Sabato 2 luglio al CPA fi-sud una giornata di sport, dibattito,
aggregazione e solidarietà!
Il prossimo 4 luglio si svolgerà l'udienza di
appello per il processo riguardante i fatti di via della Scala del 2009, dopo
che in primo grado è stata emessa una condanna di otto mesi contro 11
antifascisti fiorentini per tentate lesioni. Ricordiamo i fatti: la mattina del
6 Novembre 2009 11 compagni vengono svegliati nel cuore della notte. Sono
accusati di aver tentato un assalto alla sede di Forza Nuova il 23 Maggio. Dopo
una inutile perquisizione alla ricerca di armi ed esplosivo, vengono portati
presso la Polizia Scientifica per l’identificazione e per il prelievo del dna.
Un presunta rissa, senza nessun contatto, diventa così il pretesto per provare a
intimidirli e per porre sotto sequestro materiale informatico di ogni tipo
ottenendo così spiarne la vita personale e l'attività politica.
La stessa
mattina un compagno viene arrestato, adducendo un presunto pericolo di fuga, e
gli viene poi contestata l'aggravante di terrorismo, utilizzando la nuova
definizione dell' art. 270 sexies del C.
P. introdotto dal Decreto Pisanu del
2005. Attraverso questo strumento l’attività politica e la solidarietà sociale
possono sempre diventare, a discrezione delle autorità, “condotta terroristica”,
com'è poi avvenuto ad esempio nei confronti dei militanti No Tav. Anche se poi
l'aggravante di terrorismo cade in giudizio, com'è successo per ora nel processo
fiorentino così come in quello torinese, resta chiaro il fatto che isolare e
criminalizzare i propri obiettivi con l'etichetta di “terrorista” è da decenni
un tassello fondamentale di una strategia repressiva complessiva, in cui
magistrati e polizia si muovono di concerto con i mezzi di comunicazione. Così
come è chiara la volontà di punire immediatamente i compagni attraverso la
carcerazione preventiva, che l'utilizzo di questi reati agevola e
legittima.
La realtà dei fatti di quella sera è ovviamente ben diversa.
Tanti compagni sono accorsi in soccorso di una ragazza accerchiata da dieci
nazisti che giravano beatamente per il centro storico armati di catene e
bastoni, dopo aver aggredito un giovane che usciva da un concerto. Le
testimonianze spontanee che confermavano la verità dei fatti sono state ignorate
e, come è successo in tanti altri casi, a finire condannati sono stati gli
antifascisti.
Non è certo una novità che la giustizia dei tribunali e la
polizia siano conniventi con i fascisti. Basti rammentare quanto è accaduto dopo
la strage di piazza Dalmazia, quando l'inchiesta è stata insabbiata e Casseri
liquidato come se fosse un pazzo. Piuttosto vogliamo sottolineare la continuità
con le più recenti ondate repressive, che hanno colpito gli antifascisti a
seguito del corteo del 16 novembre 2013 e del presidio delle Piagge del 6
dicembre 2014, così come la relazione con il processo contro il movimento
fiorentino, che andrà a sentenza nei prossimi mesi, in cui ad essere colpite
sono state anche le manifestazioni di solidarietà con gli imputati di via della
Scala. E vogliamo ricordare anche le condanne in appello che hanno colpito pochi
giorni fa 8 compagni per aver contestato nel 2009 la presenza di Forza Nuova a
Rignano.
In uno scenario di crisi sempre più profonda, di fronte al
moltiplicarsi delle tendenze verso la guerra, per la borghesia europea l'arma
della repressione diventa sempre più importante: occorre colpire subito chi si
oppone alle politiche antipopolari, ai licenziamenti, ai tagli, alle spese
militari, alle opere inutili come il Tav o gli inceneritori, cercando di
dividere tra “buoni” e “cattivi”, per evitare che possa organizzarsi e radicarsi
una opposizione sociale reale. E occorre colpire subito chi si oppone alla
presenza dei fascisti, alla loro propaganda razzista, che altro non fa che
rilanciare la spinta reazionaria e guerrafondaia dei governi, ed è quindi
pienamente funzionale ai loro piani.
Lo sviluppo di un apparato
repressivo sempre più articolato va di pari passo con l'accentramento dei poteri
nelle mani degli apparati esecutivi, nazionali e comunitari, con la restrizione
delle libertà individuali, sindacali e politiche, con lo svuotamento delle
istanze rappresentative a tutti i livelli. Quanto succede in queste settimane in
Francia, dove vediamo il governo impiegare a piene mani gli strumenti repressivi
dello “stato di emergenza” per colpire la protesta sindacale e studentesca
contro la legge el Khomri, equivalente francese del Job Act, riassume molto bene
i termini dello scontro in atto.
Per questo riteniamo che la repressione
debba essere vista come un fronte di lotta fondamentale, e la solidarietà come
l'elemento centrale di questa lotta. E che sempre di più debbano legarsi l'un
l'altro i diversi fronti, contro la guerra, contro lo sfruttamento e la
repressione sui posti di lavoro, contro le devastazioni ambientali, contro la
repressione e il carcere, contro la limitazione dei diritti civili e politici,
contro le riforme costituzionali autoritarie. Perciò a tutti coloro che si
sentono impegnati su questi fronti rilanciamo le ragioni della solidarietà
militante verso i compagni che vengono oggi colpiti per il loro antifascismo, e
soprattutto la necessità di manifestare questa solidarietà nelle
strade.
L'antifascismo non si processa!
Firenze Antifascista
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