compresi quelli di sinistra "Cos'è questa Assemblea Costituente? Di che si tratta? Come dovrebbe funzionare?" e loro risposero vagamente "si tratta di una rivendicazione politica". Nello stesso tempo gli stessi leader attaccavano la sinistra rivoluzionaria definendo l"autogestione politica delle masse un'utopia. Adesso dopo quasi 6 anni stiamo vedendo dove siamo andati a finire con il "realismo" dei leader della sinistra riformista.
Inoltre vi é stato un ruolo molto negativo svolto dai media che sono stati usati con abilità dai partiti politici ufficiali. Tutto questo ha dapprima confuso i giovani e successivamente li ha fatti disilludere nei confronti della politica in generale portandoli a dire che "in politica sono tutti uguali". Mi riferisco ai giovani proletari e dei settori popolari. Cio' ha aggravato la situazione lasciando in campo principalmente solo i giovani delle classi medie e della borghesia attivi nella "società civile". Anche noi militanti siamo stati disorientati all'inizio quando é avanzata la parola d'ordine dell'Assemblea Costituente, e nel peggiore dei casi, come dicevo, alcuni vecchi militanti hanno abbandonato. Addirittura si é arrivati al paradosso che i nuovi attivisti della società civile sono riusciti in alcuni casi a isolare i vecchi militanti che hanno anche rischiato grosso con la loro attività clandestina. In alcuni casi durante dibattiti di movimento i "nuovi" hanno detto ai "vecchi": "tu chi sei? A quale associazione appartieni? Se non appartieni a nessuna associazione non hai diritto di parola".
Facendo un passo indietro nel tempo, un'esperienza utile da rispolverare é quella del "Movimento 18 Ottobre 2005", questa é stata la prima vera sfida contro il regime che ha messo per la prima volta le basi a tutti i movimenti che sono venuti dopo. E' iniziato con uno sciopero della fame da parte di un avvocato e militante per i diritti umani, Ayechi, che ha avuto un forte impatto immediato. Questo atto politico era stato preparato clandestinamente da tutte le componenti dell'opposizione al regime, dalla destra islamista alla sinistra, nel 2003 ad Aix en Provence. Era stato pensato come un primo preparativo per cacciare Ben Ali.
Non voglio dare una visione pessimista, non sarei qui attiva, ma dopo la rivolta alcune cose sono cambiate in peggio, anche il PCOT per esempio, che prima aveva una base popolare e in particolare riusciva a organizzare bene gli studenti si é spostato sempre più a destra.
Dopo la rivolta popolare c'é stata quindi un'inversione di tendenza: c'é molto da lavorare e quanto fatto dai militanti internazionalisti qui é molto apprezzato anche all'estero come in Francia.
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