sabato 25 giugno 2016

pc 25 giugno - Il processo ad ATIK e TKP/ML in Germania -

traduzione di un rapporto di un’esperienza dell'ultimo fine settimana, che ci è stato inviato. 
L'ultimo fine settimana è stato caratterizzato dalla lotta contro la repressione, in particolare contro i rivoluzionari turchi, nella Repubblica Federale Tedesca. Ha avuto inizio molto presto, vale a dire il venerdì 17 giugno alle 9 di mattina ... a Monaco di Baviera. Lì è stato avviato il processo contro dieci attivisti della Confederazione dei Lavoratori della Turchia in Europa (ATIK). Erano stati arrestati il ​​15 aprile dello scorso anno in Grecia, Francia, Svizzera e Germania. Sono accusati di presunto sostegno ad un'associazione terroristica straniera, il TKP/ML, che non è però in nessuna lista di terroristi in Europa, almeno non su quelli ufficiali.

Le immagini sono tratte da fonti seguenti:

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”.L'inizio di un processo politico

Sono portati in giudizio oggi, per cui mi sono messo in cammino per Monaco di Baviera. La via per Monaco è sempre un po’ difficile. L'altro giorno ho sentito un comico bavarese, che stava scherzando sul fatto che l'autostrada A9 tra Norimberga e Monaco di Baviera è sempre piena zeppa di cantieri e ingorghi. Che è divertente fino a quando non ti trovi intrappolato tra questi cantieri e ingorghi. Anche se ho raggiunto la destinazione in tempo ed è valsa la pena fare il viaggio. Nonostante fosse un giorno di lavoro e pure presto circa 500 persone si sono ritrovate davanti al tribunale di Monaco di Baviera. Oltre a simpatizzanti di ATIK e della loro branca austriaca ATIGF c'erano simpatizzanti del ADHK, Genclik Cephesi, AGIF, RHI-SRI, Soccorso rosso, MLPD e anche alcune forze rivoluzionarie della Germania erano presenti per mostrare la loro solidarietà. Questo già mostrava come ampia fosse la mobilitazione quel giorno.
Per entrare nell’aula di tribunale bisognava passare attraverso diversi controlli di sicurezza. Si veniva palpeggiati, passati allo scanner e perquisiti più volte. Tra l'altro, questo processo secondo il paragrafo 129 A e B che è nota per essere una legge politica contro i rivoluzionari, si svolge nella stessa aula del processo alla NSU (organizzazione tedesca del terrore fascista che ha ucciso più persone). Beffa totale o provocazione? In aggiunta l'intero edificio era stracolmo di poliziotti e all'esterno c’erano alcune squadre di poliziotti antisommossa. E in aggiunta molti poliziotti in borghese non difficilmente riconoscibili. Gli slogan gridati sono stati: "Libertà per tutti i prigionieri politici", "Viva la solidarietà internazionale" e "Solidarietà significa resistenza - combattere il fascismo in ogni paese".

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All'inizio del processo i prigionieri hanno rifiutato di entrare nell’aula perché uno dei prigionieri era stato arbitrariamente costretto a spogliarsi. Hanno chiesto una dichiarazione da parte del giudice su questa misura degradante. In un rapporto realizzato da Bayrischer Rundfunk (Radio bavarese) si può vedere come i detenuti in seguito sono entrati nell’aula: pugno alzato e accolti da applausi e saluti militanti dai balconi. Quindi il morale rivoluzionario dei compagni sembra essere eccellente. Proprio all'inizio del processo il pubblico ministero tedesco mette le cose in chiaro rispetto alla norma tedesca: "Qui siamo in Germania e qui si parla tedesco!" Alle 3:30 circa è terminato il primo giorno del processo contro i compagni. La prima giornata è stata caratterizzata da tecnicismi, come nella migliore tradizione della burocrazia tedesca. La lettura dei capi d’accusa e così via. Sulla strada di casa c'era lo stesso "spettacolo" di cantieri e ingorghi, ma la sensazione che avevo era buona. Un segno distintivo dello stare insieme con molti compagni in lotta per la libertà dei prigionieri politici e la prova di quanto sia efficace questo lavoro.

Halay in  mezzo al fango, buonumore
Sabato scorso stavo andando al concerto del Gruppo Yorum a Gladbeck. Anche questo evento è stato precedentemente colpito da una repressione massiccia da parte dello Stato tedesco. In realtà si doveva tenere su un'area di proprietà di una comunità Alevita, ma dopo le minacce da parte della polizia e dei servizi segreti interni tedeschi la comunità ha cancellato il suo sostegno alla prima esibizione all’area aperta del Gruppo Yorum in Germania. La giustificazione dei poliziotti era che la band supporta presumibilmente terroristi in Turchia. Così è stato chiaro fino alla fine in quali circostanze il concerto avrebbe avuto luogo. Ma i compagni hanno tenuto duro sottolineando che il concerto avrebbe avuto luogo e intensificando anche la loro mobilitazione. E così il concerto ha avuto luogo.
Purtroppo il tempo non è stato clemente e ancor prima dell'inizio c'erano prime piogge e temporali leggeri. Ma lo spirito militante dei visitatori non è stato schiacciato da questo e quindi c’è stato la prima danza Halay del giorno anche prima che il concerto iniziasse. Il concerto si è svolto sotto la stretta sorveglianza e il controllo dei poliziotti. Poliziotti antisommossa, blindati di sorveglianza quasi direttamente sotto il palcoscenico, poliziotti in borghese e piccole squadre di pattugliamento di polizia anti-sommossa nell'area del festival, un rigoroso controllo del volume (persino alcuni fascisti devono aver fatto la comparsa nelle vicinanze). Le hanno provate tutte, la provocazione cercata dalla polizia era onnipresente. Ma in quel giorno nessuno è caduto nella loro trappola.
Durante il concerto del Grup Yorum la gente ballava allegramente e l'umore era buono e da compagni, nonostante piovesse in continuazione e nonostante tutte le vessazioni dei poliziotti. Anche se io non sono un buon ballerino di Halay non è stato un problema per me partecipare, e rapidamente accanto a me mi sono trovato un nuovo partner di ballo che mi ha aiutato e si è complimentato non appena ho preso il giusto ritmo. Il tratto collettivo della danza tradizionale è stato appunto messo in evidenza ed è stato assolutamente chiaro il motivo per cui dovrebbe essere parte di una cultura rivoluzionaria. Immediatamente ho avuto davanti agli occhi le immagini di alcuni video dalla Turchia in cui i compagni ballano fianco a fianco e fanno il lavoro di propaganda tra barricate in fiamme durante una breve pausa nelle battaglie di strada con la polizia.Mentre si sentiva la canzone Bella Ciao c'è stata una fiammata improvvisa che ha  illuminato tutto e ciò ha sollevato l’umore ancora di più e per un breve momento è andata via anche la preoccupazione per la polizia. Una volta finita la canzone comunque un rappresentante del DKP (partito comunista tedesco) è salito sul palco e ha afferrato il microfono per denunciare in toni aspri il divieto.
Durante le pause dell’iniziativa culturale ci sono stati discorsi tenuti da diverse organizzazioni. A questo punto un compagno ha toccato un argomento che ho potuto notare anche il giorno prima a Monaco di Baviera.
Varie organizzazioni, principalmente di origine tedesca, insistono nei loro discorsi sul punto di vista che la repressione contro i rivoluzionari turchi è prima di tutto una interferenza con la politica interna dell'imperialismo tedesco da parte del governo turco e soprattutto di Erdogan. Essi si mostrano praticamente come difensori della "sovranità tedesca" nei confronti della Turchia. Come se la RFT, in quanto paese imperialista non avesse interesse a indebolire, opprimere e far deragliare il movimento rivoluzionario in Turchia. Ma gli imperialisti sempre tremano di paura davanti ai popoli rivoluzionari di tutto il mondo. A parte il fatto che sarebbe stato nuovo per me, se un paese semi-coloniale come la Turchia, che è dipendente dai paesi imperialisti avesse in qualche modo un'influenza rilevante sulla politica interna di un paese imperialista.

A mio parere nell’insieme il fine settimana ha avuto molto successo. È stato dimostrato che il movimento rivoluzionario in questo paese non si fa intimidire dalla repressione di chi governa, che siamo in grado di rispondere ad essa collettivamente e che la cultura rivoluzionaria non può essere proibita. Quando consideriamo l'acuirsi della situazione, sembra che sia indispensabile serrare i ranghi dei rivoluzionari contro la repressione e per la libertà dei prigionieri politici. Non solo nelle dichiarazioni, ma in solidarietà attiva nelle strade.
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