Processo Tamoil, 3 anni a
manager Assolti invece gli altri 4 imputati
Colpo di scena al processo con rito abbreviato per il
caso di inquinamento della raffineria Tamoil a Cremona. Caduta l’accusa di
avvelenamento
di Gilberto Bazoli
Colpo di scena al processo d’appello, celebrato con
rito abbreviato a Brescia, per l’inquinamento provocato dalla Tamoil, la
raffineria (ora chiusa e trasformata in semplice deposito) alle porte di
Cremona. È stato condannato, a 3 anni, un solo manager del gruppo libico: Enrico
Gilberti, per il quale è caduta l’accusa di avvelenamento delle acque mentre è
rimasta quella di disastro colposo. Sono invece stati assolti gli altri
imputati: Giuliano Guerrino Billi, Mohamed Salch Abulaiha, Pierluigi Colombo e
Ness Yammine. Il pm aveva chiesto pene
severe: 8 anni e 4
mesi di reclusione per Gilberti, 7 anni e 4 mesi per Guerrini Billi, 7 anni e 2
mesi ciascuno per Colombo e Abulaiha, 7 anni e 1 mese per Yammine, l’unico che
era stato scagionato anche in primo grado. Sono invece stati confermati i
risarcimenti per le parti civili, compresi il Comune di Cremona, al quale andrà
un milione di euro, e Legambiente. La sentenza è stata emessa dopo circa 8 ore
di camera di consiglio. Dalla raffineria sono fuoriusciti nel corso degli anni
una grande quantità di idrocarburi che hanno contaminato, oltre ai terreni
dello stabilimento, le aree delle società canottieri (Flora, Bissolati,
Dopolavoro ferroviario), tutte molto frequentate, che sorgono nella zona
dell’impianto e vicino al Po.
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