Diciamo No allo sgombero del Corto Circuito
ore
19.15 Il corteo ritorna al Corto Circuito. In corso l'assemblea dentro
il parchetto Stefano Cucchi all'interno dello Centro Sociale. Si lancia
un corteo per sabato nel primo pomeriggio
ore 18.45 Centinaia di persone in corteo passano per il Municipio
ore 18.29 Per le strade del Quadraro, il corteo grida forte e chiaro "Riprendiamoci il Corteo Circuito!
ore
18.15 Dopo lo sgombero di questa mattina, si è appena conclusa
l'assemblea a Piazza dei Cavalieri del lavoro. Tanti gli interventi in
soliderietà al Centro Sociale Corto Circuito. Adesso si parte in corteo
nelle strade del Quadraro.
ore 15.00
Questa mattina è stato sgomberato il Centro Sociale Corto Circuito, uno
degli spazi sociali storici di Roma da sempre punto di riferimento per
il quartiere ma anche per il resto della città. Già dalle prime ore del
mattino sono accorsi decine di solidali per sostenere il presidio che si
è formato a Piazza Cavalieri del lavoro. Durante la mattinata è stata
chiamata un’assemblea pubblica alle 17 di questo pomeriggio.
L’ordine
di sgombero è arrivato dalla magistratura che ha disposto di mettere
sotto sequestro gli “abusi edilizi” dell’area di via Filippo Serafini.
E’ evidente la contraddizione in termini di queste disposizioni in una
città dove la speculazione di palazzinari e banche le fa da sempre da
padrona. E’ evidente a tutti che le ragioni di legalità avanzate da
questura e magistratura non hanno nessun fondamento soprattutto per
tutti coloro che frequentavano lo spazio attivo da 26 anni.
Non
è possibile, infatti, lasciare spazio alle accuse e alle narrazioni
tossiche di chi prova a delegittimare spazi ed esperienze di
autogestione e riappropriazione. Nella città di Roma è necessario, al
contrario, rispondere con una stagione di occupazioni e lotta che possa
ribadire l’essenzialità degli spazi in cui i quartieri dal basso
riescono a ristabilire le priorità di chi li vive. Contro la vera
speculazione, contro la cementificazione dei territori, contro
l’invasione della grande distribuzione, contro la chiusura di spazi
culturali e sociali, contro la mancanza di strutture sportive
accessibili a tutti, contro l’emergenza abitativa.
Diciamo NO!
La
partita non si è conclusa con questa mattina l’assemblea di questo
pomeriggio deciderà delle prossime iniziative da mettere in campo. “Riprendiamoci quello che è nostro, riprendiamoci il Corto Circuito”. Di seguito il comunicato del Centro Sociale Corto Circuito
Lo sgombero del Corto Circuito è un atto politico mascherato da motivazioni giudiziarie fasulle
ore 17.00 Piazza Cavalieri del Lavoro manifestazione cittadina
"26 anni di storia non si cancellano. Giù le mani dal Corto"
Alle
sei del mattino hanno chiuso tutti gli accessi al quartiere Lamaro con
centinaia di celerini, carabinieri e vigili del gruppo di pronto
intervento di DiMaggio. L'ordine è quello di mettere sotto sequestro
l'area di via Filippo Serafini dove da più di 26 anni è attivo il centro
sociale Corto Circuito. Intervengono sulla spinta della magistratura
che intima di rimuovere gli abusi edilizi e gli illeciti amministrativi.
Le scuole della zone restano semideserte e il traffico è paralizzato
per chilometri. Vediamo di cosa si tratta.
Concretamente
il sequestro riguarda un tendone che il collettivo del Corto ha
posizionato nell'area dopo che nel 2012 un incendio ha completamente
distrutto uno dei padiglioni dove si svolgeva la gran parte delle
attività. A nulla sono valse le richieste di ricostruzione debitamente
depositate presso gli uffici competenti e la raccolta dei fondi
completamente autogestita che doveva consentire di rimettere in piedi la
struttura incendiata. Tutto fermo da anni a causa di una colpevole
volontà di impedire che il centro sociale continuasse a vivere.
Che
il tendone non possa configurarsi come abuso edilizio lo capisce anche
un bambino, paradossale che a capirlo non sia un magistrato.
Peraltro
le cubature che insistono sull'area di via Serafini sono state
abbondantemente ridotte dai due incendi che hanno riguardato nel tempo
due dei tre padiglioni che originariamente erano presenti. Questo
significa che anche l'altra struttura in legno che pure oggi è stata
sequestrata, un prefabbricato posizionato qualche anno fa come spazio
per dibattiti e attività di doposcuola, fa rimanere gli stabili
esistenti ben al di sotto dei volumi che un tempo occupavano l'area.
Il
Corto però in questi anni non poteva accettare l'inerzia delle varie
amministrazioni. Poiché non poteva sperare che Alemanno intervenisse o
che lo facesse Marino (che invece con la delibera 140 ha complicato la
vita per centinaia di associazioni e centri sociali), ci siamo
predisposti ad una ricostruzione coraggiosa quando una nuova
amministrazione si è presentata alla città. La ricostruzione è ancora in
corso ma sta avvenendo con una tecnica ultramoderna che consente di
realizzare uno stabile ignifugo con materiali di bioedilizia ed un
avveniristico sistema di scarico delle acque. Un esempio da seguire e
riprodurre, non certo una esperienza da cancellare o demolire.
Sono
venuti questa estate ad imparare questa tecnica giovani neolaureati da
tutta Italia ma perfino dalle università statunitensi. Abbiamo mostrato
quello che stavamo facendo anche ad alcuni amministratori della nuova
giunta ed abbiamo confidato nel fatto che la ragione e la conoscenza
potessero avere la meglio sulla grigia prassi amministrativa,
completamente svuotata di senso. Prendiamo atto che non è così, ma
certamente non ci arrendiamo.
L'area
di via Filippo Serafini è stata occupata 26 anni fa quando i tre
padiglioni di allora erano stati completamente abbandonati al degrado
dalle amministrazioni di allora. Questi anni sono stati ricchi di
tantissime esperienze e conquiste. Sono passati di qua migliaia di
giovani e il Corto Circuito oggi fa parte integrante del Lamaro e della
città di Roma. Cancellarlo non è solo un'idiozia, non è possibile.
La
nuova amministrazione dispone degli strumenti per fermare questa
oscenità. Innanzitutto far sentire il suo ruolo di proprietario
dell'area e degli stabili. Fermare il sequestro e consegnare
definitivamente la struttura a chi l'ha gestita in tutti questi anni,
consentendo che si ricostruisca (o finisca di ricostruire) quello che
andò distrutto più di 4 anni fa. Poi superare definitivamente il
contenzioso con la Corte dei Conti, questa storia kafkiana che riguarda
centinaia di realtà di Roma e che solo atti politici dovuti da parte
della nuova giunta può risolvere. I centri sociali sono autentici beni
comuni che appartengono alla città, costituiscono un bene prezioso da
difendere e sviluppare.
A tutti
quelli che in questi anni hanno creduto nelle ragioni dell'autogestione e
dell'organizzazione dal basso chiediamo un nuovo sforzo di amore e di
lotta. Riprendiamoci quello che è nostro, riprendiamoci il Corto
Circuito.
Centro Sociale Corto Circuito
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